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Biathlon

Dominik Windisch, biathlon: “Serve un lavoro perfetto per potersela giocare nella mista, non bisogna fare calcoli e dare sempre il massimo in ogni gara”

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Dominik Windisch, campione del mondo nella mass start di Östersund, è pronto a vivere un sogno nel Mondiale di biathlon nella sua Anterselva, nella quale spera di essere tra i protagonisti assoluti fin dalla staffetta mista. Il 30enne altoatesino dell’Esercito è riuscito a recuperare dall’indolenzimento accusato dopo la caduta occorsa nella staffetta di Oberhof, dove ha sbattuto contro i cartelloni pubblicitari. Con lui abbiamo fatto il punto sulle sensazioni e le aspettative alla vigilia della competizione iridata.

Dominik, si comincia a percepire la tensione per i Mondiali a due passi da casa, tu che vivi a Rasun di Sopra…

“Sì, ovviamente comincia a salire un po’ di nervosismo, ma è quella tensione positiva che ti spinge e ti aiuta a dare il massimo. Quando si è troppo nervosi invece si va più in difficoltà”

In controtendenza con le ultime stagioni hai ottenuto i migliori risultati nel mese di dicembre, disputando due ottime sprint sia a Hochfilzen che Annecy concluse nella top10. La seconda parte di stagione è stata invece condizionata della caduta nella staffetta di Oberhof. Quanto ti ha influenzato al tiro durante le tappe successive e hai ancora dolore al costato?

“Purtroppo gennaio è stato un mese un po’ difficile per via del dolore, che mi ha tolto tanta energia e soprattutto la concentrazione al tiro. Non ero tranquillo perchè avvertivo molto dolore nello sparare a terra e avvertivo tensione ancora prima di affrontare il poligono. E’ stato però importante gareggiare comunque in quel periodo per portare a casa punti preziosi di Coppa del Mondo in ottica qualificazione alla mass di Pokljuka, si è trattato solo di resistere e tenere duro. Già a Obertiliach sono riuscito ad allenarmi senza fastidi al tiro dove ho lavorato molto e sto affinando la tecnica per poter sparare come a dicembre. La forma sugli sci è buona, già a Pokljuka ho fatto segnare degli ottimi tempi sugli sci, per cui mi sento bene”.

Pensi di poter essere competitivo già dalla sprint come successe a Pyeongchang? Quando si arriva al grande appuntamento c’è sempre da fare i conti con te, il vantaggio che ti porta in dote l’oro di Östersund è la qualificazione automatica alla mass start.

“Alla fine in gara non penso mai a questi aspetti o a dettagli che magari ti creano aspettative e ti portano via energie. Quindi non bisogna fare calcoli e dare sempre il massimo in ogni gara”.

Come per il via della stagione, i Mondiali inizieranno con la staffetta mista che è forse la gara più sentita per la nostra squadra per il successo ottenuto a Östersund; in Svezia proprio lo scorso anno arrivò la prima medaglia iridata nel format e fu il preludio di un’edizione memorabile. C’è la consapevolezza di poter ottenere la medaglia per togliersi un po’ di pressione prima delle gare individuali?

“Sì è una gara dove abbiamo la speranza di poter salire podio e serve un lavoro perfetto da parte di tutta la squadra per potercela giocare con le altre nazioni più titolate” .

Ti ritieni soddisfatto finora del cambio tecnico al tiro con il passaggio da Zingerle a Hoellrigl? Ti senti più sicuro nell’affrontare il poligono e pensi possa dare i frutti nel Mondiale di casa?

“La scelta non è stata ponderata per l’occasione dei Mondiali di casa bensì per il lungo periodo, sapevo che non sarebbe cambiato granchè a livello di percentuali. Il tiro è molto complicato e si fa fatica a modificare gli automatismi su cui hai lavorato per vent’anni, ci vuole più tempo. Sicuramente già a dicembre abbiamo visto che mi ha dato dei vantaggi, ai quali sono corrisposti ottimi risultati. Ma anche a gennaio, nonostante i problemi di salute già elencati, il tiro è andato piuttosto bene, non sono mai andato oltre 1-2 errori per serie mentre in passato capitava di commetterne di più. Chiaramente non ho la ricetta per colpirli tutti, altrimenti sarei ricco, ma sto lavorando per migliorarmi il più possibile”.

nicolo.persico@oasport.it

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Foto: Federico Angiolini

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