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Ciclismo

Vuelta a España 2019, Tadej Pogacar attacca nel finale: lo sloveno si prende la leadership della UAE Emirates e sogna in grande

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Settima tappa della Vuelta a España 2019, finale di gara, salita conclusiva, i big tutti assieme e un attacco inaspettato, quello del giovane Tadej Pogacar. Un allungo che non ha fatto la differenza, ma che dimostra la grande condizione fisica dello sloveno della UAE Team Emirates, colui che oramai è stato definito come il leader della formazione emiratina. Il tutto a discapito di Fabio Aru, che in questi primi sette giorni non è apparso affatto in forma. 

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Pogacar aveva già colto l’opportunità della vita lo scorso anno conquistando il Tour de l’Avenir. La UAE se l’era assicurato fin da subito, e in questa stagione ha confermato il suo grande valore su ogni tracciato difendendosi qua e là su percorsi veloci, cronometro, in salita, e oggi lo ha dimostrato. Certo, il suo attacco non ha creato distacchi, ma è stato un bel segnale di forza, l’ennesimo dopo le prime tappe che ha vissuto costantemente tra i primi al traguardo.

Così il ventenne di Komenda si è ritrovato nella top ten della classifica generale, battendo i ruoli di squadra decisi alla vigilia e che davano Fabio Aru come il capitano della UAE e che, ora come ora, si vede costretto a cedere lo scettro alla giovane new entry, alla sua prima esperienza in una grande corsa a tappe. Pogacar è uno dei talenti più promettenti del futuro del ciclismo internazionale, un ragazzo che non ha paura di niente e che appena può sfrutta ogni piccola opportunità per mettersi in mostra con lucidità e destrezza.

Tadej è un giovane che sa quello che vuole, e che ora come ora potrebbe riservare delle belle sorprese per il futuro delle corse a tappe. Infatti la UAE Team Emirates se l’è assicurato fino al 2023, confidando in lui come il prossimo capitano per i grandi giri. Ok, ha solamente ventenni e magari peccherà in qualche distrazione, ma lo spazio per rimediare e imparare è ancora tanto, e questa Vuelta potrebbe essere già il primo grande banco di prova per testarsi. Ora come ora lo sta già facendo, la strada verso Madrid è ancora tanta, ma ha anche al suo fianco una squadra che, se riuscirà a recuperare a pieno le forze dopo la caduta della cronosquadre di sabato, potrebbe tranquillamente aiutarlo nei tratti difficili da amministrare. E poi c’è anche Fabio Aru, che se continuerà di questo passo potrebbe rinunciare alle ambizioni personali e tentare di supportare e insegnare qualcosa al giovane Tadej, l’alternativa migliore per una UAE che probabilmente ha trovato una bella speranza interna per gli anni che verranno.

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@lisa_guadagnini

Foto: Lapresse

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