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Istruzioni per vincere: la felicità per un atleta

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Il ritiro di un’atleta è spesso un momento speciale, tu quanto ti sei coinvolto in queste situazioni?

Se ti senti poco coinvolto, tranquillo, lo usiamo solo come spunto per parlare di come la nostra mente reagisce ai cambiamenti. Se sei molto coinvolto, è normale, perché sono momenti in cui emergono le emozioni: prima di tutto quelle dei tifosi, che lo hanno seguito per anni, hanno comprato le sue magliette e ne hanno commentato le gesta; poi quelle di compagni di squadra, allenatori e avversari; infine, quelle dell’interessato, in molti casi si hanno dichiarazioni quasi precompilate, mentre in altri fortunatamente si legge qualcosa di interessante.

Sono Giammarco D’Orazio, Sport Mental Coach Ekis e grande appassionato di sport. Non mi è passato quindi inosservato cosa è successo pochi giorni fa quando si è ritirato Dwayne Wade, uno dei più forti giocatori di basket degli ultimi venti anni, vincitore di tre titoli NBA. Wade, atleta mai banale, pochi giorni prima della sua ultima partita ha dichiarato:

Il ritiro sarà un cambiamento grande, importante. Avrò bisogno di aiuto, avremo bisogno di un po’ di terapia specialistica. Sento di aver bisogno di parlarne con qualcuno. Perché è inutile nasconderlo: è un cambiamento importante. Anche se ho davanti ancora un’intera vita da vivere, anche se so che ci saranno mille altri obiettivi da inseguire, non è questo il punto: il punto è che quando finirò di giocare sarà diverso”.

Immaginate cosa è successo soprattutto sui social, il commento più trascrivibile è stato “Con tutti i soldi che ha, di che terapia ha bisogno?
Evitando accuratamente il dibattito se “i soldi rendono felici”, è invece utile valutare cosa rende felice un atleta, perché da qui capiamo cosa lo motiva e, soprattutto, cosa gli consente, o meno, di raggiungere dei risultati.

Felicità, obiettivi, carriera, soldi: come sono collegati nel cervello di un’atleta?

I soldi e gli obiettivi
Innanzitutto, il Coaching ci ricorda costantemente quanto sia importante fissare degli obiettivi e quanto è fondamentale definire un piano d’azione per raggiungere dei risultati.
La nostra esperienza come Mental Coach ci dice anche che, soprattutto per gli sportivi, i soldi non sono quasi mai l’obiettivo principale e, quindi, sono slegati dalla felicità, dalla soddisfazione.
Diversi sportivi ad esempio, dal nostro Gigi Buffon al pluriolimpionico Michael Phelps, che hanno raccontato di aver passato periodi di depressione durante l’attività, nonostante avessero successo e soldi. Ne abbiamo un’ulteriore conferma dai tanti sportivi che potrebbero ritirarsi, avendo già vinto e guadagnato molto, ed invece continuano anche in età avanzata.

Cosa fanno quindi i grandissimi campioni? E cosa puoi fare anche tu?
Evita di considerare il denaro come il tuo obiettivo, perché potrebbe non essere sufficiente per farti fare tutto ciò che dovrai fare. Il denaro è, nella maggior parte dei casi, un obiettivo-mezzo che ti può o ti deve portare ad altro, ancora meglio se è la conseguenza di quello che fai.

Lo ha raccontato benissimo Andre Agassi nel suo libro Open. Ad un certo punto della sua carriera aveva tutto: soldi, successo, vittorie. Gli mancava la motivazione. Alorra costituì una Fondazione, tutt’ora operante, con la quale aiuta i bambini ad avere un’istruzione. Divenne quello lo scopo dei sacrifici, divenne quella la motivazione a vincere: sapeva che più faceva, più attirava investimenti, più ragazzi poteva ospitare.

Ti sei mai chiesto cosa ti motiva, ad esempio, ad allenarti? O qual è lo scopo dell’obiettivo che ti sei posto? Se non lo hai fatto, facciamolo insieme ora!

Ti porto il mio esempio, nel mio piccolo ho emulato Agassi: l’anno scorso volevo fare alcune gare amatoriali di running e triathlon e mi dovevo allenare molto, incastrando allenamenti tra lavoro, figli e trasferte. Ho collegato ogni gara ad una raccolta fondi per un progetto di beneficenza e nei momenti difficili ho sempre pensato che lo stessi facendo per quello scopo lì. È stato tutto decisamente più facile!

Come affrontare un cambiamento
La dichiarazione di Wade ci fa riflettere anche sull’importanza del cambiamento. Sappiamo bene quanto l’essere umano sia conservativo e quanto ad ognuno di noi piaccia la sua “zona di confort”. Ogni cambiamento è quindi una piccola o grande sfida, ancora di più dopo tanti anni di routine come nel caso di un’atleta.
Partendo da questo esempio, il cambiamento è grande perché incide su tutta la vita dell’atleta, in modo molto repentino, da un giorno all’altro:
• smetterà di frequentare alcuni ambienti e alcune persone;
• cambierà i suoi comportamenti e le sue abitudini;
• dovrà acquisire alcune nuove abilità, ad esempio per una seconda carriera extra-sportiva;
• si modificherà la sua identità, sarà un “ex-atleta” e magari diventerà altro.
Queste modifiche sono molto importanti e quindi indipendenti dal conto in banca.
E a noi cosa suggerisce questo esempio?
Quando vuoi valutare e affrontare un cambiamento, personale, professionale o sportivo che sia, prendilo molto seriamente, pianificalo, valuta con attenzione tutto quello che potrà comportare per te e per le persone che ti sono più vicine.

Questo è una delle attività più diffuse che supportiamo come Mental Coach.
Per uno sportivo può essere ad esempio cambiare squadra, cambiare allenatore, cambiare base logistica della propria attività o decidere per il ritiro dall’agonismo.
Non è un caso che con il team Ekis Sport seguiamo sia gli atleti che gli ex-atleti.
Quindi se stai affrontando un qualsiasi cambiamento, siamo ben felici di sentire la tua storia.

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