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MotoGP, Enea Bastianini può vincere il Mondiale? Il sogno iridato di un team satellite con moto 2021 è solo utopia?

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Enea Bastianini è il sorprendente battistrada del Mondiale di MotoGP dopo le prime due gare stagionali. Il ventiquattrenne riminese si è clamorosamente imposto in Qatar, classificandosi poi undicesimo nella tormentata tappa indonesiana. Cinque punti sufficienti però per difendere la prima posizione nella classifica iridata. Il successo di Lusail, arrivato in sella a una Ducati dello scorso anno, ha indiscutibilmente fatto scalpore, così come la splendida rimonta dalle retrovie inscenata a Mandalika. La domanda sorge quindi spontanea. Può la Bestia laurearsi Campione del Mondo 2022 pur gareggiando su una moto 2021 inserita in un contesto non ufficiale?

Bisogna innanzitutto sottolineare come la nozione di “team privato” sia radicalmente cambiata rispetto al passato. Non a caso negli ultimi anni è nato il concetto di “team satellite”. Basta guardare a Pramac per comprendere la differenza. La struttura diretta da Claudio Calabresi è a tutti gli effetti un prolungamento del Factory Team Ducati, tanto da avere a disposizione due moto identiche a quelle della squadra interna. Inoltre diversi tecnici che lavorano nei team affiliati sono uomini della Casa Madre. L’attuale Team Gresini non è quindi da considerarsi un’entità di secondo piano, anche perché non va dimenticato come sino allo scorso anno abbia gestito in esclusiva le RS-GP di Noale, agendo quale factory team di fatto dell’Aprilia. Professionalità, capacità e know-how della struttura fondata dal compianto Fausto e oggi guidata dalla moglie Nadia non sono quindi secondi a nessuno.

In tempi recenti abbiamo peraltro visto piloti di squadre satellite rendere tanto quanto, se non più, degli ufficiali. Un esempio lampante è il 2020, stagione durante la quale ben 8 GP su 14 sono stati conquistati da team affiliati (Yamaha Petronas e Ktm Tech 3). Vero, nel 2021 le strutture interne hanno sovrastato quelle esterne per 17 successi a 1, ma ormai è la normalità vedere piloti “indipendenti” in piena bagarre con quelli dei factory team. In linea teorica pensare di vedere una squadra satellite laurearsi Campione del Mondo non è dunque utopia. Dopotutto nel 2020 Fabio Quartararo e Franco Morbidelli sono entrambi arrivati vicini all’obiettivo. Se il primo fosse stato più concreto e il secondo più fortunato, una squadra non ufficiale avrebbe davvero arpionato l’Iride. Servono, però, le giuste condizioni e circostanze favorevoli.

Stabilito che correre al di fuori del Factory Team non è un grosso handicap, per Bastianini dovrebbe però esserlo gareggiare con una moto 2021, vecchia quindi di un anno. Questa dinamica può essere un vantaggio nella fase iniziale della stagione, perché il riminese dispone di uno strumento rodato e già sviluppato al massimo quando tanti avversari montano in sella a mezzi più evoluti, ma anche più acerbi. Però prima o poi le armi di cui dispongono i factory team diventeranno sempre più affilate ed efficaci, costringendo in perenne difesa chi dispone di residuati dello scorso anno.

Insomma, non è utopistico pensare a un team satellite in grado di vincere il Mondiale di per sé, ma lo è se guardiamo alla situazione di Enea. La Ducati GP21 alla lunga pagherà dazio rispetto alla Ducati GP22 e a tutte le altre concorrenti più moderne. Sarebbe una favola, che però non ha alcun precedente.

L’ultimo pilota esterno al factory team capace di agguantare l’Iride è stato Valentino Rossi nell’ormai lontano 2001, stagione conclusiva della 500cc a due tempi. Attenzione però, perché il Dottore aveva a disposizione una NSR ufficiale a tutti gli effetti, gestita da una struttura creata ad hoc e curata da Jeremy Burgess, già capo meccanico di Freddie Spencer, Wayne Gardner e Mick Doohan. Insomma, il fuoriclasse di Tavullia si trovava in un contesto simile all’attuale Pramac. Anzi, la sinergia con HRC era probabilmente ancora più forte di quella tra il team di matrice toscana e la Casa di Borgo Panigale.

Non si può neppure scomodare quanto accaduto tra fine anni ’80 e inizio anni ‘90, quando squadre formalmente “indipendenti” vincevano Mondiali a raffica. Parliamo del Team Agostini prima e del Team Roberts poi, che gestivano in maniera “privata” moto fornite dalla Yamaha, battendo spesso e volentieri le Honda e le Suzuki. In realtà la Casa di Iwata appaltava i propri gioielli a queste strutture, peraltro rimpinzate dai dollari di uno sponsor colossale come Marlboro, senza impegnarsi direttamente. Erano quindi Factory Team in maschera, un po’ come Gresini con Aprilia sino al 2021.

Ricapitolando, vedere Bastianini Campione del Mondo di MotoGP 2022 rappresenta solo una meravigliosa fantasia. Il riminese gioca invece un’altra partita, decisamente più concreta. L’obiettivo è quello di guadagnarsi una Ducati GP23 per la prossima stagione. Sia essa nella squadra ufficiale, nel team Pramac o, perché no, sempre seguito dal fido Alberto Giribuola in Gresini, ma con un mezzo analogo a quello delle future punte della Casa di Borgo Panigale.

Foto: MotoGPpress.com