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Elena Bertocchi, tuffi: “Dopo l’infortunio avevo paura a salire sul trampolino. Con Cagnotto-Dallapé ce la giochiamo”

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Elena Bertocchi si tuffa verso le Olimpiadi di Tokyo 2020 con grandi speranze ed ambizioni. La lombarda dell’Esercito si è raccontata in esclusiva ad OA Sport, partendo dagli ultimi due mesi vissuti in casa ad allenarsi, ripercorrendo poi una stagione passata, molto difficile, e complicata per via di un infortunio che non le ha permesso di gareggiare. Adesso la voglia e l’entusiasmo di centrare la qualifica olimpica sono al massimo, con la compagna di sincro Chiara Pellacani, con cui darà battaglia ad un mito come Tania Cagnotto.

Come hai affrontato questo periodo di quarantena? Sei riuscita ad allenarti a casa? Hai seguito uno specifico programma assegnato dai tecnici della Nazionale?
“All’inizio è stata dura, sono passata dalle sei alle sette ore di allenamento al giorno a una o due di sola ginnastica. Mi annoiavo e la notte non riuscivo a dormire perché ero troppo piena di energie. Con il passare dei giorni ho, per fortuna, trovato un mio ritmo, allenandomi la mattina con video divertenti trovati su Youtube e il pomeriggio con la Nazionale di tuffi tramite l’app Zoom. Nei periodi morti della giornata o studio o prendo il sole”.

La lunga inattività e questo stop forzato quanto hanno pesato sulla fase di preparazione e come essa è cambiata in virtù delle prossime gare di cui non si conosce ancora una data?
Pesano molto. Io sinceramente sono un po’ intimorita a riprendere. Dopo l’estate, quindi dopo tre settimane di stop ad agosto, ci mettiamo in media tre o quattro mesi a ritornare al top della forma, ecco, io mi chiedo ora, che siamo stati fermi due mesi, quanto ci rimetteremo a tornare in forma e sopratutto come saranno gli allenamenti senza un vero e proprio obiettivo a breve termine. Io questo non lo so, ma sicuramente andrà tutto bene. E’ un periodo difficile per tutti quanti, sportivi e non, ma con grinta, determinazione e voglia di fare si risolverà tutto quanto. Perché oggi è difficile, domani sarà peggio, ma dopodomani ci sarà il sole”.

La tua stagione passata è stata sicuramente condizionata dai problemi fisici e soprattutto nel sincro insieme a Chiara Pellacani non siete riuscite a confermarvi dopo il titolo europeo del 2018. Quanti rimpianti ci sono per una stagione vissuta non al 100% e che poteva anche darvi un pass olimpico in anticipo?
“L’anno scorso è stato un anno molto difficile per me, perché ero partita molto bene, avevo fatto le gare di selezione vincendole tutte. Ad aprile sono andata al Grand Prix in California e anche lì mi ero classificata al secondo posto dai tre metri, seconda nel sincro con Chiara e prima nel sincro misto con Maicol Verzotto. Stavo benissimo, ero molto in forma, ma purtroppo proprio in quel periodo ho avvertito un dolorino alla schiena, che con il passare del tempo mi ha portato ad uno stop forzato di due settimane, un mese prima della partenza per i Mondiali. Nel periodo di stop ho fatto dodici sedute di ozonoterapia e, per chi non lo conoscesse, sono circa venti punture di una miscela di ossigeno ed ozono, alcune subito sottocute altre invece più in profondità, molto dolorose. Alla prima seduta appunto sono svenuta dal dolore. Dopo le sedute stavo meglio, ma avevo perso troppo tempo per essere pronta per i Mondiali di Gwangju, infatti sono arrivata e non ero per niente al top della forma. Ho dato il massimo, ma già dalla prima gara, il metro, la mia gara, si vedeva che non riuscivo a stare al passo con le altre, infatti arrivai solo settima. Ed il resto andò ancora peggio. Tornata a casa mancavano circa due settimane agli Europei di Kiev, ma durante queste due settimane ho avvertito di nuovo quel dolorino fastidioso alla schiena, arrivata a Kiev facevo fatica a stare in piedi dal dolore. I fisioterapisti e il dottore hanno fatto davvero di tutto per farmi allenare e gareggiare senza sentire dolore, ma più facevo punture e più l’effetto antidolorifico diminuiva. Penso sia stato uno dei periodi più difficili della mia vita. Salivo sul trampolino e avevo paura di non riuscire a reggermi in piedi. A quel punto ho detto basta, basta gare, basta allenamenti e sopratutto basta punture. Mi è dispiaciuto non poter fare sincro con Chiara, ma non ce l’avrei fatta. Sono andata in vacanza e dopo tre settimane sono stata meglio”.

Olimpiade di Tokyo. Non eri ancora qualificata ma lo spostamento di un evento del genere, per il quale si investono quattro anni, come lo vive un atleta?
“Per noi non cambia assolutamente nulla, l’obiettivo rimane sempre lo stesso, ma abbiamo solo più tempo per allenarci ancora meglio”.

Nella corsa a Tokyo c’è una rivalità interna con Tania Cagnotto e Francesca Dallapè, una coppia storica e che ha vinto tutto. Tu e Chiara vi sentite comunque favorite nella lotta per il pass olimpico? Come vivi questa lotta interna?
“Io e Chiara ci sentiamo ancora più forti quando gareggiamo insieme. Alla prima gara di selezione a Bolzano abbiamo fatto degli errorini che ci hanno fatto capire dove dobbiamo lavorare, ma eravamo comunque prime in classifica. Noi daremo il massimo per arrivare come coppia alla Coppa del Mondo. Poi una volta lì ci giocheremo la classifica per le Olimpiadi”.

Su Tania Cagnotto: è stata comunque per anni tua compagna di Nazionale e avete anche gareggiato insieme. E’ un idolo per te? Un esempio da seguire? Cosa significa dividere allenamenti, gare, momenti nelle competizioni con una campionessa del suo calibro?
“Sì, è sempre stata un punto di riferimento da quando ero piccolina. Mi ricordo che il mio allenatore mi diceva, cerca di stare più vicina a lei durante la gara, in termini di punti, così poi quando andremo all’estero anche tu sarai tra le migliori. In effetti aveva ragione e pochi anni dopo vinsi la medaglia di bronzo ai Mondiali dal metro. Quello che vorrei imparare da lei è il suo sapersi estraniare completamente durante la gara, il sapersi mettere in una bolla di cristallo, dove tutto il resto che ci circonda non conta nulla, ci sei solo tu ed il trampolino”.

Un tuo giudizio invece su Chiara Pellacani, tua compagna di sincro. Insieme siete sbocciate all’improvviso in una fantastica finale europea, ve lo aspettavate? Che margini di crescita ci sono per la vostra coppia e quali sono i vostri punti di forza e quali quelli su cui lavorare?
“Assolutamente no, non ce lo aspettavamo, non ci eravamo neanche allenate così tanto insieme, solo la mattina prima della gara. Pazzesco (ride). Chiara sui tuffi liberi, quelli più difficili, quindi sul terzo, quarto e quinto tuffo è una macchina da guerra, fortissima, ma, per ora, è un po’ carente sui tuffi più facili, i primi due. Quindi all’inizio della gara le dico che ci penso io sui primi due tuffi, che a me vengono, di solito, molto bene, poi ti passo il testimone e tu attacchi come se non ci fosse un domani così poi vinciamo. Ovviamente lo diciamo per scherzare, perché tutte e due dobbiamo fare cinque tuffi impeccabili, ma secondo me dire questo ci dà ancora più complicità e forza”.

L’Olimpiade puoi conquistarla anche individualmente, anche se dai tre metri non hai quello stesso feeling con il metro. Per quale motivo non sei riuscita ad ottenere gli stessi risultati? Quali sono le differenze, gli aspetti tecnici e magari anche fisici che ti riguardano nelle due gare?
All’inizio dell’anno era più fattibile, ma ora Tania ha deciso di tornare a fare anche l’individuale, quindi sarà molto più difficile riuscire a classificarsi anche dai tre metri individualmente. Semplicemente i tuffi da tre metri sono più difficili rispetto a quelli dal metro, quindi ci vuole molto più tempo per consolidarli”.

Proprio sui tre metri: prima dello stop stavi lavorando in particolare su qualche tuffo o qualche rotazione? Hai intenzione di aumentare il tuo coefficiente per essere ancora più competitiva?
“No, devo consolidare quelli che faccio già”.

Ultima domanda: obiettivi e speranze per la prossima stagione, un’Olimpiade da conquistare? Tokyo immagino sia il traguardo, ma poi c’è sicuramente la voglia di fare bene nel grande evento?
“Sono vent’anni che sogno di andare alle Olimpiadi, direi che il primo passo è quello di centrare la qualifica, poi quel che sarà sarà…”.

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andrea.ziglio@oasport.it

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Foto: LaPresse

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