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Sci di fondo

“Johaug è unica. Bolshunov? Un Mig! Francesco De Fabiani può farci sognare” ‘L’ululato del Bubo’ con Fulvio Valbusa

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La Coppa del Mondo di sci di fondo è giunta al suo giro di boa. La tappa di Nove Mesto na Morave ha ufficialmente posto fine alla prima metà della stagione, lanciando sempre di più in testa alla classifica generale Alexander Bolshunov e Therese Johaug. Tuttavia, se la lotta in campo femminile appare già finita, la corsa fra gli uomini è ancora apertissima.

È dunque giunto il momento della settima puntata de “l’Ululato del Bubo”, la rubrica di approfondimento e analisi tenuta in compagnia di Fulvio Valbusa, campione olimpico a Torino 2006. Fra le considerazioni di questa settimana, anche un’interessante dissertazione riguardo l’impostazione data a diverse atlete in campo femminile.

Bubo, partiamo dal settore maschile. Bolshunov, per essere un credibile pretendente alla Sfera di cristallo, doveva fare il pieno in questo weekend. C’è riuscito, raccogliendo 200 punti contro i 116 di Klæbo. Quali sono i tuoi pensieri su questa sfida esaltante?
“Bolshunov sta andando come un MiG! È in condizione strepitosa e ha dimostrato di essere cresciuto tanto a tecnica libera, dominando la 15 km di sabato. Domenica invece ha potuto controllare, favorito anche dal fatto che l’avversario più pericoloso, ovvero Iivo Niskanen, è stato affossato dai materiali. Il russo adesso ha 159 punti di vantaggio in classifica generale. Il margine non è indifferente, ma ci saranno ancora tante gare sprint e Klæbo può recuperare. Secondo me il norvegese è ancora favorito, anche se sono curioso di vedere cosa succederà questa settimana a Oberstdorf. Lo scandinavo disputerà entrambe le competizioni in programma, oppure diserterà lo skiathlon per puntare tutto sulla sprint e garantirsi quantomeno 100 punti quasi certi?”.

A proposito di Klæbo. Dopo il Tour de Ski c’è chi lo ha definito un “succhiaruote”. Tu cosa ne pensi?
“Klæbo succhiaruote? Ma scherziamo? Domenica è andato a riprendersi Røthe e Niskanen praticamente da solo, dopodiché ha aspettato il momento opportuno per guadagnare il secondo posto, ottenendo il massimo risultato possibile. Ha corso alla grande; lui deve vincere la Coppa del Mondo, non certo fare la gara per gli altri! Ha dimostrato di avere un gran motore. Eccome se lo ha dimostrato! Chi lo definisce ‘ciuccia ruote’ dovrebbe farsi un bell’esame di coscienza”.

In casa Italia sono arrivati segnali molto incoraggianti da parte di Francesco De Fabiani. Che impressione ti ha fatto?
“De Fabiani è stato la nota positiva di questo weekend. Ha effettuato il suo ritorno in Coppa del Mondo dopo il ritiro al Tour de Ski ed è arrivato quel segnale positivo che tutti speravamo potesse dare. Già sabato ha fatto capire di esserci, perché la 15 km a skating contro il cronometro è stata una prova difficile in cui lui si è ben comportato, testimoniando di essere in netta crescita. Domenica ha poi disputato una gran gara, correndo in maniera intelligente. Visto lo schema venutosi a creare, una volta raggiunti tutti quelli subito davanti a lui, ha capito che non aveva senso svenarsi per tentare di chiudere il buco con il gruppetto formato da Tønseth, Hyvarinen e Gaillard. Sarebbe stato un suicidio continuare a tirare, quindi ha preferito coprirsi e correre in controllo, scatenando poi tutti i suoi cavalli nel finale. Abbiamo finalmente rivisto una delle sgasate mostruose che lo caratterizzano. Le sue qualità le conosciamo, quando sta bene fa paura a tutti. Mi voglio esporre, credo che da qui a fine stagione si possa sognare. Oberstdorf è una pista a lui cara e nello skiathlon, se si concentra bene, può fare il botto. Guardando più a lungo termine, lo vedo protagonista nel Tour Scandinavo di febbraio. Il DeFa è così. O va o non va, senza via di mezzo. Lui ha bisogno che tutto sia a posto, fisico e testa. Nel momento in cui l’organismo è tornato a funzionare, è riuscito a resettare anche il cervello. Quindi sono convinto che potrà togliersi svariate soddisfazioni da qui a fine marzo”.

Spostiamoci nel settore femminile. C’è un modo per non essere banali? Per Johaug ormai abbiamo esaurito gli aggettivi.
“Johaug sta dominando in maniera imbarazzante e si porterà a casa la Coppa del Mondo con le mani in tasca. Quantomeno dietro di lei ci sarà una bella lotta per la seconda posizione della classifica generale, per la quale vedo favorita Nepryaeva, che secondo me alla lunga potrà avere la meglio su Weng e Østberg, le quali verosimilmente si giocheranno la terza piazza. Peccato che in questa battaglia manchino le svedesi, ma ormai è andata così”.

Voglio farti una domanda ad ampio spettro. Johaug è alta poco più di 160 cm e peserà poco più di 45 kg. Passi per le prove a skating, però vederla dominare in questo modo a tecnica classica è anomalo. Mi spiego, con un fisico così, in alternato dovrebbe faticare ad imporsi, soprattutto al cospetto di avversarie giunoniche quali Nepryaeva. Eppure, sbaraglia la concorrenza comunque. Qual è il suo segreto?
“È una considerazione molto interessante, alla quale bisogna dare una risposta ben dettagliata. Innanzitutto si deve partire da un presupposto, cioè che Johaug è un pezzo unico. Di atlete come lei ne nascono un paio ogni secolo. Solo Stefania Belmondo può essere paragonata a Theresina. Sia per il motore, sicuramente formidabile, che per il rapporto peso/potenza, indubbiamente eccezionale. Con queste caratteristiche fisiche, lo scricciolo atomico ha la possibilità di buttarla sempre sul ritmo, sfruttando le sue doti naturali e tenendo frequenze irraggiungibili per tutte le altre. Al riguardo ho l’impressione che, soprattutto in Norvegia, si sia cercato di seguire il modello-Johaug, senza rendersi conto che le sue caratteristiche non possono essere replicate. Dico questo pensando all’evoluzione avuta da Weng e Østberg, le quali nel corso degli anni sono dimagrite tantissimo, perdendo così qualità in termini di potenza, proprio per privilegiare il ritmo. Non è un caso che entrambe siano diventate meno competitive nelle sprint. D’altronde, il loro cambiamento fisico è evidente. Insomma, si è cercato di emulare una grandissima campionessa senza cercare di insegnare la tecnica di sciata. Mi spiego meglio. Johaug, esteticamente, non scia bene. Però lei se lo può permettere, proprio perché è unica. Per le altre, seguire la strada del ritmo forsennato non paga, come dimostrato da quanto accaduto domenica. Østberg e Weng hanno ripreso Nepryaeva, la quale però, una volta raggiunta, non ha avuto problemi a tenere il loro passo. Alla fine la russa l’ha spuntata facilmente, proprio perché scia veramente bene a tecnica classica. Questo significa che non sempre privilegiare il ritmo è la strategia vincente, bisogna guardare alle caratteristiche fisiche di ogni atleta. Johaug è un’autentica forza della natura, quindi lei se lo può permettere. È questo il suo segreto. Per le altre il ritmo può fare la differenza su piste dure, molto impegnative. Invece, dove bisogna sciare, è la tecnica ad avere la meglio. Sia chiaro,è un discorso che vedo solo in campo femminile, perché tra gli uomini è tutto diverso. Lo stesso Klæbo dimostra di saper sciare. Non sarà bellissimo da vedere come Bolshunov o Cologna, però è comunque molto efficace anche in termini di sciata”.  

Passiamo all’Italia. Anna Comarella ha firmato altri due ingressi nelle prime trenta posizioni, ma è l’unico raggio di luce nel panorama del fondo femminile azzurro.
“Comarella ha dimostrato di aver trovato la sua dimensione della Coppa del Mondo, ed è importante. Due piazzamenti nelle trenta sono sicuramente risultati incoraggianti. Però, sottolineo che questo non deve essere il nostro obiettivo. A Nove Mesto le sono arrivate davanti ragazze che non hanno niente più di lei, come la sua coetanea Janatova. Quindi, va bene entrare in zona punti con costanza, però non ci si deve accontentare, perché si può ambire a risultati ben più importanti. Allargando il discorso, dobbiamo ricordarci che l’obiettivo del movimento azzurro è quello di creare una squadra competitiva in ottica 2026. Per questa ragione non ritengo produttivo cercare di riscaldare sempre la stessa minestra. Se si vuole insistere su determinate veterane, allora bisogna cambiare politica. A ognuna di loro si diano tre possibilità. Se, in queste tre tappe, dimostrano di poter essere competitive per la zona punti, allora si può pensare di confermarle. In caso contrario si cambia e si da’ spazio ad altre atlete. Continuare a vivacchiare, senza stimolare in alcun modo l’ambiente, è assolutamente inutile e controproducente”.

A proposito di allargare gli orizzonti, soprattutto in campo femminile si vede più varietà in zona punti, con nazioni “esotiche” capaci di dire la loro nel massimo circuito. Stiamo tornando ad avere un’eterogeneità che si era persa nell’ultimo decennio?
“Sì, le ceche stanno tornando sotto, ma ormai vediamo risultati da zona punti anche da parte di giovani lettoni e cinesi. Questo fa bene, anzi benissimo, allo sci di fondo. Soprattutto se pensiamo all’ultima staffetta di Lillehammer, dove era inquietante constatare quante poche fossero le nazioni al via, soprattutto se si confrontava il campo partenti con quello che normalmente c’è nelle staffette di biathlon. Lì ci sono sempre più di venti Paesi al via. Tra un po’ vedremo anche le isole Fiji! Perché nel biathlon c’è tutta questa varietà e nel fondo no? È fondamentale per il futuro della disciplina allargare il bacino d’utenza, altrimenti si rischia di appassire in maniera definitiva. Quindi, ben vengano i punti della Cina e della Lettonia!”.

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ULULATO DEL BUBO – PUNTATE PRECEDENTI
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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: Davide Glatz

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