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F1, una Ferrari da centro gruppo. SF1000 fallimentare, la gestione Binotto al passo del gambero

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Un sabato da incubo. Troppo brutta per essere vera la Ferrari ‘ammirata’ a Zeltweg nel GP d’Austria 2020 di F1. Che la Mercedes fosse superiore a chiunque era già assodato e palese dopo le prove libere di ieri: le Frecce Nere, reduci da anni di dominio, hanno ulteriormente ampliato il proprio vantaggio nei confronti della concorrenza grazie all’invenzione del DAS. Ci si attendeva comunque una Rossa in grado di giocarsela con Red Bull e Racing Point per la seconda fila: niente di tutto questo. Il risultato si è rivelato ben peggiore rispetto alle previsioni. Sebastian Vettel ha subito l’umiliazione del taglio in Q2, come non gli accadeva dal 2014, mentre Charles Leclerc, salvatosi di un soffio dall’eliminazione proprio a scapito del compagno, non è andato oltre la settima posizione.

La Ferrari è stata battuta da Red Bull, McLaren (attenzione a questa nobile decaduta che sta tornando grande e dal 2021 potrà beneficiare del motore Mercedes…), Racing Point, senza contare che la Renault di Daniel Ricciardo scatterà davanti a Vettel. Ieri pomeriggio avevamo discusso di un progetto SF1000 completamente errato dalle fondamenta. Dopo oggi è lecito definirlo come fallimentare. Non può definirsi altrimenti una macchina che peggiora le proprie prestazioni cronometriche di un secondo rispetto all’anno precedente. E’ probabile, se non certo, che il Cavallino avrebbe ottenuto un risultato migliore schierando la SF90 del 2019 (che, pur non essendo perfetta, era pur sempre una più che dignitosa monoposto, brillante in particolare sul giro secco). La macchina attuale presenta troppe lacune per pensare di risolvere tutte. E’ lenta in rettilineo, manca di carico aerodinamico, è difficile da guidare, scorbutica, di faticosa messa a punto. Non mentono in questo senso le parole di Sebastian Vettel: “Non riesco a guidare, troppo sottosterzo“. Arrendevole anche il tono di Charles Leclerc: “Non dobbiamo abbatterci, possiamo recuperare, certo non fino alla Mercedes…“. Non è un caso se in Ungheria, tra appena due settimane, verrà presentata una Ferrari completamente restaurata, una vera e propria versione B che, concettualmente, potrebbe ricalcare la versione della scorsa annata.

Resta un dato incontrovertibile. Gli avversari vincono, dominano e, forti delle sicurezze acquisite da oltre un lustro di dominio, possono permettersi anche soluzioni geniali ed innovative come quella del DAS. La Ferrari, dal proprio canto, sembra arretrare come un gambero. Dopo aver perso malamente il Mondiale 2018, in primo luogo per gli errori umani commessi da Sebastian Vettel, non è stata mai in lizza per il titolo nel 2019 e, salvo clamorosi ribaltoni a partire dal GP d’Ungheria, non lo sarà neanche quest’anno. Al momento, in realtà, appare un’utopia anche solo parlare di ambizioni iridate per un team che naviga faticosamente a centro gruppo, come una Racing Point qualsiasi. E’ l’amara realtà di una Ferrari che sembra aver smarrito un filo conduttore da seguire. La gestione Binotto sin qui non ha portato i benefici sperati, i vertici dirigenziali per il momento optano per la strada del silenzio. Il tempo passa e nulla cambia per la scuderia di Maranello, se non in peggio. Dulcis in fundo, da segnalare come il giovane Lando Norris, quarto con la McLaren, abbia inflitto una severa lezione al compagno di squadra Carlos Sainz jr, ottavo e staccato di quasi 4 decimi. Non un buon segnale per il pilota spagnolo che dal 2021 indosserà la tuta rossa…

federico.militello@oasport.it

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Foto: Lapresse