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Baseball, l’Italia che verrà: i giovani azzurri da seguire nelle Leghe minori americane

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L’attività internazionale del baseball al momento è ferma. Tutti, dalla MLB ai campionati nazionali sparsi per mezzo mondo, hanno dovuto presto fare i conti con la pandemia di coronavirus. Andiamo a vedere in questa sede alcuni nomi di giocatori italiani futuribili che hanno deciso di intraprendere il cammino verso gli Stati Uniti, in particolare quelli di più recente approdo dall’altra parte dell’oceano.

Ettore Giulianelli avrebbe dovuto debuttare in terra americana quest’estate, in Rookie League. Aveva firmato, nello scorso settembre, con i St. Louis Cardinals. Nato a Rimini il 30 marzo 2003, è cresciuto ai Torre Pedrera Falcons come ricevitore e interno, specializzandosi poi anche da lanciatore. Proprio in questo ruolo, sotto l’ala di Bill Holmberg, è stato in grado di far fruttare il periodo all’Accademia Nazionale di Tirrenia. Nel 2018 ha subito un infortunio al gomito, che in termine tecnico è definito come “little leaguers elbow”. Ha avuto la fortuna di non vedersi compromessa la struttura del gomito, così ha ricominciato in due mesi, mettendosi in luce al MLB Camp a Regensburg. Nel 2019, prima di andare negli States, ha preso la strada della Serie B con il Belvedere Riccione e ha dato ancora buoni riscontri all’Elite European Development Program. Poi, la chiamata dall’America che conta.

Daniele Di Monte è approdato negli States nel finale di 2018. Nato il 16 febbraio 2020 a Monfalcone, ha firmato con i Detroit Tigers, che lo hanno messo in campo nella squadra di Minor League affiliata. Ha giocato per due mesi, prima che l’uragano Dorian scatenasse la propria furia sulla parte sudorientale degli Stati Uniti costringendo a cancellare i playoff di Rookie League. Anche lui ha scelto di svilupparsi come lanciatore. Con l’Italia ha già giocato gli Europei Under 18 due anni fa. In quello stesso 2018 ha vinto lo scudetto nella medesima categoria giovanile con i New Black Panthers di Ronchi dei Legionari, giocando anche in B con la Junior Alpina Trieste. Si è trattato, nel momento in cui ha preso la destinazione americana, del terzo più giovane giocatore di formazione italiana a tentare l’avventura nei pro, dopo Marten Gasparini (16 anni e un mese) e Alberto Mineo (16 anni e 4 mesi).

Samuel Aldegheri, già con un cognome piuttosto pesante (che è quello del fratello Mattia), ha preso la via americana nello scorso giugno, firmando con i Philadelphia Phillies. Diventato maggiorenne lo scorso 19 settembre, è stato anche il lanciatore di Parma in Serie A1 prima di andare oltreoceano. Ha affrontato tutto il percorso delle giovanili con le Nazionali azzurre, arrivando anche a ricevere la chiamata dell’allora manager Gilberto Gerali (che ha recentemente lasciato il posto a un signore che risponde al nome di Mike Piazza). Il suo approdo definitivo al baseball si deve a Stefano Burato, futuro manager dell’Under 12 azzurra, che a San Martino Buon Albergo lo ha visto, lo ha preso in carico e lo ha portato ad arrivare in B e A2 a Verona, prima degli ultimi, grandi traguardi.

Matteo Bocchi, rispetto a questi tre, è già un po’ più in là con gli anni, avendone ormai 24. Eppure merita di essere citato, perché lo scorso anno è riuscito a spingersi fino alla Triple A, l’ultimo stadio prima dell’approdo effettivo in un roster MLB. Sotto contratto con i Chicago Cubs, normalmente Bocchi, già stella della Fortitudo Bologna e punto fermo della Nazionale, non è il primo che si trova agli Iowa Cubs (l’affiliata di Minor League citata) in rappresentanza dell’Italia. A Chicago, infatti, hanno sempre avuto un discreto occhio di riguardo per i nostri portacolori, da Alex Maestri ad Alberto Mineo per proseguire con uno che italiano, per sport, lo è: Robel Garcia. Quanto a Bocchi, era stato assegnato all’Arizona League da rookie, prima di approdare in Class A Short-Season con gli Eugene Emeralds, dove il nostro lanciatore, puntata con Iowa a parte, è rimasto.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: FIBS / Carlo Marcoaldi

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