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Volley, troppi stranieri in Italia? Fefé De Giorgi ha ragione: più spazio ai giovani italiani. Ma le squadre di SuperLega…

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Gli stranieri nella pallavolo sono importantissimi, ma non bisogna esagerare. Oggi ci sono quattro stranieri su sei in campo, io li ridurrei. Bisognerebbe prendere gli stranieri bravi, ma lasciare spazio ai nostri giovani“. Sono le parole sacrosante pronunciate da Fefé De Giorgi, CT della Nazionale Italiana di volley maschile, in occasione della festa organizzata per celebrare i 75 anni dell’Ussi a Genova. Il tecnico pugliese, che un paio di mesi fa ha trascinato gli azzurri verso il trionfo agli Europei, alla sua prima presenza sulla panchina tricolore, ha detto in maniera chiara quello che stiamo sostenendo da anni: troppe squadre della SuperLega sono infarcite di stranieri non fenomenali, a cui siamo convinti che molti giovani italiani (da svezzare, sia chiaro) non abbiano così tanto da invidiare.

I fuoriclasse devono assolutamente esserci, danno lustro al campionato, permettono alle società di essere competitive in campo internazionale, assicurano al torneo di crescere e stimolano i giovani a progredire. Ma parliamo di stelle e attori di primissima fascia. Il regolamento obbliga a fare giocare contemporaneamente tre italiani, ma spesso uno di questi è il libero e negli altri ruoli c’è spesso penuria di azzurri. Basti guardare quello che sta succedendo con gli opposti: soltanto il veterano Giulio Sabbi (a Taranto) e Giulio Pinali (a Trento, ma anche a causa dell’infortunio del martello Alessandro Michieletto) sono stati titolari nell’ultimo turno di SuperLega.

Passare dall’obbligo di tre italiani in campo a quattro? Possibile soluzione. Convincere le squadre a usare più giovani e contribuire alla crescita anche in ottica Nazionale (che dà una visibilità enorme al movimento, basta guardare i dati)? Una strada non semplice. Gli azzurri hanno vinto gli ultimi Europei dimostrando di avere grande classe e con l’età media più giovane dell’intero torneo. Il ricambio generazionale è stato definitivamente lanciato per merito di Fefé De Giorgi e bisogna assolutamente continuare su questa lunghezza d’onda, anche perché sembra abbastanza evidente che non si debba invidiare niente a nessuno (ripetiamo: escludiamo dal discorso i fenomeni assoluti di livello internazionale).

Anche perché fino a due anni fa si temeva di non avere schiacciatori, poi è stato dato spazio graduale ad Alessandro Michieletto e Daniele Lavia. I risultati sono sotto gli occhi di tutti… Il CT è tornato anche sugli Europei: “Niente di magico. Valori e la maglia azzurra sono diventati un tema centrale. La cosa particolare è stata il cambio generazionale ed il poco tempo a disposizione. Abbiamo avuto 8 esordienti, eravamo la squadra più giovane del torneo, e 10 giorni di preparazione. L’urlo ‘noi Italia’ lo hanno scelto i ragazzi. Due parole fondamentali perché il Noi ricorda che stiamo facendo un lavoro insieme, e poi c’è l’Italia, ovvero l’orgoglio di rappresentare la propria Nazione“.

Foto: CEV