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Biathlon, Mondiali 2020: il dilemma di Lisa Vittozzi al lancio delle staffette continua a dividere

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L’Italia ha terminato al decimo posto la staffetta femminile dei Mondiali 2020 di biathlon, a due minuti e mezzo dal quartetto norvegese che ha conquistato l’oro. Niente di sorprendente, un piazzamento in linea con le aspettative, che va tuttavia analizzato attentamente. Le polemiche riguardo all’ordine delle staffettiste all’uscita delle start list sono divampate rapidamente, perché ancora una volta la decisione dei tecnici azzurri è stata quella di confermare Lisa Vittozzi al lancio e spremere entrambe le cartucce migliori nella prima parte per poi cercare di difendersi.

La tipologia di gara che si voleva impostare era quella di costruirsi un vantaggio importante nelle prime due frazioni e poi cercare di restare a galla con Federica Sanfilippo e Michela Carrara. Una strategia che oggi è andata perfettamente a buon fine visto che Dorothea Wierer è riuscita a regalare un margine di oltre un minuto sulla Norvegia e addirittura 1’40” sulla Germania, il più alto che l’Italia abbia mai avuto in una staffetta. Eppure le cose non sono finite bene. Certamente il brutto poligono in piedi della ventinovenne di Ridanna ha contribuito alla causa e si sapeva che, se l’Italia avesse avuto qualche possibilità, sarebbe stato sparando in maniera eccellente in tutti e otto i poligoni. Analizziamo un attimo quanto accaduto nella sesta e settima serie, quelle del disastro. Sanfilippo è entrata con un minuto di vantaggio sull’Ucraina, alla fine terza, ed è uscita dal giro di penalità insieme, la medesima situazione con la quale Carrara si è poi presentata a quella successiva. Anche in questo caso, girando, rispetto a Pidhrushna il margine è stato di un minuto abbondante. Totale due.

Bene, all’arrivo tra le due formazioni il divario è stato di 2’13”, ovvero poco più di quanto si è esattamente perso complessivamente nelle due serie infelici. La naturale conclusione che si può trarre è che, anche con un’Italia davvero impeccabile e perfetta in ogni sua parte, oggi la qualità in campo non sarebbe stata sufficiente per agguantare il bronzo. La domanda che sorge spontanea è semplicemente una. Un ordine diverso delle frazioniste avrebbe potuto modificare tali riscontri? Lisa è stata strepitosa come al solito al lancio, incamerando subito 37″ su Anastasja Merkushyna, 40″ su Synnøve Solemdal 1″10 sulla malcapitata Karoline Horchler, vantaggi costruiti interamente a partire dal primo poligono in poi.

La chiave potrebbe essere esattamente questa. Certamente invertire il teorema e attaccare questa staffetta in crescendo, come tutte le nazioni di vertice con le più deboli davanti, avrebbe scaricato molta pressione dalle spalle di Sanfilippo e soprattutto Carrara, inserita per sua stessa sorpresa in un contesto che, secondo le logiche dei tecnici, sarebbe dovuta essere una posizione da medaglia, non certo la migliore delle situazioni da affrontare al primo Mondiale della carriera. Ma non c’è solamente il discorso psicologico da tenere conto. Nel primo giro è infatti certamente più facile contenere il distacco sugli sci per chiunque, in quanto si può contare sul contatto diretto con le avversarie. Una situazione che poteva essere davvero congeniale per Federica o ancor più per la stessa Michela per poter gestire meglio lo sforzo e nel complesso delle quattro frazioni si sarebbe certamente potuto recuperare in questo modo qualche secondo in più, esattamente quanto sarebbe bastato per ambire alla medaglia con la tanto acclamata prova perfetta al tiro.

Con il senno di poi è sempre sbagliato parlare, ma le sensazioni che questo tipo di situazione potessero presentarsi erano già state ampiamente evidenziate ed analizzate alla vigilia e al termine dell’ennesimo fallimento con la strategia adottata è forse giunto il momento di imparare dagli errori commessi.

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michele.brugnara@oasport.it

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Foto: F. Angiolini