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Ciclismo su pista, Miriam Vece: “La chiusura del velodromo di Montichiari ha condizionato la rincorsa europea. Dobbiamo migliorare nella velocità”

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Miriam Vece è senza ombra di dubbio una delle giovani più promettenti del ciclismo su pista italiano. La ventiduenne cremasca di Romanengo, reduce dall’ultimo Campionato Europeo di Apeldoorn, ha affrontato una grande prova di forza in terra olandese con le big del movimento su pista internazionale, da cui ha imparato molto per il suo futuro. La giovane età della portacolori della Valcar Cylance le consentirà sicuramente di alzare costantemente l’asticella, e già l’esperienza non le manca. Miriam, campionessa italiana in carica della velocità, in questo 2019 è riuscita a conquistare agli Europei Under23 la medaglia di bronzo in questa specialità, ma anche l’argento nei 500 metri, prova in cui è riuscita a far suo il bronzo agli European Games di Minsk. Ricordiamo poi che nel 2018 brillò tra le under conquistando ben due medaglie d’oro agli Europei sia nella velocità che nei 500 metri, confermando già le sue potenzialità e il suo valore pressoché unico in queste prove, che la stanno proiettando come una risorsa fondamentale per il futuro del movimento su pista azzurro. Ma andiamo a conoscere meglio Miriam parlando della sua vita da pistard…

Parliamo un po’ del tuo Campionato Europeo…

“Bella domanda. Mi aspettavo sicuramente un tempo migliore nei 500, che purtroppo non è arrivato. Per il resto sono abbastanza soddisfatta sia della velocità a squadre sia della velocità individuale, anche se c’è ancora tanto, forse troppo da migliorare”.

Hai comunque conquistato delle medaglie prestigiose nella rassegna Under23 e anche agli European Games, senza contare il passato glorioso nonostante la tua giovane età. Ma c’è qualcosa che ti manca davvero per colmare il gap dalle big?

“Penso che il gap con le big si stia riducendo pian piano. Purtroppo la chiusura del velodromo di Montichiari ha sicuramente condizionato questa rincorsa, e anche il fatto di aver iniziato a lavorare da sprinter un po’ troppo tardi. Solitamente le altre nazioni iniziano a 16/17 anni, io ho iniziato a quasi 20”.

Perché l’Italia non riesce proprio ad emergere nella velocità?

“Penso che sia difficile per noi poter emergere perché non c’è un vero e proprio programma e nessuno al giorno d’oggi vuole lasciare la strada o il movimento endurance per sacrificare tutto nella velocità (ad esempio se dovessero chiedermi se volessi far parte del quartetto o della velocità a squadre, visti i risultati del quartetto…)”.

Parlando esclusivamente di te, come ti sei avvicinata al ciclismo, specialmente alla pista?

“Mi sono avvicinata al ciclismo grazie a mio fratello Gerardo che ha iniziato a correre anche lui a 6 anni. Sinceramente non so come mi sia avvicinata alla pista. Da junior, quando ho visto che iniziavo a far fatica su strada, ho parlato con il mio presidente e abbiamo deciso di provare a prendere questa strada, che non è stata poi così sbagliata”. 

Qual è solitamente il tuo percorso di avvicinamento a questo tipo di rassegne?

“Solitamente mi alleno ad Aigle, in Svizzera, presso il Centro Mondiale, quindi seguo cosa mi dice il mio coach, allenamenti più o meno tranquilli e tanto riposo. Dopodiché si parte con la Nazionale, dove ci alleniamo per 3/4 giorni prima di correre”.

Pensando ai prossimi appuntamenti, quali sono i tuoi obiettivi? 

“I prossimi obiettivi sono le Coppe del Mondo. Voglio sfruttare al massimo queste opportunità per una possibile qualificazione olimpica, anche se purtroppo è un sogno abbastanza difficile, ma mai dire mai”.

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@lisa_guadagnini

Foto: Federazione lituana di ciclismo

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