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F1, GP Australia 2019: perché la Ferrari è andata piano? Enigma gomme e affidabilità da verificare

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Doveva essere un’Alba Rossa e invece è stata un’Alba Grigia. Il primo GP del Mondiale 2019 di Formula Uno è stato per la Ferrari un duro colpo. I test a Barcellona avevano dato grande fiducia sul piano della prestazione agli uomini di Maranello, che erano convinti di potersela giocare con la Mercedes. Secondo alcuni degli addetti ai lavori, anzi, la SF90 era anche davanti rispetto alla W10. Il risultato della gara non ha lasciato troppo spazio alle interpretazioni, visti i 57″109 e i 58″230 rimediati dal tedesco Sebastian Vettel e dal monegasco Charles Leclerc. A questo dato va aggiunto anche lo sconfortante differenziale tra il giro più veloce del vincitore Valtteri Bottas e delle due Rosse.

Cosa quindi non ha funzionato sulla vettura del Cavallino Rampante? In primis le gomme sono state il problema. La Ferrari non è riuscita nel weekend australiano a trovare la giusta finestra d’utilizzo delle mescole. Nel corso delle prove catalane si era girato con temperature basse mentre a Melbourne l’asfalto ha toccato anche punte ben oltre i 40°C. Non è un caso che nel corso delle PL1 e delle PL3 i crono siano stati anche “accettabili” nel confronto con le Frecce d’Argento mentre nelle ore pomeridiane il differenziale si è dilatato a dismisura e ha portato a ciò che si è visto. Per questo a Maranello dovranno riflettere sul bilanciamento della monoposto, come ammesso dal Team Principal Mattia Binotto, visto che tra poco meno di due settimane in Bahrein le temperature saranno altrettanto elevate e la problematica potrebbe ripresentarsi.

Tiene banco poi la questione affidabilità. Anche se sul fronte del Cavallino sono arrivate secche smentite, il calo di prestazione improvviso della Ferrari di Vettel non sembrerebbe essere dovuto solo alla criticità “Pirelli”. Il motore, infatti, parrebbe aver presentato qualche problema e ciò lo si evince dalle velocità piuttosto ridotte con cui ha girato il tedesco nella seconda parte di gara, anche nel confronto con il compagno di team. Leggendo tra le righe, si potrebbe anche pensare che la SF90 non abbia sfruttato ai livelli massimi la power unit proprio per evitare conseguenze deleterie. Il team potrebbe aver deciso quindi di scaricare maggiormente le vetture, specie quella di Leclerc, andando però ad inficiare sulla stabilità della monoposto. Non è un caso che la Ferrari abbia sofferto molto con l’avantreno, al contrario di quello che accadeva in Spagna, dove tanti avevano sottolineato l’efficienza dell’anteriore della macchina italiana.

I punti critici da considerare non sono pochi e il tempo non è molto per trovare delle soluzioni. L’appuntamento dell’Albert Park, notoriamente, va preso con le molle, trattandosi di una pista particolare in cui spesso i valori non sono quelli reali. Bisognerà attendere, quindi, un circuito più tradizionale anche se, logicamente, in Ferrari non potranno dormire sonni tranquilli per quanto specificato.

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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