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Salto con gli sci

Salto con gli sci, Coppa del Mondo Ramsau 2020: si torna dove Evelyn Insam flirtò con il successo

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La Coppa del Mondo femminile di salto con gli sci prenderà il via questo venerdì da Ramsau am Dachstein, in Austria. La località stiriana inizialmente non avrebbe dovuto ospitare alcuna competizione “rosa”, ma la cancellazione dell’ouverture prevista a Lillehammer nel primo weekend di dicembre, unita alla rinuncia delle tappe nipponiche di Zao e Sapporo programmate a inizio gennaio, ha messo il massimo circuito in una situazione critica. Allo scopo di scongiurare l’ipotesi che le saltatrici potessero disputare la prima gara valevole per la Sfera di cristallo addirittura il 24 gennaio, perdendo così di fatto metà stagione, si è trovata una soluzione d’emergenza, ovvero quella di sfruttare il trampolino di Ramsau, già innevato per la Coppa del Mondo di combinata nordica, per una prova pre-natalizia. Dunque il borgo della Stiria si tramuterà nel palcoscenico dove andrà in scena l’atto primo dell’annata 2020-21.

In questa località austriaca si ha memoria di competizioni agonistiche di salto con gli sci sin dagli anni ’30, tuttavia il borgo ha fatto la sua comparsa nella geografia delle prove di carattere internazionale solo negli anni ’90, quando ottenne l’organizzazione dei Mondiali di sci nordico 1999. Proprio in vista della manifestazione iridata venne eretto un moderno trampolino piccolo (delegando, invece, le gare su Large Hill al ben più rinomato impianto di Bischofshofen). La struttura di Ramsau, denominata Mattensprunglage, si rivelò oltremodo gradita dai giapponesi. Nel gennaio 1998, in occasione dell’unica gara maschile di Coppa del Mondo ivi disputatasi, i nipponici monopolizzarono il podio. Incredibilmente, gli atleti del Sol Levante fecero altrettanto tredici mesi dopo, in occasione dei Mondiali ’99, quando la medaglia d’oro fu appannaggio di Kazuyoshi Funaki, quella d’argento fu conquistata da Hideharu Miyahira e quella di bronzo venne arpionata da Masahiko Harada. L’impianto, di dimensioni particolarmente ridotte, venne ben presto abbandonato dagli specialisti, diventando invece una tappa fissa per la combinata nordica.

Dal canto loro le saltatrici vi hanno gareggiato una volta sola. Correva il 14 dicembre 2012 e tale competizione rappresenta, ancora oggi, un grande rammarico per il movimento italiano. Quel giorno, infatti, sfumò una vittoria più che possibile. La prova fu caratterizzata da forte vento alle spalle e nella prima serie le atlete faticarono a raggiungere il punto K. L’unica a riuscirci fu l’azzurra Evelyn Insam grazie a un salto perfetto. Purtroppo la gardenese cadde rovinosamente subito dopo l’atterraggio, venendo inevitabilmente penalizzata dai giudici. Senza l’inconveniente avrebbe guadagnato un ampio margine sulla concorrenza da difendere del segmento decisivo. Invece, a causa delle detrazioni dovute alla caduta, dovette accontentarsi di un anonimo piazzamento a centro classifica. A oggi, l’Italia aspetta ancora la prima affermazione della sua storia nel massimo circuito.

Il successo nella gara di cui sopra andò successivamente alla giapponese Sara Takanashi, la quale ebbe ragione in rimonta della francese Coline Mattel, leader della prima ora. L’austriaca Daniela Iraschko-Stolz, a sua volta autrice di un notevole recupero, si attestò sul gradino più basso del podio, scalzando le statunitensi Lindsey Van e Jessica Jerome. Dunque anche questa competizione disputata a Ramsau fu caratterizzata, come le due maschili, da un trionfo nipponico! Al tempo stesso nella top-five si posizionarono saltatrici appartenenti a tre continenti diversi. Viene dunque da chiedersi se il monopolio del Sol Levante proseguirà anche nel 2020…

Foto: La Presse

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