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Ciclismo

Tour de France, sfida Carapaz-Vingegaard per il secondo posto: chi è migliore a cronometro?

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Tadej Pogacar ha ammazzato il Tour de France da tempo. In giallo sin dal termine dell’ottava tappa, lo sloveno ha messo tra sé e gli avversari un distacco consistente già nella prima cronometro con arrivo a Laval Espace Mayenne per poi ampliarlo enormemente con la sua meravigliosa azione verso Le-Grand Bornand, dando ulteriori dimostrazioni di forza in ogni tappa di montagna. Così, ad emozionarci in questa Grande Boucle, è rimasta la lotta al secondo posto tra Richard Carapaz e Jonas Vingegaard.

Il primo, uno dei possibili rivali del fenomeno sloveno arrivato con una Ineos in versione All-Star, ma che nonostante tutto non è riuscito ad impensierirlo fino in fondo; il secondo invece, partito per poter fare il luogotenente a Primoz Roglic ma che ha indossato elegantemente i vestiti da capitano, indossandoli anche piuttosto bene. Il danese occupa il gradino di mezzo del podio a 345 chilometri da Parigi, con sei secondi di vantaggio sul vincitore del Giro d’Italia 2019; a decidere il tutto sarà la cronometro fra Libourne a Saint-Emilion.

Trenta chilometri non propriamente pianeggianti, con qualche piccolo saliscendi, ma è sicuramente un percorso che favorisce gli specialisti delle prove contro il tempo. E di conseguenza, anche Vingegaard: il danese della Jumbo-Visma ha già dato una bella lezione a Carapaz nella quinta tappa, arrivando terzo dietro Pogacar e Stefan Kung e rifilando un minuto e diciassette secondi all’ecuadoriano. Ma in generale, il ragazzo di Hillerslev vanta un’affinità maggiore con la specialità.

Anche nell’altro precedente del 2021 il leader della Ineos ha preso una bastonata non indifferente: nella cronometro di Bilbao, apertura dell’ultimo Giro dei Paesi Baschi, Carapaz ha chiuso ventunesimo con ventisette secondi di ritardo in nemmeno quattordici chilometri rispetto al suo avversario per il secondo posto al Tour, una media vicinissima ai due secondi a chilometro. Sulla carta dunque Vingegaard parte nettamente avanti all’ecuadoriano, ma a fine di una corsa di tre settimane bisogna contare anche le capacità di recupero e le energie rimaste, fattore non trascurabile nella corsa al gradino di mezzo del podio della Grande Boucle.

Foto: LaPresse

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