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Filippo Volandri spiega i segreti del tennis italiano: “Ma Jannik Sinner è unico”

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Tutti per uno, uno per tutti“. Il motto è abbastanza noto e il legame con il tennis forte se si pensa ai “Moschettieri francesi” di diverso tempo fa che hanno segnato un’epoca di questo sport.

In quest’ultimo periodo, senza peccare di nazionalismo, l’Italia può vantare un contesto nel quale i nostri “D’Artagnan, Athos, Aramis e Porthos” stanno dando un valido contribuito. Lo dimostra il ranking ATP con 10 tennisti nella top-100 e due Under20 che tutto il mondo ci invidia. Ma come si è riusciti ad arrivare a tutto questo? Come è stato possibile per il tennis maschile tricolore, in crisi per diverso tempo, cambiare la realtà nel giro di poco?

Temi interessanti affrontati nella puntata di TennisMania, approfondimento di Sport2U in collaborazione con OA Sport, condotta da Dario Puppo, con ospiti il giornalista della Gazzetta dello Sport Vincenzo Martucci e il capitano di Coppa Davis/direttore tecnico della FIT Filippo Volandri.

Un Volandri che, dopo un’ottima carriera nella quale fu anche capace di battere a Roma nel 2007 un certo Roger Federer, si è dedicato anima e corpo nella costruzione di un qualcosa che nel Bel Paese non si era mai visto: “Abbiamo cominciato a lavorare coi privati e, coadiuvato da Umberto Rianna, ho cercato di puntare su alcuni progetti. I primi sono stati Berrettini e Sonego e abbiamo avuto la fortuna di trovare due allenatori come Vincenzo Santopadre e Gipo Arbino che hanno creduto che un rapporto allargato potesse essere migliore di uno puramente individuale“, le prime parole del Capitano di Davis.

Pertanto, il link tra Federtennis e circoli privati ha fatto in modo che tennisti e allenatori non si sentissero più soli, perché supportati a dovere dal punto di vista tecnico ed economico: “Abbiamo un sistema di base, dei consulenti della Federazione che ci hanno fatto cambiare il modo di allenare i ragazzi. Con noi collaborano degli statistici e anche degli psicologi per far sì che i giocatori siano consapevoli in ogni momento di quello che fanno. Quando io ero giovane non avevo queste consulenze ed era un chiaro svantaggio. Ci siamo resi conto che il tennis è cambiato completamente e il 75% dei colpi si decide sui dettagli. Gli allenamenti devono quindi riguardare una varietà di soluzioni e l’individualizzazione è fondamentale”, ha spiegato Volandri.

Una situazione, poi, favorita anche dai risultati che rafforzano certi concetti. Probabilmente, con la semifinale raggiunta da Marco Cecchinato a Parigi nel 2018 si è dato il via a un qualcosa: “Vincere aiuta a vincere e indubbiamente i risultati ottenuti dai nostri giocatori danno una grande mano. L’aria che si respira è sicuramente buona e l’interazione tra noi e i tecnici altrettanto. L’avere poi tanti tornei in Italia è un valido supporto alla crescita del nostro movimento“, ha sottolineato l’ex tennista toscano.

Italia che ha tante punte e tra queste Jannik Sinner si è preso le luci della ribalta per precocità e qualità. Molti hanno voluto fare dei paragoni e Volandri sotto questo profilo ha chiarito la sua idea: “Jannik è Jannik ed è un giocatore unico nel proprio genere. Lui ha avuto il vantaggio, anche grazie allo staff tecnico che lo supporta (Riccardo Piatti in primis), di assorbire tante cose dai campioni con cui si è allenato a Montecarlo. Per questo ha dimostrato e dimostra di imparare molto velocemente, replicando a proprio modo alcuni aspetti del gioco dei più grandi interpreti di questo sport“.

A questo punto, non resta che attendere altri riscontri, ma le basi per poterci divertire non mancano di certo.

IL VIDEO DELLA PUNTATA DI TENNISMANIA

Foto: Marta Magni Images / MEF Tennis Events

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