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Judo, Oceania Open Perth 2019: buon quinto posto per Francesca Giorda nei 48 kg, settima Francesca Milani

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Francesca Giorda e Francesca Milani sfruttano l’occasione e portano a casa punti importanti per continuare a sognare la qualificazione olimpica a Tokyo 2020 nella categoria -48 kg femminile. Le due judoka azzurre hanno gareggiato quest’oggi dall’altra parte del mondo nell’Oceania Open Perth 2019, in Australia, per una manifestazione del circuito continentale che assegna però in via eccezionale gli stessi punti di un Grand Prix (700 al vincitore, 490 al finalista e così via).

Nonostante la lunga ed impegnativa trasferta, il campo partenti si è dimostrato di buona qualità soprattutto nei -48 kg con diverse atlete a caccia di punti per Tokyo 2020 proprio come le nostre portacolori. Francesca Giorda ha chiuso il torneo in quinta posizione incamerando ben 252 punti che le consentono di avvicinare la zona qualificazione diretta per l’evento a Cinque Cerchi, mentre Francesca Milani si è classificata settima per un bottino comunque positivo di 182 punti.

Giorda ha compiuto l’impresa battendo per waza-ari al golden score la brasiliana Gabriela Chibana (seconda nel Grand Slam di Brasilia) agli ottavi per poi doversi arrendere per ippon nel round successivo alla temibile iberica Laura Martinez Abelenda (5a nel ranking olimpico). Molto importante il successo ai ripescaggi con l’azera Aisha Gurbanli in uno scontro diretto per Tokyo, mentre nella finale per il terzo posto è arrivata la sconfitta per hansoku make contro la tedesca Katharina Menz.

Bel percorso nella Pool B anche per Milani, capace di sconfiggere l’abbordabile brasiliana Laura Ferreira (hansoku make) e poi la forte israeliana Shira Rishony (dopo 3′ di golden score) accedendo così ai quarti. La romana classe 1993 a quel punto ha avuto la peggio con la tedesca Menz in un combattimento infinito durato quasi 10 minuti per poi pagare dazio successivamente ai ripescaggi con la spagnola n.7 al mondo Julia Figueroa in soli 2’15”.

Di seguito il riepilogo dei podi della prima giornata dell’Oceania Open Perth 2019 di judo:

-48 kg F
1 Dolgova (Rus)
2 Siderot (Por)
3 Figueroa (Esp) e Menz (Ger)

-52 kg F
1 Kuziutina (Rus)
2 Perez Box (Esp)
3 Delgado (Usa) e Tschopp (Sui)

-57 kg F
1 Kajzer (Slo)
2 Kowalczyk (Pol)
3 Lien (Tpe) e Beischmidt (Ger)

-63 kg F
1 Unterwurzacher (Aut)
2 Krssakova (Aut)
3 Leski (Slo) e Schlesinger (Gbr(

-60 kg M
1 Garrigos (Esp)
2 Mckenzie (Gbr)
3 Lesiuk (Ukr) e Pulkrabek (Cze)

-66 kg M
1 Gaitero Martin (Esp)
2 Shikhalizada (Rus)
3 Gomboc (Slo) e Seidl (Ger)

-73 kg M
1 Ciloglu (Tur)
2 Wandtke (Ger)
3 Chaine (Fra) e Hojak (Slo)

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Foto: IJF

1 Commento

1 Commento

  1. toro35

    3 Novembre 2019 at 12:43

    Si può dire che i risultati odierni mettano in luce per l’ennesima volta la scelleratezza con cui vengono gestite le nazionali.
    Mi riferisco ovviamente alle convocazioni per le gare che contano maggiormente ( Mondiali e Grand Slam) sia nel merito che, soprattutto, nel metodo.
    Si potrebbe discutere parecchio sul merito e sul perché venga sistematicamente esclusa un’atleta come la Giorda, autrice di diverse vittorie di prestigio nei Grand prix nel periodo di qualificazione olimpica ma mai presa in considerazione per un Grand Slam, quando vengono costantemente portati atleti dal glorioso passato, “costretti” a ripartire da zero da un tardivo cambio di categoria dalla concorrenza interna (erano addirittura i numeri tre) che però negli ultimi anni non sono mai stati realmente competitivi soprattutto nella nuova categoria (al massimo fermati agli ottavi dalla prima testa di serie affrontata) e sono lontanissimi dalla qualificazione olimpica. Ma discutere di questo o di altri casi significherebbe discutere del dito invece che della Luna.
    Quello su cui mi soffermerò e che trovo oggettivamente incomprensibile è il metodo, vale a dire la perenne “ristrettezza” del gruppetto che partecipa a queste gare, una cerchia quasi sigillata da cui è molto difficile uscire ed è ancora più difficile entrare, a causa di criteri eccessivamente rigidi in entrambi i sensi. Così come è assurdo mettere un limite di tre partecipazioni ai Grand Prix, a cui gli atleti con i requisiti possono partecipare autonomamente, facendo quasi apparire come un gentile omaggio anche la libera partecipazione agli stessi.
    La questione è dibattuta da anni ed è ormai un problema atavico e onestamente non se ne comprendono le ragioni. E di sicuro gli ottimi risultati di Rio 2016 non hanno aiutato, paradossalmente, sotto questo aspetto (qualcuno probabilmente dimentica che Basile rischiò seriamente di stare a casa a causa delle pochissime gare disputate).
    La cosa che lascia interdetti è che basterebbe imitare quanto accade nel Karate, dove ai Mondiali viene schierato il contingente massimo ( un atleta per categoria) e nelle Premier League, corrispondente ai Grand slam di judo, si portano i migliori di ogni categoria oltre a lasciare la possibilità a quanti ne hanno diritto per classifica di partecipare “privatamente “. Il fatto che la federazione sia la stessa non fa che aumentare i dubbi e le domande su tale disparità, oltre a far capire che non si tratta di un problema economico.
    Inoltre, sembra ovvio come il criterio non sia assolutamente quello delle possibilità di qualificazione olimpica né tantomeno al Masters, perché si sarebbe dovuto fare l’esatto contrario, cioè puntare più sulle donne, i cui cut off per questi appuntamenti sono mediamente più bassi a livello di punti, a discapito magari del pur bravo Medves, che ha però zero possibilità di qualificazione per Tokyo.
    Comunque, ripeto, la questione non dovrebbe assolutamente riguardare il “togliere ” perché basterebbe semplicemente aggiungere 4/5 atleti/e non ci sarebbero problemi.
    La speranza è che ovviamente Giorda, nonostante tutto pienamente in corsa per il Masters (basterebbe probabilmente una vittoria a Osaka per qualificarsi) e di conseguenza per Tokyo, ma anche Milani, Lo Giudice, Loporchio e magari Stangherlin possano trovare spazio a partire dal prossimo Grand Slam, in modo da potersi giocare ad armi pari con le altre nazionali il sogno olimpico, ma temo proprio non sarà così.

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