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MotoGP, Valentino Rossi: cosa non funziona. Alle radici della crisi del Dottore

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Per Valentino Rossi il Gran Premio di Spagna è andato in archivio con un ritiro, degna conclusione di un fine settimana molto complicato, nato con qualifiche molto sofferte e terminato con una gara anonima. Il Dottore ha infatti navigato a lungo tra la settima e la nona posizione, prima di fermarsi a causa di un problema tecnico alla sua moto, senza mai dare l’impressione di poter lottare per i piazzamenti nobili. Di sicuro un weekend complesso, dove il sette volte Campione del Mondo della classe regina ha perennemente boccheggiato, non solo per il gran caldo.

La Yamaha 2020 scoppia di salute e i risultati di Jerez de la Frontera lo dimostrano. Fabio Quartararo ha finalmente ottenuto la prima vittoria della carriera, mentre Maverick Viñales ha concluso in seconda posizione, suggellando la doppietta della Casa dei tre diapason. Inoltre Franco Morbidelli ha concluso quinto, lottando sino all’ultimo per salire sul gradino più basso del podio. Alla festa è mancato, appunto, solo Rossi, nettamente il centauro meno competitivo tra i quattro dotati di una moto di Iwata. Al di là del ritiro, al quarantunenne di Tavullia è proprio mancato il passo, perché nella migliore delle ipotesi sarebbe arrivato al massimo un settimo posto.

Quali sono le ragioni delle difficoltà? Com’è possibile che il Dottore fatichi così tanto nonostante disponga del mezzo più competitivo del lotto? Sarebbe troppo facile puntare il dito contro la carta d’identità, perché non è l’età di Valentino il problema. D’accordo, non sarà più un ragazzino imberbe e quello di oggi non è più il Rossi di dieci/quindici anni fa, ma non sono certo le quarantuno primavere il motivo principale dell’attuale crisi. Troppo elevato il divario rispetto agli altri compagni di marca. Il nodo gordiano della scarsa competitività di VR46 va ricercato nelle gomme. Infatti Valentino non è ancora riuscito ad adattarsi ai nuovi pneumatici della Michelin e sta soffrendo moltissimo proprio per questa ragione.

Anche Andrea Dovizioso e Franco Morbidelli hanno incontrato delle difficoltà con le coperture 2020, ma hanno grattacapi differenti. Il trentaquattrenne forlivese soffre soprattutto sull’anteriore, mentre il venticinquenne romano ha saputo crescere di rendimento giro dopo giro, testimoniando di aver visto il suo valore relativo crescere man mano che le gomme si usuravano. Rossi, invece, fatica tremendamente sul posteriore. Dunque, sino a quando non si riuscirà a trovare una soluzione sotto questo punto di vista, sarà durissima avanzare una candidatura per le posizioni di vertice.

Quantomeno c’è un fatto incoraggiante. Il Dottore ha subito identificato la ragione della sua scarsa competitività, quindi sa bene qual è il punto su cui lavorare. Sotto questo punto di vista, avere due gare sulla stessa pista nel giro di pochi giorni potrebbe essere un aiuto. Infatti ci saranno più riferimenti rispetto al consueto e il lavoro potrà essere indirizzato senza indugi in maniera tale da cercare di colmare la lacuna. Se il quarantunenne di Tavullia dovesse trovare la quadra del cerchio in tempi rapidi, allora non sarebbe sorprendente vederlo crescere rapidamente di rendimento, in maniera tale da vederlo lottare quantomeno per un piazzamento sul podio. D’altronde l’occasione è ghiotta, una Yamaha così pimpante non la si vedeva da parecchio tempo.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: Valerio Origo

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