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Basket, il 2020 dell’Italia: i segreti per cercare di costruire il ‘miracolo di Belgrado’ e volare alle Olimpiadi

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L’annata 2020 dell’Italia cestistica sarà particolarmente importante su due fronti, tanto a livello di club quanto in chiave Nazionale, sia nel settore femminile che, soprattutto, in quello maschile, in un’annata inevitabilmente contrassegnata dalle Olimpiadi di Tokyo 2020. Andiamo a vedere nel dettaglio cosa ci aspetta lungo tutta la prima parte del nuovo anno, dal momento che gran parte della seconda metà ne dipende direttamente.

A livello di club maschili, la situazione suona abbastanza rosea: l’Olimpia Milano è in piena lotta per i playoff di Eurolega, la Virtus Bologna (che sarà impegnata, a febbraio, anche in quella Coppa Intercontinentale nella quale la FIBA fa partecipare i vincitori della precedente Champions League e, dal 2016, non più quelli dell’Eurolega) è data per favorita numero uno dell’EuroCup e anche il trio Venezia-Trento-Brescia si sta facendo valere nella seconda competizione dell’ECA. Un dato basta a spiegare perché è importante un grande risultato in EuroCup: la finale porta dritti in Eurolega. Anche in Champions League la situazione è di buon livello, con la Dinamo Sassari che sembra avere buone opportunità per arrivare lontano e Brindisi che, alla sua terza esperienza europea in tre coppe diverse, sta lottando con grande dignità per raggiungere quegli ottavi di finale che, ad oggi, nel suo gruppo sono contesi praticamente da tutte le squadre, data l’incertezza. Sul fronte femminile, invece, dopo un anno di transizione Schio sta riportandosi nella zona che da diversi anni occupa, quella che può portarla ai quarti di finale di Eurolega, mentre Venezia sta facendo maggiore fatica, però ha ancora nelle proprie corde l’obiettivo EuroCup (ben più complicato quello dei quarti della competizione maggiore). Tutto questo senza dimenticare l’incertezza che regna in entrambi i campionati, con una ritrovata competitività di quello maschile e una certa difficoltà nel trovare una chiara dominatrice al femminile.

Il discorso cambia radicalmente parlando di Nazionale, e va distinto in maniera netta, perché la femminile, una volta chiuse le porte di Tokyo, si sta concentrando sul doppio obiettivo a medio termine che porta agli Europei 2021 e ai Mondiali 2022, mentre la maschile, è proiettata verso un giugno di fuoco a Belgrado.

Per quanto riguarda le donne, gli impegni sono sostanzialmente due, ed entrambi mediamente lontani nel tempo: si dovrà infatti aspettare novembre per rivedere l’Italia in campo in una competizione ufficiale, e precisamente i giorni 12 e 15 del penultimo mese dell’anno. Saranno, peraltro, due trasferte complicate, perché si va in Romania e soprattutto in Repubblica Ceca, e serviranno tutte le forze in campo, dal trio Giorgia Sottana-Cecilia Zandalasini-Elisa Penna alle nuove leve che stanno emergendo in Serie A1. Per il movimento femminile, che sta esprimendo un tasso di talento raramente visto a livello giovanile, è importante non perdere questo treno per dar modo anche alla generazione del futuro di iniziare a confrontarsi con il livello più alto possibile, mettendo nel mirino, in questo caso a lungo termine, Parigi 2024.

Naturalmente, l’attenzione generale sarà focalizzata su quello che accadrà alla Nazionale maschile dal 23 al 28 giugno, con appena 11 giorni di margine tra la fine di tutti i campionati imposta dalla FIBA (ne è esente l’NBA, che potrebbe finire il 21 giugno, in teoria, con conseguenze tutte da scoprire nell’eventualità). Benché ci siano anche Nuova Zelanda, Porto Rico, Angola e Senegal, tutti i pronostici dicono che alla Stark Arena di Belgrado Serbia e Italia si giocheranno il pass per Tokyo 2020. Non occorre ricordare l’immenso talento della Serbia, che dopo l’incredibile (in negativo) quinto posto ai Mondiali, con relativa uscita di scena di Sasha Djordjevic, ha assoldato Igor Kokoskov per intraprendere un cammino che, nelle intenzioni, servirà a difendere la medaglia d’argento di Rio 2016. Stiamo parlando di un Paese che esprime così tanti talenti che è bastato, in sostanza, il terzo quintetto per arrivare in seconda posizione agli Europei 2017, in cui solo la coppia Goran Dragic-Doncic riuscì a fermare il cammino serbo.

Per Meo Sacchetti, di fatto, i prossimi mesi serviranno a scoprire soprattutto tre cose: se tutti gli azzurri arriveranno sani a Belgrado, se ci sarà qualcuno in grado di raccogliere l’eredità di Daniel Hackett e Luca Vitali nel reparto play, se realmente ci sarà una possibilità di combattere non solo contro cinque uomini in campo, ma anche contro un intero Paese, quello serbo, che spingerà senza ombra di dubbio con ventimila persone alla Stark Arena i propri connazionali. Fondamentale, in particolare, sarà avere in salute Nicolò Melli, la cui assenza si è sentita particolarmente ai Mondiali. La sua presenza, infatti, può aggiungere un numero enorme di opzioni all’attacco azzurro, data l’estrema versatilità dell’ex Milano, Bamberg e Fenerbahce ora ai New Orleans Pelicans. Sarà anche importante il recupero della condizione di Gigi Datome, il cui talento si è espresso soltanto saltuariamente fino a questo momento (ma va detto che è il Fenerbahce in generale ad essere vittima di una stagione complicatissima), ma inevitabilmente, con Marco Belinelli altro elemento insostituibile, la parte principale del peso delle responsabilità azzurre ricadrà su Danilo Gallinari. Per lui, come per tutti gli altri appena nominati, questa potrebbe davvero essere l’ultima occasione per dimostrare qualcosa a livelli altissimi. Da risolvere è poi il dilemma del naturalizzato da scegliere: in teoria Donte DiVincenzo è prossimo a ricevere il passaporto italiano, ma Meo Sacchetti ha già fatto sapere che, essendoci a disposizione solo un posto per un naturalizzato, portarlo significherebbe togliere Jeff Brooks, una variabile cui il coach anche di Cremona non vuole rinunciare così facilmente. Più semplici i conti per la già citata posizione di play: Nico Mannion, Davide Moretti e Marco Spissu possono rappresentare il futuro, in quella che diventa una sorta di competizione con i più navigati Andrea Cinciarini e Ariel Filloy. Qualche idea potrà essere senza dubbio sperimentata nella finestra delle qualificazioni agli Europei 2021, anche se per l’Italia le partite hanno un valore relativo: nonostante la presenza nei gironi, infatti, il posto da qualificata è già assicurato poiché il nostro Paese ospiterà un girone a Milano.

Da non sottovalutare anche un effetto di quanto già detto in precedenza: la fine dei campionati arriva nelle vicinanze estreme dei quattro Preolimpici (Belgrado, Kaunas, Spalato e Victoria), e questo, almeno per i giocatori impegnati nel continente, può rappresentare un elemento non trascurabile capace di rimescolare parecchie carte. In quale modo, lo sapremo soltanto nei prossimi mesi.

Un capitolo a parte meritano i settori giovanili: quest’anno l’Italia sarà impegnata su ben otto fronti: i tre Europei (Under 20, Under 18 e Under 16) maschili e femminili e i due Mondiali Under 17, maschile e femminile. Un bel segnale, questo, sulla via della crescita di nuovi talenti: al maschile i nomi principali sono quelli di Matteo Spagnolo, Davide Casarin, Matteo Visintin e Sasha Grant, al femminile c’è invece una ricca nidiata che parte dalla classe 2002 di Ilaria Panzera, Alessandra Orsili e non solo, e finisce con la 2004 Matilde Villa.

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federico.rossini@oasport.it

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Credit: Ciamillo

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