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Wimbledon 2021, Barty e Pliskova nella finale femminile: due stili diversi, stesse grandi motivazioni

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Ultimi due giorni per l’edizione numero 134 di Wimbledon e, come sempre, sarà la finale femminile ad aprire le danze. Dopo due lunghe settimane abbiamo le due giocatrici che si giocheranno il Rosewater Dish, Ashleigh Barty e Karolina Pliskova. La prima e l’ottava testa di serie del tabellone, che in qualunque universo sarebbe una finale pronosticabile, quasi scontata, ma non nel tennis femminile. Un paio di dati: l’ultima finale Slam fra due top10 del seeding risale agli Australian Open 2019, tra Naomi Osaka (4) e Petra Kvitova (8), praticamente nove tornei fa; e bisogna fare un salto indietro di un anno per l’ultima volta in cui abbiamo visto la prima favorita vincere il torneo, al Roland Garros vinto da Simona Halep.

Invece quest’oggi avremo una partita tra due delle giocatrici considerate migliori nel circuito, già abituate a queste ‘altezze’. La Barty è in questo momento la tecnicamente più completa in circolazione grazie alle sue traiettorie di dritto mancino, ma per un motivo o per un altro in molti hanno dubitato della sua classifica che la piazza al numero 1 al mondo. Eppure un Roland Garros lo ha già vinto due anni fa, ma la sua scelta di non vedere il campo nel 2020 a causa della pandemia di Covid-19 e di usufruire della classifica congelata non ha deposto a suo favore. Ora è arrivato l’ennesimo schiaffo del 2021, questo bello convinto, ai suoi detrattori, con il sogno di emulare Evonne Goolagong, ultima oceanica a trionfare a Londra nel lontano 1980.

Dall’altra parte, Karolina Pliskova, che a confronto della Barty, brava a superare due vincitrici Slam come Barbora Krejcikova e Angelique Kerber, ha avuto un tabellone assai comodo fino alle semifinali, non incontrando teste di serie fino al confronto dell’altroieri con Aryna Sabalenka. La ceca è riuscita a disinnescare il servizio della numero 2 del tabellone, confermandosi come una giocatrice capace di essere competitiva su ogni campo: non è un caso che con questa campagna londinese abbia concluso la collezione di penultimi atti dello Slam. Ma è sempre mancato qualcosa per farle fare lo step successivo, da giocatrice forte a seria minaccia per i grandi tornei: quest’oggi è la grande occasione della sua carriera.

Guardando ai precedenti, è la Barty a partire favorita. Cinque vittorie in sette incontri, con il più recente che risale allo scorso aprile: l’oceanica si impose per 7-5 al terzo set. La numero 1 al mondo ha vinto anche l’unica finale disputata fra le due, risalente a Miami 2019, in cui sorprese la ceca per 7-6 6-3. Per dei confronti sull’erba bisogna scavare fino alle prime sfide in carriera: nel loro primo incontro in assoluto, risalente al Challenger di Nottingham nel lontano 2012, fu l’australiana a prevalere al terzo set, mentre quattro anni dopo, sempre nella cittadina inglese ma con il torneo entrato nel circuito WTA, fu la Pliskova ad imporsi con un doppio 7-6. Ma quest’oggi tutti questi numeri non conteranno: sarà la motivazione più forte a spingere alla vittoria la tecnica dell’australiana o la forza dell’esteuropea.

Foto: LaPresse

 

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