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Ciclismo, Elia Viviani compie 30 anni. Il velocista si racconta: “La famiglia, l’amore, lo sport, le vittorie”

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Oggi Elia Viviani compie 30 anni, il Campione Olimpico dell’omnium spegne le candeline in avvio di una stagione che lo ha già visto vittorioso in ben due occasioni e che si preannuncia spettacolare con tanti appuntamenti nel mirino e il sogno del Mondiale. Il veronese, che ha trionfato in 24 delle ultime 51 volate disputate, si è raccontato in una lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport.

Lo sprinter parla del suo periodo scolastico: “Ero uno dei migliori copiatori della storia. Se mi hanno scoperto? Mai gravemente, l’ho sempre scampata. I prof mi riprendevano, ma mai al punto di rischiare la cancellazione del voto. Diciamo che giocavo di squadra già a quei tempi, quando mi sono diplomato perito meccanico. Mi piaceva la matematica, amavo i calcoli e i conti. Italiano e storia, invece… niente da fare“.

L’uomo della Deceunick Quick Step si sofferma anche sulla sua famiglia:Siamo tre fratelli. Io, Luca, Attilio. Io quello più simile alla mamma, nel senso di voler arrivare dappertutto. E il più coccolato. Attilio, il più piccolo, è anche il più birichino. Del tipo “cade il mondo e non mi sposto, ci pensino gli altri a tutto”. Per Luca, il calciatore, vale la modalità “sono per i fatti miei, lasciatemi per i fatti miei”. Ma ora è il fratello che fa più di tutti, anche per la gestione del negozio di famiglia“. E poi sull’amore: “Che compagno sono? Rispetto a Elena sono quello dei due che cerca di più l’equilibrio. Lei è molto più sanguigna. Sono dell’idea che passiamo poco tempo a casa e quel tempo va trascorso in armonia. Elena è appunto più sanguigna, se è felice è felice ma se deve arrabbiarsi per qualcosa lo fa senza troppe storie. Ci completiamo“.

E se Elia non fosse diventato un ciclista professionista?: “Forse sarei rimasto sempre nello sport, avrei potuto continuare col calcio. Altrimenti… un lavoro nell’ambiente sportivo. Mi piace passare giornate intere in officina con i meccanici. Proprio il meccanico, magari. Oppure ho un rapporto speciale con il capo di Dmt, il mio sponsor di scarpe, che è un po’ il mio padre ciclistico e allora penso a un ruolo in azienda. Vale pure per il futuro“.

Viviani sembra non avere particolari dubbi sul suo successo più bello:Mettere in fila le vittorie non è facile ma quella del campionato italiano 2018 a Darfo Boario Terme in un certo senso è stata la più difficile, e anche la più bella corsa che ho vinto su strada. Perché era molto dura e perché mi fa portare il tricolore per un anno“.

Un ricordo di Franco Ballerini: “Ci ha lasciati proprio il 7 febbraio, 9 anni fa. Ero al Giro di Cuba con i pistard per preparare il Mondiale. Atterriamo, arriviamo in hotel, dormiamo e ci svegliamo con questa notizia. L’avevo conosciuto ma non ancora così bene purtroppo. Dall’Avana ci siamo spostati a sud di Cuba dove c’era la prima tappa e con un compagno andammo a cercare una sarta, in mezzo al nulla, che ci facesse le bande nere e ce le cucisse per mettere il lutto al braccio“.

 

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Foto: Valerio Origo

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