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MotoGP, Davide Brivio: “Joan Mir non è campione per caso, in Suzuki questo titolo è stato uno shock”

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Come facilmente preventivabile, non si sono ancora conclusi i festeggiamenti in casa Suzuki dopo la vittoria del titolo di Joan Mir. La gara di Valencia ha sancito il trionfo del maiorchino che è stato in grado di riportare in alto la Suzuki dopo 20 anni esatti. I meriti di questo trionfo sono da suddividere tra tante persone. Una è senza dubbio il team principal Davide Brivio, che si è concesso in una lunga intervista a motorsport.com nella quale ha parlato letteralmente a 360 gradi sulla stagione all’interno del team di Hamamatsu e, ovviamente, suo nuovo campione del mondo della classe regina.

Quali sono stati i momenti decisivi della stagione? “Non ne vedo uno in particolare, piuttosto penso alla costanza di Joan. Se si guarda alle ultime dieci gare è salito sette volte sul podio. Il momento chiave è stato il primo, in Austria. Lì si è liberato. Nella gara successiva stava per vincere quando hanno esposto la bandiera rossa. Dopo quel primo podio è riuscito a mantenere lo stesso livello di prestazioni e non era certo scontato. Una regolarità che gli altri non hanno avuto”.

Quali sono i principali punti di forza della Suzuki? “Voglio pensare che sia il gruppo, dato che siamo coesi e che abbiamo voglia di lavorare e di crescere insieme. La squadra è composta da persone che provengono da esperienze molto diverse, ma che non hanno mai avuto la possibilità di lottare per vincere un Mondiale. Ecco perché quello che stiamo vivendo è incredibile”.

In cosa Joan Mir fa la differenza? “Nella sua tranquillità e nella forza mentale, cosa che ci ha dimostrato ad Aragon e nella prima gara di Valencia. Al Motorland è stato leader del campionato per la prima volta, ma sulla griglia era solamente 12esimo e correva con l’unico pensiero di raggiungere il podio. Quindi, a Valencia, è andato a vincere senza pensare al campionato”.

Quando avete firmato il rinnovo, immaginavi di poter arrivare a questo punto? “Che quest’anno sarebbe stato campione, no. Joan è arrivato alla Suzuki nel 2019, e nell’aprile dello stesso anno abbiamo avuto un incontro in Giappone per iniziare a pianificare quali piloti avremmo avuto nel 2021 e nel 2022. Ma anche allora abbiamo concluso che avevamo una coppia di piloti molto forte e che volevamo continuare con loro. Ovviamente abbiamo parlato con i manager di altri piloti, ma più perché ce l’hanno chiesto loro che perché l’abbiamo fatto noi”.

Come pensi di disinnescare le tentazioni che potrebbe avere da altri marchi? “Dopo il 2022 non so cosa succederà. Ovviamente Joan diventa uno dei piloti più appetibili della griglia di partenza, ma il matrimonio è una strada a doppio senso. Suzuki credeva in lui in quel momento e ora faremo tutto il possibile per assicurarci che non voglia andarsene. Dovremo dargli una moto che gli permetta di mostrare il suo livello. Se lo facciamo, credo che il nostro accordo durerà. Non ci preoccupiamo di inserire clausole per trattenere chiunque non voglia stare in Suzuki, anche se ovviamente siamo consapevoli che riceverà offerte da altre Case”.

In che modo la Suzuki è diversa dalle rivali? Siamo un’azienda grande, ma con un budget limitato per le corse e questo ci ha portato ad essere più abili a sfruttare al meglio ogni singolo centesimo. Questo si ottiene attraverso una pianificazione che va avanti da anni. Ogni stagione cerchiamo di rafforzarci, con persone provenienti da esperienze diverse. Sono aria fresca. Allo stesso tempo, preferiamo anche aiutare i nostri piloti a crescere piuttosto che andare a cercarli altrove, che tra l’altro è più costoso”.

Questo è il primo titolo iridato della Suzuki in 20 anni, cosa significa per il marchio? “Non so quale sarà la reazione di Suzuki a questo titolo, ma lo interpreto come uno shock, in modo positivo. Parlo dell’azienda nel complesso. Spero che questo trionfo incoraggi ancora di più a sostenere il progetto MotoGP. Dovete tenere presente che siamo l’unico costruttore che funziona senza uno sponsor. Con questo titolo, restituiamo a Suzuki parte dello sforzo che hanno fatto”.

In che modo questo titolo influenzerà i vostri piani per mettere in pista una squadra satellite nel 2022? “Ne stiamo discutendo da tempo con la direzione della Suzuki e le discussioni si intensificheranno d’ora in poi. Vedremo come la vedono loro, perché chissà, forse ora mi diranno che non abbiamo bisogno di una squadra satellite perché abbiamo già vinto anche senza – ride – L’idea è che la decisione finale sarà presa verso febbraio o marzo del prossimo, altrimenti il tempo non sarà dalla nostra parte”.

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