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Basket, Claudio Toti: “Virtus Roma, ho sbagliato a dare fiducia a due trattative per cederla”. Datome, Bianchini e i messaggi degli ex

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36 ore dopo il momento dell’addio della Virtus Roma alla Serie A a campionato in corso, arrivano le prime parole del suo patron, Claudio Toti, che dalle pagine del Corriere dello Sport (intervista di Andrea Barocci) ha cercato di spiegare alcune delle questioni che sono rimaste, e rimangono tuttora, legate al destino del club.

Sugli errori: “Ognuno è libero di dare i propri giudizi e di leggere la situazione come crede. Io la leggo in modo differente. Credo di aver portato avanti una società per vent’anni con le mie sole forze. Nonostante tutte le difficoltà incontrate, ho sempre cercato di dare il massimo per far diventare la Virtus una società il più importante possibile. E per lunghi anni ci sono anche riuscito. Quando sono iniziate le difficoltà, avevo detto che stavo facendo fatica ad espormi economicamente per un club che non era in grado di ottenere ricavi e che era anche molto lontano da un pareggio di bilancio“.

Sulle responsabilità: “Le responsabilità sono le mie, non sono abituato a scaricarle su altri. Non cerco scuse. Un errore che ho fatto è stato quello di non fermarmi prima. Ogni stagione andava peggio e con meno soddisfazioni da pane mia e del pubblico. La verità è che la Virtus da anni non ha trovato uno sponsor Se senza sponsor, con i soli ricavi del botteghino e dei diritti tv, si riesce a coprire solo il 30% di un budget già molto ridotto, evidentemente qualcosa non poteva funzionare. Non si poteva andare avanti

Sui motivi dell’iscrizione estiva: “C’erano due trattative per la cessione alle quali ho voluto dare fiducia. Sbagliando. Per me l’idea di lasciare Roma senza basket era una sofferenza. Al di là del fatto economico, per me la Virtus ha rappresentato vent’anni di vita che oggi ho visto distruggersi davanti ai miei occhi“.

Sulla multa da 600.000 euro per salvare il codice di affiliazione e sulle intenzioni: “Ora non lo so. Bisognerebbe penò pensare anche al momento economico che sta vivendo tutto il Paese. Dovremo fare un’analisi dei costi che servono per tenere in vita la società“.

Infine, rivela chi erano gli ultimi con cui ha trattato: “La società si chiama ‘Kia Investment’. Essendo un fondo di investimento, ha provato ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Forse non gli bastava neppure che stessi cedendo il club gratis: magari gli americani volevano che io potessi andare avanti per mesi a sostenere le spese“.

Nel frattempo sui social e non solo si sono moltiplicati i messaggi, a vario titolo, di chi ha vissuto, per più o meno tempo, la Virtus. Oltre ai facenti parte della squadra di quest’anno, ora tutti destinati a una nuova sistemazione per concludere la stagione, sono tanti quelli che hanno destinato un ricordo di ciò che è stato: qui sotto una selezione di tali messaggi.

Gigi Datome (2008-2013, capitano nell’ultima stagione): “Si chiude un capitolo della pallacanestro italiana e un capitolo della mia vita. Il pensiero va a chi viveva di Virtus, lavorativamente e sentimentalmente. Ricordo le risate (in buona fede) dei presenti alla mia conferenza stampa d’addio, quando alla domanda: ‘Tornerai a giocare a Roma quando tornerai in Italia?’ risposi che speravo solo che Roma sarebbe rimasta in Serie A fino a quel giorno. Non è facile né scontato portare avanti una società, specialmente in questo momento storico. Che sia perlomeno un campanello d’allarme per tanti. Sempre daje Virtus. E grazie, di tutto“.

Lorenzo D’Ercole (2013-2015, capitano nell’ultima stagione): “Roma è diventata la mia città, la Virtus è parte di me… adesso c’è solo una grande tristezza, ma grazie per le emozioni che mi hai fatto vivere“.

Amar Alibegovic (2018-2020): “Grazie Roma per quello che mi hai dato, per l’esordio in A2 e poi in Serie A. Grazie di tutte le emozioni che mi hai fatto vivere, non le scorderò mai! Ti porterò sempre con me! Roma non merita questo!

A parlare sono stati anche, dei vari gruppi degli anni di A2, Giuliano Maresca (capitano nelle stagioni 2015-2018), Massimo Chessa (capitano dell’annata 2018-2019, quella della promozione), Marco Santiangeli, Aristide Landi, Simone Giofrè (GM nella prima parte del percorso in A2), Gani Lawal, Olek Czyz, Peter Lorant (tutti parte della squadra 2012-2013, arrivata in finale), Fabio Corbani (coach 2016-2017), Rodrigo De La Fuente (2008-2010), Antimo Martino (vice di tanti big) e tanti altri, compresi i nomi storici del BancoRoma, tra cui Stefano Sbarra che ha scelto di parlare per foto di ricordi del tempo, e l’uomo che ha trascorso vent’anni con la maglia virtussina, Alessandro Tonolli, che per il ricordo ha scelto una frase di Isabel Allende: “Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo”.

Dalle pagine del Messaggero, infine, la parola a Valerio Bianchini, il Vate che alla Virtus diede lo scudetto e la Coppa Campioni in quella che fu l’epopea del Banco: “Sapere che questa squadra non esiste più lascia tutti interdetti“.

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federico.rossini@oasport.it

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Credit: Ciamillo

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