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MotoGP, Piloti immortali: Loris Capirossi, dai trionfi in 125 e 250 alle battaglie epiche con Valentino Rossi e Biaggi

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4 aprile 1973, Castel San Pietro Terme, nel cuore dell’Emilia: questi i riferimenti di Loris Capirossi, per tutti “Capirex”. Il centauro italiano caratterizzò gli anni ’90 e 2000 del Motomondiale, mettendo in sella sempre grinta, coraggio e dedizione. La moto era la sua miglior amica e Loris ha sempre cercato di “accudirla” e di gettare il cuore oltre l’ostacolo per ottenere risultati prestigiosi. Tre i titoli vinti (1990 e 1991 nella mitica 125cc e nel 1998 nella 250cc), 328 le gare disputate, 29 i successi singoli, 99 i podi, 3190 i punti conquistati e 41 le pole-position.

Numeri di una carriera iniziata facendo rombare le moto da fuoristrada ad appena quattro anni, affinando l’arte delle regolazione e della preparazione del mezzo. Sulla pista però Capirossi ha trovato la sua “Terra promessa”, a partire dal 1987, guidando una Honda NS125, arrivando sesto nel campionato italiano Sport Production. Nel 1989 sempre su Honda si piazzò in quarta posizione nel campionato europeo, vincendo tre gare, in attesa del debutto nel Motomondiale. A 17 anni vi fu il grande salto nel Mondiale 125c sulla Honda RS125R del team Pileri. Un esordio con il botto, perché Loris si aggiudicò il titolo, imponendosi in tre GP (Gran Bretagna, Ungheria e Australia), giungendo tre volte secondo (Austria, Jugoslavia e Belgio) e due volte terzo (Nazioni, Germania Ovest) e totalizzando 182 punti in classifica generale. L’anno successivo, stessa storia e stesso mare. In sella alla moto giapponese nel team Pileri, infatti, Capirossi si riconfermò campione in maniera ancor più netta: 5 vittorie (Australia, Europa, Francia, Gran Bretagna e Malesia), cinque secondi posti (Italia, Germania, Olanda, San Marino e Cecoslovacchia), due terzi posti (Giappone e Spagna), cinque pole position (Australia, Germania, Paesi Bassi, Gran Bretagna e Cecoslovacchia) e 200 punti nella classifica finale. A soli 18 anni, dunque, il centauro nostrano poté fregiarsi di due Mondiali.

Nel 1992 il grande salto in 250cc e sulla Honda le difficoltà non mancarono: soli 27 punti e la dodicesima posizione finale nella graduatoria parlavano chiaro. L’anno seguente fu più competitivo, vincendo tre gare e perdendo il titolo all’ultima gara per soli quattro punti dal giapponese Tetsuya Harada, incappando in un fuori pista causato da una scelta errata degli pneumatici. Nel 1994 vinse quattro GP (Austria, Germania, Francia e Gran Bretagna) ma dovette fare i conti con il “Corsaro” Max Biaggi, autentico dominatore di questa categoria. Una rovinosa caduta poi (con frattura al polso) lo costrinse ad alzare bandiera bianca nella lotta iridata. Nel ’95 e nel ’96 tentò l’avventura nella classe regina. Nella 500cc i risultati furono buoni ma non esaltanti: sulla Honda al primo anno ottenne il primo podio nel GP d’Europa, mentre nella stagione successiva vinse la sua prima gara nella massima cilindrata in Australia sulla Yamaha. Nel ’97 tornò in 250cc sposando la causa dell’Aprilia e fu nell’anno successivo a vincere il suo terzo e ultimo Mondiale sulla moto di Noale. Una squadra stellare quella che del marchio italiano che aveva tra le sue fila l’astro nascente Valentino Rossi e il giapponese Harada. L’epilogo sorrise a Loris ma non mancarono le polemiche: nel GP d’Argentina Capirossi tentò un sorpasso molto azzardato all’ultima curva sul giapponese, portando a un contatto inevitabile che gli fu favorevole. Il pilota giapponese accusò Loris di comportamento antisportivo e la stessa Aprilia prese provvedimenti seri nei suoi confronti, interrompendo bruscamente il contratto che lo legava anche per l’anno successivo. La casa italiana poi fu citata in causa e tutto si risolse dopo una lunga questione legale che poi diede ragione al centauro italiano, dichiarato innocente e a cui fu confermato il titolo conquistato il pista. Inoltre, Aprilia fu costretta a pagare 1,5 milioni di euro per chiudere la controversia. Nell’anno seguente Capirossi gareggiò sulla Honda RS250RW del team Elf Axo Honda Gresini di Fausto Gresini. Si assistette a un duello all’ultimo sangue con Rossi, alfiere dell’Aprilia, e alla fine vinse Valentino. Loris chiuse con 209 punti, ottenendo tre vittorie (Malesia, Paesi Bassi e Imola), due secondi posti (Gran Bretagna e Germania), quattro terzi posti (Giappone, Spagna, Comunità Valenciana e Brasile) e due pole position (Gran Bretagna e Sudafrica).

Nel 2000 Capirossi tornò nella massima cilindrata, dando seguito a un’avventura che durò fino al 2011. Il centauro nostrano legò il suo nome a Ducati, viste le stagioni passate dal 2003 al 2007 nel team ufficiale e poi nel 2011 in Pramac. Il sogno iridato non si concretizzò, ma comunque la sua guida garibaldina, con un posteriore sempre ballerino, rimane nel cuore degli appassionati.

 

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Foto: LaPresse

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