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Tennis, ATP Finals 2018: i gironi ai raggi X. Nessun problema per Djokovic e Federer, dietro sarà battaglia

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Otto giocatori, due gironi, un trofeo: quello delle ATP Finals 2018, che prenderanno il via domenica nella cornice della O2 Arena di Londra, ormai dal 2009 sede del torneo di fine stagione. La capitale del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, col passare del tempo, ha raggiunto il secondo posto tra quelle che hanno ospitato gli otto migliori tennisti dell’anno, dietro alla sola New York (1977-1989, Madison Square Garden). I gironi di quest’edizione sono stati dedicati a Lleyton Hewitt, che vinse nel 2001 a Sydney e nel 2002 a Shanghai, e a Gustavo “Guga” Kuerten, che prevalse nel 2000 a Lisbona.

GRUPPO HEWITT
Giocatori: Novak Djokovic (Serbia), Alexander Zverev (Germania), Marin Cilic (Croazia), John Isner (Stati Uniti)
Il favorito, in questo caso, è anche colui che più di ogni altro ha le carte in regola per portarsi a casa l’intera posta. Di Djokovic resta da comprendere il livello di stanchezza dopo una seconda parte di stagione in cui è arrivato quasi sempre in fondo ai tornei, perdendo solo la finale di Parigi-Bercy con Karen Khachanov (a proposito, il russo è prima riserva delle Finals). Se il serbo non dovrebbe aver alcun problema a passare in semifinale, dietro di lui la battaglia tra Zverev e Cilic sembra praticamente già apparecchiata sul tavolo londinese: i due si affronteranno già lunedì pomeriggio, col croato che dovrà cercare di dimenticare il fatto di soffrire particolarmente il gioco del tedesco. La vittoria dell’uno o dell’altro potrebbe fare tutta la differenza del mondo con la formula del round robin. Il ruolo di John Isner in questa vicenda sembra quantomeno marginale, anche se la superficie non sembra poi così sgradita all’uomo delle maratone al quinto set.

GRUPPO KUERTEN
Giocatori: Roger Federer (Svizzera), Kevin Anderson (Sudafrica), Dominic Thiem (Austria), Kei Nishikori (Giappone)
La domanda che attraversa l’aria di Londra è una: saprà Federer contenere Djokovic portandosi a casa la settima corona di Maestro? Per il momento l’ardua sentenza va nelle fauci dei proverbiali posteri, poiché lo svizzero dovrà prima giocare tre partite, ognuna con le sue insidie. Sia chiaro, è improbabile che non passi il girone, ma è pur sempre vero che ognuno dei tre presenti l’ha sconfitto almeno una volta. Anderson, che lo ha sconfitto in rimonta nei quarti a Wimbledon, dopo aver piazzato un anno di grande valore in cui ha confermato di saper stare tra i grandi, è diventato uno dei due possibili candidati all’ingresso in semifinale; l’altro non è Thiem, ma Nishikori, perché il giapponese ha vissuto in crescendo una stagione iniziata dai Challenger a causa dei postumi di tanti problemi fisici che lo hanno rallentato in modo considerevole nel 2017. Quanto all’austriaco, il suo principale problema è relativo all’adattabilità a questo tipo di condizioni di gioco, che non ha mai particolarmente gradito. E’ vero che nell’ultimo anno ha mostrato dei miglioramenti fuori dalla terra rossa, ma questi non sembrano ancora sufficienti a competere in un torneo di questa complessità.





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federico.rossini@oasport.it

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Credits: Leonard Zhukovsky / Shutterstock

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