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Atletica: Caster Semenya non smette di lottare e ricorre alla Corte Suprema federale della Svizzera

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Sembra non finire mai la battaglia tra Caster Semenya e la IAAF. L’atleta sudafricana, infatti, ha deciso di presentare un ulteriore ricorso, dopo quello perso al TAS di Losanna contro la Federazione internazionale del suo sport, al fine di non essere obbligata a ricorrere a cure per diminuire i livelli di ormoni di androgeni per poter continuare a gareggiare. Questa volta, la due volte campionessa olimpica e i suoi avvocati si rivolgono alla Corte Suprema federale della Svizzera.

Questo, infatti, è stato il tema su cui si è dibattuto nell’ultima disputa legale tra Semenya e IAAF: l’imposizione di specifici trattamenti per le atlete con alti livelli dell’ormone maschile che intendono gareggiare nelle distanze comprese tra i 400 metri e il miglio. L’atleta sudafricana si è espressa in modo molto esplicito: “Sono una donna e sono un’atleta di livello mondiale, la IAAF non può drogarmi o farmi smettere di essere quella che sono”.

Da dieci anni Caster Semenya non deve lottare soltanto contro chi si trova sulla pista, ma anche contro tutta una lunghissima serie di avversari esterni, tutti accomunati da un unico dato che rende la sudafricana diversa da quasi tutte le sue concorrenti: è sì una donna, ma produce in via del tutto naturale una quantità più alta del normale di ormoni androgeni, tra i quali il testosterone.

Caster Semenya, nella sua carriera, ha vinto due medaglie d’oro ai Giochi Olimpici, tre ai Mondiali, una alla Continental Cup, due ai Giochi del Commonwealth, uno ai Giochi Panafricani e cinque ai Campionati africani, quasi tutti sulla distanza degli 800 metri, distanza sulla quale ha un primato personale di 1’54″25.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: CP DC Press / Shutterstock.com

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