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Formula 1

F1, Ferrari prigioniera di un management immobile, di un regolamento assurdo e del Covid-19

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Il fine settimana del Gran Premio del Belgio 2020 di Formula Uno per la Ferrari si chiude nella maniera peggiore possibile. La sensazione è che in questo momento nulla fili per il verso giusto in quel di Maranello. Dalla dirigenza fino alla vettura, tutto è in grossa difficoltà. La gara di Spa-Francorchamps, in soldoni, si potrebbe riassumere con due termini: incubo e immobilismo. Incubo è fin troppo facile da motivare.

Quando le due vetture vengono eliminate già nella Q2 del sabato, quindi nel corso della gara si fermano in tredicesima e quattordicesima posizione a 20 secondi dalla zona punti, non stiamo che tratteggiando un disastro sportivo. Qualcosa di inaccettabile per una scuderia come la Ferrari, senza alcun dubbio. Un vortice di negatività che sta attanagliando tutto e tutti a Maranello e che non sembra avere soluzione.

Per quale motivo? Siamo negli anni sbagliati per “toppare” completamente un progetto tecnico. La SF1000, dopotutto, è una vettura totalmente da rifare. Non va bene in nessun aspetto. Non ha potenza del motore, non ha carico aerodinamico e, non ultimo, non manda in temperatura le gomme. Ma se, fino a qualche anno fa, rimboccandosi le maniche, una macchina poteva essere rivista e rivoltata come un calzino, nel 2020 tutto ciò è impossibile

Già da tempo non sono previsti i test nel corso della stagione (anche quelli invernali si sono ridotti da 8 a 6 giornate, tra l’altro) che potevano dare una generosa mano, infine la macchina non si può quasi più toccare. Larga parte dei pezzi sono stati congelati in concomitanza con il via del Gran Premio d’Austria, altri saranno fermati a breve, per vetture che rimarranno quindi bloccate fino al 2021. Un regolamento assurdo che impedisce a chi ha commesso qualche errore di correre ai ripari. La Rossa, per esempio, non può andare a mettere mano alla propria Power Unit. Chi deve rincorrere si trova davanti un muro, chi ha fatto tutto bene può vivere di rendita.

Questo per la scuderia del Cavallino Rampante è un problema non di poco conto, ma non è l’unico. Sul fronte della dirigenza, dopotutto, non tutto fila liscia come l’olio, per usare un eufemismo. Da John Elkann a Louis Camilleri, sembra che il timone sia troppo poco solido, con un Mattia Binotto che è un team principal che appare lasciato solo in maniera evidente. Dopo mesi complicati e un progetto totalmente sbagliato forse serviva maggiore polso e qualche rivoluzione a livello di organigramma. Per ora, nulla di fatto. Un altro aspetto che forse è stato sottovalutato è la questione sanitaria. Anche un colosso come il marchio emiliano ha fatto, e sta facendo, i conti con la pandemia soprattutto a livello economico. Sia sul fronte piloti, sia sul resto.

Tanti problemi che avrebbero bisogno di una soluzione rapida e decisa ma, come abbiamo dimostrato, non si possono mettere in atto. Sbagliare completamente una vettura è un peccato capitale nella Formula Uno del 2020 e in questa occasione la Ferrari lo ha fatto nella maniera peggiore. Occorrerà tanta pazienza per team, piloti e tifosi. Forse dal 2022 tutto cambierà. Per il momento non rimane che tenere a mente due termini: incubo e immobilismo. 

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alessandro.passanti@oasport.it

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Foto: Lapresse

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