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Ciclismo

Giro d’Italia 2022, Domenico Pozzovivo commovente! Si carica l’Italia sulle spalle a quasi 40 anni: show sul Blockhaus dopo i tanti infortuni

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30 novembre 1982. Recita così la carta d’identità di Domenico Pozzovivo sotto la voce “data di nascita”. Tra sei mesi gli anni del lucano saranno 40, un’età in cui è quanto meno fisiologico che un ciclista, per giunta uno scalatore, possa perdere colpi. Ma questo Pozzovivo sembra non saperlo, o quanto meno non gli interessa ed oggi sul Blockhaus ha dato ancora una volta riprova del suo immenso cuore, oltre che della forse sottovalutata qualità.

Una tappa durissima quella da Isernia al Blockhaus, oltre 5000 metri di dislivello, strada che ha iniziato a salire praticamente dal km 0 e gran finale con doppia scalata al monte abruzzese da due versanti differenti. Quando la INEOS ha iniziato a tirare sfoggiando nell’ordine uomini come Jonathan Castroviejo, Jonathan Narvaez, Pavel Sivakov e Richie Porte, il gruppo ha iniziato a perdere elementi ad ogni chilometro, incapaci di mantenere quell’andatura.

Date le premesse, le speranza dei tifosi italiani, per quanto fioche, erano puntate interamente su Giulio Ciccone, abruzzese e migliore degli italiani sull’Etna. Il corridore della Trek si è invece staccato subito, così come molti altri scalatori, mentre Domenico Pozzovivo ed in parte anche un altro “vecchietto” come Vincenzo Nibali sono riusciti a tenere le ruote.

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Nel finale il lucano è rimasto con i migliori in assoluto, in un gruppetto da sei che comprendeva corridori del calibro di Richard Carapaz, Mikel Landa, Joao Almeida, Romain Bardet e Jai Hindley. Pozzovivo ha avuto anche una piccola occasione di allungare, ma un po’ l’attenzione di Landa, un po’ forse le energie che iniziavano a cedere, non è riuscito a fare la differenza. Nella volata a sei, inevitabilmente è arrivato sesto, ma questo non deve togliere nulla ad una prestazione brillante, di testa, di cuore e di gambe di un corridore che, ancora una volta, ha dimostrato che niente è in grado di abbatterlo, né l’età, né gli infortuni, né la freschezza di avversari dieci, quindici anni più giovani di lui.

Foto: LaPresse