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Ciclismo, Nairo Quintana straccia tutti sul Mont Ventoux. Sarà la stagione buona del colombiano?

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Erano almeno tre anni, dai tempi in cui piegò tutti sul Blockhaus al Giro d’Italia 2017, che non si vedeva un Nairo Quintana pimpante come quello che, oggi, al Tour de la Provence, ha demolito la concorrenza sul Mont Ventoux. Lo scalatore colombiano è partito a 7,5 km dal traguardo, posto a Chalet Reynard, e ha immediatamente fatto il vuoto alle sue spalle. I primi inseguitori, Lutsenko, Carthy e Vlasov, sono giunti a 1’30” dal Condor, mentre Thibaut Pinot ha perso ben 2’12”.

Un Quintana ben diverso quello ammirato oggi rispetto a quello visto negli ultimi tre anni. Più magro innanzitutto, più leggiadro nella pedalata e più convinto dei suoi mezzi. Appena i compagni hanno finito di lavorare, lui ha portato il suo scatto e non si è più girato indietro. Un’immagine che non si vedeva da un po’ ed era ormai stata sostituita da quella dal Quintana in costante affanno che alza il gomito per chiedere il cambio ai corridori alle sue spalle.

Il cambio di casacca sembra aver fatto bene a Quintana, il cui rapporto con la Movistar era chiaramente saturo già alla Grande Boucle 2019. In Arkea il colombiano, un corridore tanto forte di gambe quanto fragile a livello psicologico, ha trovato un ambiente familiare, senza altri galli nel pollaio. L’ideale per levargli un po’ di pressione e farlo sentire coccolato, forse ciò di cui ha più bisogno. I suoi risultati, nelle ultime due stagioni, era crollati anche per via della coesistenza con un compagno ingombrante come Mikel Landa, la quale si è rivelata tossica per Nairo.

Certo, siamo comunque a febbraio e siamo al Tour de la Provece, la febbre a Nairo andrà misurata più avanti, quando la pressione aumenterà. Il Tour de France è il suo grande obiettivo e fino ad oggi si è dimostrato uno scoglio insuperabile per il Condor. Quest’anno, poi, la concorrenza si prospetta di livello ben più alto rispetto a quella delle ultime due stagioni, data la presenza di un Egan Bernal dalle rinnovate consapevolezze e quelle di un Primoz Roglic ormai del tutto sbocciato e di un Tadej Pogacar che sembra ulteriormente cresciuto rispetto al 2019. E, ovviamente, bisogna considerare anche i vari Tom Dumoulin, Geraint Thomas e Thibaut Pinot.

Oggettivamente l’idea è che ormai Quintana abbia perso l’occasione di vincere la Grande Boucle, dato che ha sprecato due match point nel 2018 e nel 2019, quando la sua storica nemesi Chris Froome in un caso aveva il Giro nelle gambe e nell’altro non era nemmeno al via. La storia del ciclismo, però, ci insegna che i corridori di grande classe, e Nairo è uno di questi, possono tirare fuori il coniglio dal cilindro anche quando nessuno ormai se lo aspetta più. Giusto nove anni fa, un Cadel Evans 34enne riuscì a conquistare il Tour de France quando tutti pensavano che non avesse più chance di imporsi nella corsa più importante della stagione.

Per Cadel, nel 2011, fu importante trovare la fiducia a inizio stagione, quando conquistò Tirreno-Adriatico e Giro di Romandia. Nairo Quintana ha appena compiuto 30 anni, dal punto di vista atletico ha ancora qualche anno ad alti livelli, non è nemmeno proprio all’ultima spiaggia. La sua carriera, però, ci dice che più che il fisico, la chiave delle sue vittorie è la testa. E vincere, anche in gare secondarie, aiuta a cacciare i cattivi pensieri e a trovare fiducia in vista degli appuntamenti più importnati. Se il colombiano riuscirà a rimanere sereno anche quando la pressione si alzerà, allora nei prossimi mesi potrà tornare a essere un cliente scomodo per tutti i grandi del ciclismo mondiale, anche alla Grande Boucle ove, quest’anno, il percorso gli strizza decisamente l’occhio.

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luca.saugo@oasport.it

Twitter: @LucaSaugo

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Foto: Lapresse

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