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Basket, Qualificazioni Europei 2021: Italia, un gruppo che funziona. Tante indicazioni utili per Sacchetti

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L’Italia, presente in maniera paradossale nelle qualificazioni agli Europei 2021, per lo status di Paese tra gli ospitanti della prossima rassegna continentale, ha fatto il suo. Poteva apparire non scontata la doppia vittoria contro Russia ed Estonia, ma il piatto servito da coach Meo Sacchetti è sempre il suo: non si sta in una sua squadra senza dare tutto per il risultato finale.

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Questa Nazionale, in particolare, ha saputo diversificare piuttosto bene i protagonisti: ora Marco Spissu, ora Giampaolo Ricci, ora Michele Vitali, con vari momenti belli anche per Filippo Baldi Rossi, Simone Fontecchio e Nicola Akele (quest’ultimo decisivo soprattutto in Estonia, nell’ultimo quarto in cui è emerso il maggior livello azzurro rispetto a quello degli estoni, quattro dei quali militano dalle nostre parti). Come ha detto lo stesso Sacchetti, c’è fame e un po’ c’è anche voglia di mettere in difficoltà, soprattutto quando si tratterà di scegliere tra questi elementi gli uomini destinati a fare un pezzo di strada al Preolimpico di Belgrado.

Da sottolineare, in particolare, il ruolo quasi da play occulto di Vitali, insignito dei gradi di capitano, che sono stati onorati al massimo. Della solidità di Ricci non si è sorpreso, in fondo, nessuno: quando il gioco si fa duro lui c’è, e si vede. Succedeva a Cremona, accade alla Virtus Bologna, capita anche in Nazionale. Spissu conferma semplicemente di essere pronto per avere un ruolo importante in azzurro, dopo essersi preso anche le chiavi di Sassari con la fiducia di Giamarco Pozzecco, uno che del ruolo qualcosa sa e ha spiegato a tanti. Buono anche il contributo di Michele Ruzzier, mentre Matteo Tambone è stato poco utilizzato (scampoli con la Russia, qualche minuto in più là dove serviva dell’esperienza e qualche quintetto particolare a Tallinn). Le gerarchie attuali del nostro capo allenatore, nel posto di 1, sembrano chiare.

Capitolo giovani e debuttanti: l’obiettivo di Sacchetti è di farli crescere, osservarli, e i chiamati hanno risposto presente. Matteo Spagnolo, 17 anni, un 2003 come forse nessuno in Europa, ha dimostrato che, al di là dell’ovvia inesperienza a questi livelli, i numeri, la personalità e la classe per far bene ci sono tutti. Come ha detto il ct azzurro, va lasciato crescere, perché è un bene prezioso per una pallacanestro italiana che presto avrà un gran bisogno del suo indubbio talento. Francesco Candussi, alla prima gara in azzurro contro l’Estonia, ha alternato un paio di errori di poca furbizia ad altre intuizioni giuste, come la tripla frontale nel secondo quarto (e già a Verona il suo 32% dall’arco non lo prendono esattamente come un male). Infine, pochi minuti per Giordano Bortolani. Nel suo ruolo c’è concorrenza, ma in A2 il classe 2000 che milita a Biella è il miglior italiano, e di gran lunga. Crescerà, perché il talento c’è.

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Credit: Ciamillo

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