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British Open 2021, il percorso ai raggi X. Tutto il fascino del Royal St. George

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La 149esima edizione del British Open è finalmente arrivata. Dopo due anni di astinenza il più grande torneo europeo del golf si ripresenta in tutto il proprio fascino allo storico Royal St. George (Sandwich, Inghilterra), un par 70 di 7,189 yards totali considerato uno dei percorsi di link più impegnativi e spettacolari al mondo.

Il club è stato fondato nel lontano 1887 con intenzione del suo fondatore, il dottor William Laidlaw Purves, di diventare il grande rivale di St Andrew’s nel sud dell’Inghilterra, e ha di fatto occupato un posto unico nella storia del golf, poiché fu qui nel 1894 che l’Open Championship fu giocato per la prima volta al di fuori della Scozia. In totale questo major è stato ospitato per ben 14 volte a St. George, più di qualsiasi altro campo non scozzese, e quella del 2021 rappresenta dunque la tappa numero 15.

IL PERCORSO del ROYAL ST. GEORGE BUCA PER BUCA

Buca 1 – Par 4 – 445 Yards
La buca di apertura del Royal St George è una delle tante sul campo che ha mantenuto il suo design originale del 1887. Un par 4 impegnativo che inizia con un driver a scavalcare una profonda depressione come “the Kitchen”. Un trio di bunker si estendono lungo la parte anteriore del green per divorare eventuali colpi di avvicinamento che arrivano corti e a sinistra, mentre la superficie del putting si inclina da davanti a dietro. Tiger Woods è famoso per aver iniziato con un sette su questa buca nel Championship del 2003 dopo aver perso il suo tee shot, mentre Jerry Kelly ha segnato un 11 nel 1993.

Buca 2 – Par 4 – 421 Yards
Conosciuto come “Hogsback”, spazia da destra a sinistra, con due trappole di sabbia in agguato all’angolo del dogleg. Una volta evitati i fuori limite dal tee, giocando in sicurezza a destra o sorvolandolo, i giocatori devono affrontare un approccio relativamente semplice. Molti prenderanno di mira la parte anteriore del green per lasciarsi un putt in salita più facile.

Buca 3 – Par 3 – 239 Yards
Uno dei due lunghi par 3 del Royal St George’s, insieme alla 11, un duro test verso un green a due livelli di notevoli dimensioni. E’ in questa buca che è presente l’unico albero che si trova al Royal St George, un prugnolo rachitico a destra del green.

Buca 4 – Par 4 – 491 Yards
Evitare il bunker spettacolarmente alto chiamato “Himalaya” è la prima priorità dal tee di quella che è una delle buche più difficili di Royal St George. Coloro che superano la grande duna atterreranno su un’area pianeggiante del fairway nota come “Campi Elisi“. Il green è tagliato ad angolo e i giocatori devono evitare di superarlo, con i pali del fuori limite che sono posizionati pericolosamente vicino al bordo posteriore.

Buca 5 – Par 4 – 422 iarde
Una prima vista del mare è offerta da questo tee, dove i giocatori devono decidere su quale parte puntare del fairway, diviso in due. Più audace la zona sinistra, dove serve volare oltre 300 metri sopra bunker, dune e rough, con l’obiettivo di lasciarsi un breve approccio verso un green non protetto. Più sicuro il lato destro, raggiungibile con un ferro, che spesso porta a un risultato ugualmente redditizio.

Buca 6 – Par 3 – 174 iarde
Un iconico par 3 con quattro bunker che circondano un lungo green a due livelli. Soprannominata “the Maiden”, prende il nome dalla duna torreggiante a sinistra della superficie del putting. La posizione originale del tee comportava un primo colpo alla cieca sopra la duna, ma con la nuova collocazione il compito è meno arduo, come dimostra la buca in uno registrata da Tom Watson nel 2011.

Buca 7 – Par 5 – 566 Yards
Uno dei due soli par 5 del Royal St George, lo “Strath” offre una gradita opportunità per migliorare il punteggio. Un sacco di eagle sono stati messi a segno alla 7 nei precedenti Open, anche se non è una buca priva di sfide. La cresta di una collina nasconde il fairway dalla vista dal tee, mentre tre bunker dai bordi ripidi proteggono il green e minacciano di punire eventuali colpi di avvicinamento errati.

Buca 8 – Par 4 – 450 Yards
Dopo la tregua della 7 arriva “Ade”, tradizionalmente la buca più difficile del Royal St George. Originariamente era un par 3 ma è stata ricostruita e allungata come parte delle modifiche al percorso che hanno preceduto il ritorno dell’Open nel 1981. I tee devono essere tenuti a sinistra per evitare due bunker abilmente piazzati, poi la precisione è essenziale anche con l’approccio verso un green incastonato tra le dune e protetto da due bunker frontali.

Buca 9 – Par 4 – 412 Yards
Il secondo colpo è fondamentale in questo par 4 noto come “Corsets”, che è cambiato notevolmente nel corso degli anni e veniva giocato lungo la cresta a destra dell’attuale fairway. Qualsiasi approccio mancato a sinistra corre il rischio di trovare due bunker profondi. Anche posizionarsi nella parte giusta del verde è importante, data la natura ondulata della superficie.

Buca 10 – Par 4 – 415 Yards
Proprio come la buca precedente anche la 10 richiede un approccio preciso, con un green elevato su cui è difficile fermare la palla perché pende molto su tutti i lati. Le pendenze sono davvero diaboliche e la probabilità di finire nei guai se non si è precisi è molto elevata nonostante la corta distanza complessiva.

Buca 11 – Par 3 – 238 Yards
Originariamente giocato come par 4, quindi la lunghezza rappresenta una sfida significativa, in particolare in una giornata ventosa. Cinque bunker circondano il green, con i tre a sinistra che possono essere regolarmente centrati per la presenza di un pendio da destra a sinistra. Qualsiasi giocatore mira a portare a casa il par e andare avanti.

Buca 12 – Par 4 – 379 Yards
I colpi bassi bump and run sono spesso usati per cercare ricompense extra sui par 4 raggiungibili dei percorsi links, ma qui è improbabile che la strategia possa funzionare a causa dei cinque bunker posizionati davanti al green e dell’enorme crinale che attraversa il fairway. Tuttavia, questa buca resta il par 4 più corto di Royal St George e i giocatori possono permettersi di prendere un ferro dal tee e avere ancora un colpo molto corto in mano per l’approccio.

Buca 13 – Par 4 – 456 Yards
Il difficile tratto finale inizia con “Princes”, un lungo par 4 in discesa fino a un green adiacente alla vecchia club house del Prince’s Golf Club, luogo che a sua volta ha ospitato l’Open nel 1932. Trovare lo stretto fairway non è facile, con quattro bunker in attesa di acchiappare i colpi leggermente fuori linea (uno dei quali è stato creato da una bomba sganciata durante la Seconda Guerra Mondiale). Nell’approccio al green è necessaria cautela, chiunque lo oltrepassi corre il rischio di finire fuori limite.

Buca 14 – Par 5 – 547 Yards
I par 5 rappresentano spesso le migliori opportunità per raccogliere colpi, ma la 14° al Royal St George fa da eccezione. Questa buca è stata responsabile di tre delle otto medie di punteggio su un par 5 più alte al The Open dal 1982, spesso addirittura sopra par. I limiti a destra sono un chiaro pericolo e più in generale il margine d’errore è ridottissimo se si vuole avere chance. La buca è chiamata “Canale di Suez” a causa del fosso che attraversa il fairway a circa 330 yards dal tee.

Buca 15 – Par 4 – 496 Yards
Anche qui evitare le trappole di sabbia è tutt’altro che semplice. Cinque bunker sono in gioco dal tee, con altri tre posizionati davanti al green in questo questo lungo par quattro. Chiunque manchi il green a sinistra in questo lungo par 4 potrebbe affrontare una situazione difficile di scrambling, un tiro impegnativo sotto sponda.

Buca 16 – Par 3 – 162 Yards
Il par 3 divenuto famoso per aver catturato il danese Thomas Bjorn nel 2003, quando perse le sue chance di vittoria finendo e restando per due colpi consecutivi nel bunker a destra del putting green, uno dei sette messi a proteggerlo.

Buca 17 – Par 4 – 426 Yards
La penultima buca è un dolce dog leg da destra a sinistra che presenta un fairway pieno di gobbe. Il controllo della distanza è cruciale con il secondo colpo in quanto gli approcci corti torneranno tutti indietro, mentre chi va lungo avrà un difficile compito per salvare il par con l’up & down. In più, i bunker si nascondono sia a sinistra che a destra, il che significa che non c’è davvero alcun margine di errore quando ci si avvicina al green.

Buca 18 – Par 4 – 450 Yards
Una delle buche finali più temibili, la 18esima al Royal St George’s ha mantenuto una media di 4,62 nel 1985! La caratteristica principale è il “Duncan’s Hollow”, la depressione a sinistra del green che ha preso il nome dalle disavventure di George Duncan nel 1922. L’approccio al green non è mai semplice e due bunker laterali complicano anche il tee shot.

Foto: LaPresse

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