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Formula 1

F1, il confronto tra Mattia Binotto e Maurizio Arrivabene: un cambio che non ha mutato un finale già visto

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Cambiare tutto, per non cambiare niente“. Una situazione un po’ da “Gattopardo” quella della Scuderia Ferrari in questo 2019. La stagione che ha chiuso i battenti con l’ultimo GP ad Abu Dhabi era stata presentata come quella della rivoluzione: via Maurizio Arrivabene e promozione di Mattia Binotto nel ruolo di Team Principal.

Un cambiamento frutto dei risultati che sotto la gestione “Arrivabene” non erano arrivati o, per meglio dire, per via di un titolo mondiale festeggiato da altri (Mercedes). Tuttavia, aver mutato l’asset del Reparto Corse non ha portato ai benefici sperati perché la Ferrari è pronta a vivere l’ennesimo inverno di punti interrogativi. Sì, perché la Rossa ha dovuto incassare l’ennesima sconfitta dalle Frecce d’Argento e l’andamento del campionato, per certi versi, è stato anche peggiore.

In primis, il team di Maranello non è mai stato in lizza per il campionato. Nella prima parte di stagione la Mercedes ha dominato in lungo e in largo e, di fatto, Lewis Hamilton aveva già messo in ghiaccio l’iride al termine del GP d’Ungheria, una corsa nella quale i due alfieri del Cavallino Rampante Sebastian Vettel e Charles Leclerc rimediarono più di un minuto di distacco. Ritardi da corsa ciclistica che evidenziarono le grosse criticità d’assetto della SF90. Dopo la pausa estiva, un piccolo colpo di coda, rappresentato dai tre successi parziali e da una velocità nel corso delle qualifiche notevole (9 pole-position totali).

I punti però si assegnano in gara e la monoposto ha sempre denunciato un degrado degli pneumatici eccessivo, comportante poi scelte strategiche discutibili. Aspetti tecnici, ma anche aspetti umani: il difficile rapporto tra Leclerc e Vettel è qualcosa di ormai noto a tutti e l’incidente a Interlagos (Brasile) è stato emblematico da questo punto di vista. Ecco che la gestione di Binotto è finita al centro della critica, ancor più di quella di Arrivabene. Un contesto, c’è da dire, molto complicato nel quale la dirigenza ha fatto sentire raramente la propria presenza, forse lasciando un po’ troppo solo al suo destino il tecnico italo-svizzero, costretto a ricoprire incarichi agonistici e politici più del dovuto.

Per questa ragione, in vista del Mondiale 2020, lo scetticismo non manca perché, al di là delle difficoltà nel progetto della macchina, le criticità interne al team possono rappresentare un ostacolo.

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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Foto: LaPresse

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