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MotoGP, GP Catalogna 2020: Valentino Rossi, che peccato! Tentare il tutto per tutto era necessario?

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C’è tanto rammarico attorno a Valentino Rossi. Nel Gran Premio di Catalogna il Dottore aveva il podio in pugno, poiché occupava comodamente la seconda posizione a pochi decimi da Fabio Quartararo. Eppure, al sedicesimo dei ventiquattro giri in programma, il quarantunenne di Tavullia ha perso il controllo della sua Yamaha nel cambio di direzione tra la curva 1 e la curva 2, finendo nella sabbia. In questo modo, il podio numero 200 della carriera nella classe regina è sfumato. Forse Valentino ha osato troppo? Se fosse così, ne valeva davvero la pena? Oppure sarebbe stato più saggio accontentarsi di un piazzamento di prestigio, in maniera tale da raggiungere la storica pietra miliare del doppio centone di top-three nella top class?

Innanzitutto va detto che parlare con il senno di poi è facile. Troppo comodo dire che Rossi avrebbe dovuto accontentarsi. La realtà dei fatti è che il Dottore è finito a terra per la seconda domenica consecutiva perdendo l’anteriore della sua moto, come successo anche a Misano, dove invece l’errore si è verificato nei primi giri e soprattutto in un momento in cui il numero 46 si trovava a centro gruppo. Oggi, invece, la situazione era completamente diversa perché, nel momento della caduta, si aveva l’impressione che The Doctor avesse “fiutato l’odore del sangue”, ovvero che fosse prossimo a mettersi alla caccia di Quartararo.

D’altronde Valentino era staccato di pochi decimi dal battistrada ed era consapevole di avere una grandissima occasione di fronte a sé. Il precedente errore di Franco Morbidelli gli aveva consegnato la piazza d’onore su un piatto d’argento, senza dover lottare o perdere tempo con il romano. Il punto di riferimento rappresentato dalla M1 Petronas del francese era vicino e la possibilità di vincere era concreta.

Sì, perché al Montmelò la Yamaha si è rivelata superiore alla concorrenza. Con Maverick Viñales impantanato nelle retrovie e Morbidelli alle prese con degli pneumatici piuttosto degradati, restava solo Quartararo da battere. Sappiamo come il Dottore si sia tolto grandissime soddisfazioni a Barcellona (9 successi complessivi, di cui 7 nella top-class, l’ultimo dei quali nel 2016), pista che evidentemente gradisce oltremodo. Quindi, perché non provare a scrivere una nuova pagina di storia? È giusto rammaricarsi per il piazzamento andato in fumo, ma al tempo stesso bisogna ricordarsi che la più grande qualità dei fuoriclasse è quella di non accontentarsi, mai.

Rossi non aveva bisogno di un piazzamento, la sua candidatura al titolo mondiale era francamente molto debole dopo la caduta di Misano. D’accordo, c’è questo benedetto 200° podio da raggiungere, ma al tempo stesso l’idea di tornare a vincere dopo tre anni era davvero stuzzicante. Dopotutto, arrivare nei primi tre sarebbe stato sicuramente soddisfacente, ma rischiare il tutto per tutto allo scopo di cercare il successo era indiscutibilmente affascinante. Negli ultimi tempi, raramente il quarantunenne di Tavullia si era trovato in una posizione del genere durante un GP. Essere a pochi decimi dal battistrada nell’ultimo terzo di gara rappresentava un’occasione ghiottissima, che non poteva essere lasciata cadere.

Se bisognava scegliere tra un secondo posto con il rimorso di non aver cercato il successo e tra una caduta con il rimpianto di non essersi accontentato, sicuramente meglio la seconda opzione. Almeno nulla è rimasto intentato. Peraltro, se Valentino avesse tirato i remi in barca arrivando secondo, ci sarebbe sicuramente chi avrebbe detto “ecco, non ci ha provato neppure”.
Go big or go home, questa è la filosofia seguita dai fuoriclasse, che altrimenti non sarebbero tali.

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Foto: Shutterstock

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