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US Open, Jannik Sinner non ancora al livello dei super big. Cosa manca: il servizio lacuna più evidente

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Dettagli. La sconfitta di Jannik Sinner negli ottavi di finale degli US Open contro Alexander Zverev si spiega così. Una premessa è d’obbligo: il ko di Jannik contro il tedesco è nella normalità delle cose. Lo status di giocatore maturo acquisito da Sascha e la serie di quindici vittorie consecutive dal ko di Wimbledon, prendendosi anche la soddisfazione di battere Novak Djokovic (n.1 del mondo) alle Olimpiadi, sono fattori che non si possono escludere nell’analisi.

Sinner, dunque, non è ancora al livello dei super big essendo ancora in una fase di costruzione del proprio tennis. Gli addetti ai lavori lo sanno: quando si cerca di cambiare un po’ lo “spartito”, c’è bisogno di tempo per rendere automatici meccanismi che non lo sono. E’ il caso del servizio: l’azzurro sta lavorando molto su questo fondamentale e la velocità della prima palla non è per nulla male. Il problema vero, al momento, risiede nella seconda in battuta, troppo “morbida” (velocità media della seconda: 104 mph di Zverev vs 88 mph di Sinner) e nella capacità di variare il colpo. In altre parole, è ancora di facile lettura per i rivali più qualificati.

Cosa comporta? La mancanza di “punti gratuiti”, costringendolo sempre a scambi non semplici per ottenere il quindici tanto agognato. Nel caso specifico, Zverev ha ottenuto 111 punti e Jannik 102, non una distanza enorme nel computo totale. Essendo poi una situazione “work in progress” e pensando un po’ troppo all’esecuzione del colpo, si commettono degli errori gratuiti sanguinosi, come quanto accaduto a rete in alcune circostanze e con un dritto messo fuori da posizione favorevole che sarebbe valso il terzo set.

Con i se e con i ma non si fa la storia, ma Sinner chiaramente deve continuare a lavorare per ambire all’elite, essendo n.14 del mondo (virtuale) e n.10 dell’ATP Race. Buon lavoro Jannik!

Foto: LaPresse

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