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Ciclismo, Gianluca Giardini: “Bilancio sorprendente al Tour de l’Avenir. Per il Mondiale abbiamo uomini di livello”

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Oramai siamo giunti alle battute finali di questa stagione, con l’ultima grande corsa a tappe, la Vuelta, e gli ormai imminenti Campionati del Mondo nello Yorkshire. Gli appuntamenti e gli obiettivi degli azzurri sono ancora tanti, come le speranze che non devono mai svanire, nonostante il periodo buio del ciclismo italiano. Abbiamo così raggiunto al telefono Gianluca Giardini, giornalista e conduttore televisivo, con cui abbiamo parlato sia del movimento giovanile del nostro Paese che dei professionisti italiani. Tra Vuelta, Tour de l’Avenir, Mondiali, e la situazione del ciclismo azzurro, abbiamo tracciato assieme a Giardini un bilancio generale di come si stanno difendendo i nostri corridori.

Come vede gli azzurri presenti alla Vuelta a España?

“Sinceramente non abbiamo una rappresentativa molto forte alla Vuelta, anche perchè quelli che verosimilmente andranno al Mondiale hanno fatto un percorso diverso. Non abbiamo i nostri uomini migliori per pretendere chissà che cosa, ma magari ragazzi come Davide Formolo o Fabio Aru, anche nelle singole tappe, possono darci delle soddisfazioni (parla prima che Formolo si ritirasse, ndr). Ma anche Valerio Conti, Gianluca Brambilla o Enrico Battaglin sono dei corridori a cui può capitare un’occasione; ma per esempio Conti ha già dato e fatto molto al Giro d’Italia, quindi non gli si può chiedere più di tanto. Speriamo di ottenere delle soddisfazioni dai nostri scalatori principali”.

Chi sono i suoi favoriti?

“Adesso come adesso i soliti uomini; in primis Miguel Angel Lopez e Primoz Roglic e la coppia della Movistar formata da Alejandro Valverde e Nairo Quintana. Sono loro i fari della corsa. Tra tutti questi vedo meglio Lopez, che ha accanto un’Astana molto forte”.

Parliamo dei giovani. Qual è il suo bilancio sugli Under 23 che hanno disputato il Tour de l’Avenir?

“Un bilancio sorprendente. Non mi sarei mai aspettato un risultato così importante da parte di Giovanni Aleotti e il suo secondo posto finale. Lo ritenevo come un corridore più adatto a fare un exploit in gare di un giorno e invece si è trovato con un po’ di fortuna davanti, ma poi nelle tappe più difficili è andato sempre meglio e ha fatto un Tour de l’Avenir eccezionale. Non lo consideravo in grado di reggere per dieci giorni una corsa del genere così difficile e con i migliori al mondo. Mi aspettavo di più da Samuele Battistella che era in una posizione di rincalzo, molto più adatto per questo tipo di percorso. E invece è mancato proprio nelle ultime due tappe, specialmente nell’ultima, perdendo anche un piazzamento. Comunque sia gli azzurri sono andati oltre le mie aspettative perchè non mi sarei mai immaginato un risultato del genere e lo dico piacevolmente”. 

L’anno prossimo avremo ragazzi come Alessandro Covi, Andrea Bagioli, Matteo Sobrero, Samuele Battistella, Alberto Dainese nel circuito World Tour…

“Purtroppo non abbiamo molto. O meglio, attualmente tra i giovani abbiamo questi cinque ragazzi che se li sono accaparrati tutte le squadre più importanti. Perchè con i nuovi regolamenti preferiscono gareggiare con le World Tour e fare le attività di secondo piano per un po’ rispetto a delle Professional che permetterebbero ad un ragazzo di maturare col tempo; però quella è la via che è stata tracciata e bisognerà pensare anche a questo. Ma comunque sia questi ragazzi che hai nominato sono degli ottimi elementi. Però non ce ne sono tantissimi. Abbiamo parlato di Aru che è del 1990 e della sua annata ce ne sono circa dieci in gruppo; o comunque sia più o meno della sua età. Adesso ne abbiamo un po’ di meno, ma va detto che è anche cambiato il sistema”. 

Un suo giudizio sulla situazione attuale del ciclismo italiano?

“Io sono preoccupato, perchè il ciclismo italiano rispetta quella che è la nostra economia. Non abbiamo aziende in grado di investire 20 o 30 milioni per un team professionistico di un certo livello; e purtroppo quelli sono i budget, perchè a livello mondiale quello è ciò che serve. Non possono correre tutti quanti per lottare per poter disputare il Tour de France. La selezione è spietata rispetto a vent’anni fa. Comunque sia ci sono tanti azzurri che corrono nelle World Tour, però mi dispiace non vederli correre nelle nostre squadre. Mi rincresce per le formazioni professional italiane. Se non si cambierà un po’ la riforma non le vedo affatto bene. Perché alla fine sarebbero costrette a fare delle attività secondarie e non è facile convincere gli sponsor; regrediremo sempre di più. Quindi non è un bel momento sotto questo punto di vista, ma anche questo rispecchia un po’ l’economia del nostro Paese. Stiamo affrontando dieci anni di crisi che si fanno sentire anche negli investimenti pubblicitari”. 

Passiamo al Mondiale nello Yorkshire. Ha già analizzato il percorso? Quali sono le nostre speranze?

“È un percorso molto difficile, tecnico, non per scalatori, ma neanche per velocisti. Credo che Elia Viviani non verrà convocato, ma mi sembrano più indicati per esempio Alberto Bettiol, Matteo Trentin e Sonny Colbrelli. Sarebbe ottimo portare su un percorso del genere tre uomini di questo livello. Magari si riuscirà a recuperare un ragazzo come Gianni Moscon, quarto lo scorso anno. Vicino a loro ci vorranno altrettanti onesti lavoratori come Dario Cataldo, Alessandro De Marchi… Comunque sia gli uomini più importanti ce li abbiamo. Penso anche a Diego Ulissi, anche se non lo vedo come lavoratore, e come punta è inferiore agli altri. Credo che Davide Cassani farà le sue considerazioni anche su questo. Speriamo in Davide Formolo che sarà reduce dalla Vuelta e potrebbe dare qualche garanzia. È un ragazzo giovane che in vista del 2020, se ci saranno percorsi più adatti a lui, potrebbe avere un ruolo da comprimario nello Yorkshire per poi entrare a pieno titolo nella Nazionale Italiana per la prossima stagione”.

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Foto: Profilo FB Gianluca Giardini

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