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Editoriali

F1, Ferrari impresentabile. Impotenza e rassegnazione: la mediocrità diventa un dogma

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La Ferrari ha alzato bandiera bianca. Il Mondiale è finito, dopo appena tre gare. O forse non è davvero mai iniziato. Perché sin dai Test di Barcellona il management del Cavallino Rampante aveva intuito di aver progettato una macchina perdente. “In Australia non saremo i favoriti“, predicava il team-principal Mattia Binotto prima del proliferare dell’emergenza sanitaria globale. A Maranello sapevano: la SF1000 era nata male e la storia della F1 insegna come sia molto improbabile riuscire a raddrizzare in corsa un progetto sbagliato dalle fondamenta.

Oggi la Ferrari è solo rassegnazione ed impotenza. Le sincere parole di Sebastian Vettel sintetizzano al meglio una realtà desolante: “Il doppiaggio da parte di Hamilton era chiaro sin da prima del via“. Come dire: in questo momento abbiamo una monoposto di Serie B, accettiamolo. Addirittura spaesato Charles Leclerc: “La macchina non l’abbiamo quasi toccata, perché non era bilanciata come sabato e domenica? Non capiamo…“. Ecco, la Ferrari non ci sta capendo niente. Non comprende come sia possibile viaggiare ad un secondo e mezzo a giro dalla Mercedes (se non oltre…), si chiede come mai Leclerc, per larghi tratti della gara, non solo non riuscisse a superare una Haas, ma perdesse addirittura terreno! Si domanda perché, di fatto, non funzioni davvero nulla. In questi casi non c’è pilota che tenga. Neppure Lewis Hamilton, per intenderci, potrebbe portare sul podio una monoposto impresentabile che somiglia tanto ad una nave piena di falle e destinata all’inesorabile naufragio.

Tra il GP di Stiria e quello d’Ungheria sono stati portati diversi aggiornamenti che hanno funzionato solo a tratti. La Ferrari sembrava aver imboccato una strada quanto meno dignitosa dopo prove libere e qualifiche. Nessuno si attendeva miracoli, ma almeno che potesse battagliare con Racing Point e Red Bull. I problemi sono ormai noti: resistenza all’avanzamento, mancanza di carico, carenza di grip con basse temperature e, soprattutto, un motore che paga 50 cavalli da quello della Mercedes. E dire che, proprio per l’assenza di lunghi rettilinei, l’Hungaroring avrebbe dovuto rappresentare un circuito favorevole per la Rossa, dove poter almeno limitare i danni. Viene da rabbrividire pensando a cosa potrà accadere su piste come Spa o Monza, dove il propulsore giocherà un ruolo determinante.

Il 2020 può ormai considerarsi in archivio. Lewis Hamilton potrebbe perdere questo Mondiale solo nella malaugurata ipotesi in cui il Covid-19 torni a portare ad una chiusura delle frontiere in Europa. In caso contrario, la superiorità del britannico e della Mercedes appare schiacciante, a tal punto da far male alla stessa F1, ormai non più uno spettacolo così interessante per gli appassionati e, soprattutto, per gli sponsor…La Ferrari vivrà un vero e proprio calvario da qui a fine stagione, con il rischio che domeniche come quella odierna diventino una mesta e conclamata normalità. La faccia è ormai persa, occorrerà almeno provare a limitare i danni, con la speranza che gli ingegneri siano già al lavoro sul progetto 2021. Le parole di Binotto alla vigilia di Budapest suonano però come un campanello d’allarme: “Nessuno è in discussione, a Maranello abbiamo dei talenti“. Come se fosse tutto normale. Abituarsi alla mediocrità: è il rischio più grave che la Ferrari sta affrontando in queste travagliate settimane.

federico.militello@oasport.it

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Foto: La Presse

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