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Niccolò Campriani: “Non ritornerò ma Michael Jordan mi ha fatto vacillare. Alle Olimpiadi con i rifugiati”

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Niccolò Campriani si è ritirato dopo aver conquistato due medaglie d’oro nel tiro a segno alle Olimpiadi di Rio 2016. L’azzurro ha smesso di sparare in giovane età e ora, a 32 anni, sogna di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2021 come allenatore di tre rifugiati, protagonisti tra l’altro della serie documentario Taking Refuge. Gli italiani hanno sempre sperato in un ripensamento del Campione Olimpico, il quale ha però smentito l’ipotesi di un ritorno durante un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport: “The Last Dance mi ha fatto vacillare, i pensieri di Jordan che medita sul ritiro mi hanno colpito. So che potrei tornare e fare bene, ma poi torno a chiedermi: quale sarebbe l’impatto positivo sulla mia vita? Ne faccio un discorso di passione e di motivazione. Forse ho trovato il modo migliore di chiudere la carriera: sono tornato a tirare e mi piace, mentre prima di Rio ero arrivato a odiare il mio sport. Un po’ come capita a Sherlock Holmes mentre suona il violino, tirando mi vengono delle buone idee. Oggi il tiro a segno mi fa stare bene, questo è il lieto fine“.

Il toscano parla anche del suo attuale rapporto col poligono: “Tiro con regolarità. In quarantena poi ho avuto più tempo ed è stato come tornare a casa, come azionare la macchina del tempo e sentirmi in un mondo mio. Ogni tanto guardo anche il bersaglio. Lo faccio da spettatore, come se occhio, mano e braccio non fossero miei. Ed è incredibile, o forse nemmeno tanto, ma devo dirmi ‘guarda, l’hai fatto per così tanto tempo che non sei sceso di livello’. Sì, non ci ho messo tanto a tornare ai livelli di Rio, ma tra fare certi punteggi in allenamento e farli in gara c’è la stessa differenza che passa tra nuotare in vasca olimpica e in mare aperto“.

Ha parlato anche dei suoi allievi Mahdi, Khaoula, Luna e del perché ha scelto proprio loro: “L’idea del riscatto si declina in modi diversi. Alcuni la trasformano in rabbia, per altri è occasione di crescita. Khaoula cerca di essere un modello per il figlio, Mahdi vuole mandare un messaggio alla comunità di rifugiati che ha visto crescere. Quando ho capito che c’era questa scintilla ho detto ok. La cosa importante era la motivazione, non il fatto che avessero la mano ferma“. Campriani ha spiegato anche i motivi del suo ritiro precoce:Preparare un’Olimpiade significa investire quattro anni. Credo che prima di fare una scelta del genere un atleta debba capire se è il modo migliore per vivere. Non bisognerebbe domandarsi ‘Vuoi andare a Tokyo’ ma ‘Andare a Tokyo ti renderà una persona migliore?’. Io mi sono sempre chiesto se il poligono mi faceva crescere come uomo e ho sempre avuto una risposta. Ho potuto studiare in America, incontrare persone che oggi considero mentori, viaggiare, conoscere me stesso. Prima di Rio questo non è successo più, così ho deciso“.

 

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stefano.villa@oasport.it

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Foto: Lapresse

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