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Ginnastica, allenare è una missione di vita! No a molestie e abusi. Il caso Hernandez-McCusker e le voci dal mondo

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Allenare significa insegnare: è una missione di vita, non è un lavoro come tutti gli altri, è un compito importante e gravoso che bisogna svolgere nel miglior modo possibile. Ci possono essere tecnici più o meno preparati, c’è chi riesce ad arrivare a ricoprire il ruolo di Direttore Tecnico di una Nazionale e c’è chi deve invece “accontentarsi” di seguire i settori basilari in contesti meno agonistici. Poco importa quale sia il livello, ogni allenatore deve impartire insegnamenti di vita ai suoi allievi quasi come fosse un secondo papà/mamma e soprattutto deve fungere da motivatore: deve stimolare i suoi atleti, devi spingerli a dare il massimo, deve confortarli nei momenti più difficili, deve sostenerli moralmente e psicologicamente. Non è un “lavoro” facile, usiamo le virgolette perché quel termine è riduttivo per questa attività professionale che è davvero molto di più. E spesso si fa questa scelta di vita per pura passione visto che gli stipendi sono soddisfacenti solo in rari casi, molti tecnici devono affiancare un’attività lavorativa principale per arrivare alla fine del mese.

La premessa è doverosa per approfondire quanto successo nelle ultime ore negli USA dove Maggie Haney è stata sospesa per otto anni dalla Federazione Statunitense di Ginnastica dopo le accuse di abusi verbali e fisici (il processo era iniziato ad agosto dell’anno scorso). A denunciarla sono state alcune delle ragazze che ha allenato nell’ultimo lustro tra cui due stelle indiscusse come Lauren Hernandez (oro con la squadra alle Olimpiadi di Rio 2016 dove ha vinto anche l’argento alla trave) e Riley McCusker (oro con la squadra ai Mondiali 2018): si parla di costrizioni ad allenarsi anche se infortunate, insulti dopo ogni errore, derisioni per gli attacchi di panico, linguaggio crudele e maltrattamenti non meglio specifici, in un caso si è parlato anche di istigazione al suicidio. Purtroppo non si tratta di un fatto unico e isolato, basti pensare al caso del dottore Larry Nassar, medico della Nazionale americana condannato a oltre un secolo di carcere per abusi sessuali nei confronti di un centinaio di ragazze tra cui big come Simone Biles, Gabby Douglas, Aly Raisman.

Ci siamo soffermati su quanto di certo, acclarato, confermato, testimoniato e con processi arrivati a conclusione. Non bisogna però nascondersi dietro un dito e purtroppo è risaputo che in diverse parti del mondo ci sono tanti altri episodi di questo tipo anche se purtroppo bambine/i e ragazze/i hanno paura e non riescono a raccontare quanto succede in palestra. Riprendiamo le parole di due ginnaste italiane del recente passato: Ilaria Colombo (finalista alla trave ai Mondiali 2002, prima azzurra a disputare un atto conclusivo iridato dopo mezzo secolo) ed Eleonora Rando (più volte azzurra, ha partecipato ai Mondiali 2010 e ha avuto notorietà col reality Vite Parallele). Lo scopo è quello di ricordare agli allenatori che il loro è un “mestiere” vitale e che non ci sono medaglie di nessun tipo che giustificano questi comportamenti che rischiano per sempre di segnare la vita di una persona, non soltanto di un atleta. La stessa Federazione Internazionale di Ginnastica ha lanciato ufficialmente un appello ai ginnasti di confessare se vengono abusati in qualsiavoglia modo.

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stefano.villa@oasport.it

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Foto: Simone Ferraro/FGI

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