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MotoGP, presentazione GP Andalucia 2020. Jerez, la pista pensata per la F1, diventata una classica del motomondiale

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Archiviato il GP di Spagna, il motomondiale rimane a Jerez de la Frontera per un secondo Gran Premio, che si disputerà nel weekend e sarà denominato Gran Premio di Andalusia. Chiaramente, non esistono precedenti in merito a questa competizione. D’altronde l’emergenza sanitaria generata dalla pandemia di Covid-19 ha obbligato a ripensare il calendario, imponendo di inserire svariati double header sul medesimo circuito.

L’unico trascorso assimilabile al GP di Andalusia è il cosiddetto Gran Premio Expo 92, che si tenne proprio a Jerez de la Frontera nel 1988. In quell’occasione la corsa venne inventata allo scopo di sostituire il GP del Portogallo, inizialmente inserito nel programma iridato, ma poi cancellato. Dunque, non potendo raccontare la storia di un Gran Premio che ancora non ne ha, ci focalizziamo proprio sulla pista. Per la presentazione di matrice statistica, rimandiamo all’articolo pubblicato martedì. In questa sede ci concentreremo sulla storia e le caratteristiche del circuito.

Quello che inizialmente era conosciuto semplicemente come “El Circuito di Jerez” venne edificato nel 1985 su iniziativa di Pedro Pacheco Herrera, uno degli uomini politici più influenti dell’Andalusia tra gli anni ’70 e l’inizio del XXI secolo. Il suo obiettivo era quello di entrare nell’orbita del business della Formula 1, riportando il Gran Premio di Spagna nel calendario del Circus. La corsa, infatti, era uscita dal “giro” della massima categoria automobilistica e avrebbe potuto fare il suo ritorno in terra iberica solo in un autodromo all’avanguardia, a differenza di quello ormai obsoleto di Jarama, alle porte di Madrid. Per la verità in Formula 1 la pista non ebbe grande successo, poiché il tracciato venne giudicato anonimo e noioso dai piloti dell’epoca. Inoltre, e soprattutto, la popolazione dell’Andalusia non si appassionò mai all’evento, che dal 1991 traslocò a Montmelò, nei pressi di Barcellona. Tuttavia il nuovo impianto di Jerez si rivelò comunque un grande affare, poiché fece breccia nel cuore degli aficionados delle due ruote. I Gran Premi del motomondiale divennero ben presto un successo di pubblico e consentirono alla città dell’Andalusia di diventare la sede del GP di Spagna motociclistico. Nel corso degli anni, alcune edizioni hanno persino fatto registrare più di 200.000 presenze!

Dal 1987 a oggi la pista non ha mai mancato l’appuntamento con il motomondiale, ospitando sempre almeno una gara in ogni stagione. Come detto, il Gran Premio d’Andalusia di questo 2020 non sarà però il primo evento dalla denominazione “esotica” a disputarsi su questo tracciato. Il recupero del 1988 denominato “Gran Premio Expo 92” venne così chiamato in onore dell’esposizione universale che si sarebbe tenuta a Siviglia proprio nel 1992. Dal 2018 l’autodromo è stato intitolato alla memoria di Angel Nieto.

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Quali sono le caratteristiche di Jerez de la Frontera? La pista è un autentico catino, ciò significa che la sua lunghezza è piuttosto contenuta. Misura infatti 4.423 metri e comprende 13 curve (8 a destra e 5 a sinistra). La natura compatta del tracciato fa sì che vi siano solamente due veri rettilinei, ma il più lungo supera a malapena i 600 metri. È quindi evidente come la potenza del motore non giochi un ruolo preponderante in questo contesto, dove sono invece decisamente più importanti la trazione e la ciclistica. Un altro marchio di fabbrica del circuito è rappresentato dal fatto di essere altamente impegnativo per l’impianto frenante, d’altronde le pieghe si susseguono di continuo e spesso e volentieri i piloti sono chiamati ad agire sulla leva del freno.

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Foto: Box Repsol, Wikipedia

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