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Biathlon, Lisa Vittozzi cerca il modo di mettere tra parentesi gli ultimi due anni per tornare a cavalcare verso l’empireo

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A volte lo sport, così come la vita, prende sentieri imprevedibili. Torniamo al marzo 2019, quando Lisa Vittozzi era a tutti gli effetti “the next big thing” del biathlon femminile. Anzi, quel “next” sembrava ormai prossimo a venire cancellato, perché la veneta di scuola friulana appariva lanciata in una cavalcata inarrestabile. Esordio in Coppa del Mondo, con tanto di piazzamento in zona punti, a 19 anni. Medaglia iridata in staffetta a 20 anni. Primo podio nel massimo circuito a 22 anni. Medaglia olimpica nella staffetta mista a 23 anni. Prime vittorie, medaglia d’argento individuale iridata e pettorale giallo a 24 anni. Certo, la Sfera di cristallo 2018-2019 fu persa sul filo di lana in favore della compagna di squadra Dorothea Wierer, ma Lisa pareva pronta a issarsi in cima al mondo. Già si speculava su quante gare e quanti podi avrebbe potuto raccogliere nell’arco di una carriera che, in quel momento, si prospettava come quella di una delle migliori di tutti i tempi.

Rientriamo nel presente, novembre 2021. Sono passati 2 anni e 8 mesi da quella primavera 2019 in cui nessuno avrebbe mai immaginato come, da lì a poco, il mondo sarebbe stato sconvolto da una pandemia. Allo stesso modo, nessuna persona sana di mente avrebbe scommesso un euro sul fatto che il palmares di Vittozzi non cambiasse di una virgola nei successivi due inverni. Certo, sono arrivati occasionali podi in Coppa del Mondo e un’altra medaglia iridata con la staffetta mista, ma niente in grado di lanciare la sappadina nell’empireo della disciplina. Anzi, la regressione è stata marcata. Cos’è successo? Semplicemente, si è rotto qualcosa.

Basta guardare alla precisione a terra nelle gare individuali di carattere internazionale per rendersi conto di quale sia il problema. 86,7% nel 2016-17; 86,1% nel 2017-18; 83,6% nel 2018-19; 78,8% nel 2019-20; 70,5% nel 2020-21. Peraltro, la percentuale a terra del 2018-19 va declinata. Quell’83,6% è figlio di un 86,7% fino ai Mondiali compresi e un 53,3% nelle due gare successive! Insomma, après Östersund 2019, le déluge perché un’atleta stabile sull’86% nel prone shooting è sprofondata. Il crollo della precisione, però, è il sintomo di un malessere più profondo.

Ormai è risaputo, e lo ha detto Lisa stessa in una famosa intervista televisiva del febbraio 2020, come non sia stato digerito il fatto di vedere Wierer, rivale diretta per la conquista della Sfera di cristallo, riposare durante la staffetta iridata del 16 marzo 2019 a causa di una (presunta?) indisposizione intestinale, salvo poi vincere la medaglia d’oro nella mass start del giorno dopo. Un malanno evidentemente ritenuto “politico” per guadagnarsi una giornata di riposo extra in vista di una competizione cruciale anche nella corsa alla Coppa del Mondo. Da lì, Vittozzi non è più stata la stessa, se non a momenti.

Qualunque sia la verità, ciò che è stato è stato, non si può cambiare e va, quindi, accettato come dato di fatto. In quel 2019 Wierer ha vinto un oro mondiale e la classifica generale, facendo ancora meglio nel 2020, quando a una nuova Sfera di cristallo ha aggiunto ben due ori iridati, peraltro sulle nevi di casa di Anterselva. La sappadina, invece, si è dovuta accontentare di qualche saltuario risultato di rilievo, senza però mai veramente lasciare il segno. Ora, però, è giunto il momento di prendere un grosso pennarello indelebile e disegnare due parentesi. La prima, convessa verso sinistra, va idealmente collocata il 15 marzo 2019, il giorno prima della staffetta di Östersund. La seconda, convessa verso destra, posta invece al 22 marzo 2021, il giorno dopo la fine dell’inverno 2020-21.

Già, perché questi due anni e una settimana devono e possono rappresentare una parentesi opaca all’interno di una carriera fulgida. Lisa in primavera ha chiesto e ottenuto di potersi allenare con un tecnico di propria fiducia. Si tratta di un passaggio fondamentale per ridarle serenità e depurarne l’animo. Può Vittozzi rimontare in sella e riprendere quella rincorsa alle più grandi di sempre del biathlon? Le qualità ci sono tutte. Se così fosse, allora l’Italia avrebbe una seconda donna in grado di salire sul podio in ogni singola gara, con la consapevolezza che il meglio potrebbe arrivare negli anni a venire.

Foto: La Presse