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NBA, LeBron James: “Non ho bisogno di avere una frase sulla maglia per portare avanti la mia missione per i diritti sociali”

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LeBron James non si unirà alla schiera di quei giocatori che sostituiranno il proprio nome sulla maglia con una scritta a sfondo sociale. In attesa della ripartenza della stagione NBA, prevista per il 30 luglio in quel di Disney World a Orlando, il Re, da sempre grande sostenitore dei diritti umani, ha scelto di andare controcorrente e non farà proprio nessuno dei 27 messaggi approvati da Nba e Nbpa come rimpiazzo del nome sulla divisa di gioco.

E’ lo stesso LeBron ad annunciare la propria decisione via Zoom: Non ho bisogno di avere una frase sulla maglia perché la gente sappia cosa penso e cosa sono venuto a fare qui. Nessun problema con la lista di messaggi che ci è stata fornita o con chi ha deciso di scegliere una di quelle frasi, ma quei messaggi non sono in linea con la mia missione, con quello che rappresento e quello che voglio fare. Mi sarebbe piaciuto avere voce in capitolo su quello che si poteva scrivere, perché avevo un paio di idee che non sono nella lista. Non ero parte del processo di selezione e non ho nessun problema con questo, ma voglio continuare a portare avanti la mia missione e quello in cui credo. E per farlo non mi serve cambiare il nome sulla maglia.

Ciononostante, LeBron non abbandona la lotta per i diritti degli afroamericani e non intende fermarsi finché avrà fiato in gola: “Mai pensato che non avessimo bisogno di giocare questo sport meraviglioso, che unisce le persone e porta gioia a tante famiglie. Sono felice di essere parte di uno degli sport più importanti del mondo e di avere una piattaforma che mi consente di connettermi con tante persone, felici di quello che faccio sia dentro che fuori dal campo. Voglio usare questa piattaforma per continuare a parlare di quello che succede, e non intendo fermarmi fino a quando non vedrò dei cambiamenti veri nelle condizioni degli afroamericani. Finalmente molta gente sta capendo, anche se in molti ancora non capiscono o hanno paura di parlare del razzismo che ancora esiste in America. Finalmente ci ascoltano e per questo dobbiamo continuare a dire alla gente che siamo umani anche noi. Non importa di che colore abbiamo la pelle, non importa cosa sembriamo: non vogliamo semplicemente essere sfruttati per quello che sappiamo fare, ma essere riconosciuti anche per il nostro cervello. È quello che voglio continuare a fare anche qui, mentre provo ad aiutare i Lakers a vincere il titolo.

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antonio.lucia@oasport.it

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Foto: LaPresse

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