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Golf, Francesco Molinari leggenda italiana. L’Europa lo celebra, il coro “Moli Moli” è un must

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Nelle carriere dei fenomeni c’è sempre la stagione della svolta, l’annata magica che resta impressa nella memoria storica degli appassionati. Per citarne alcuni Roger Federer nel 2006, Marcel Hirscher nel 2015, Valentino Rossi nel 2003, e di esempi ce ne sono a bizzeffe. Dal 30 settembre in questa overall delle stagioni sensazionali entra di diritto il 2018 di Francesco Molinari, l’uomo che ha riportato in auge il golf nella penisola italica.

Il primo segnale arriva come un fulmine a ciel sereno in quel di Surrey (Inghilterra, Gran Bretagna). Chicco, sul percorso del Wentworth Club, piega il nordirlandese Rory McIlroy aggiudicandosi il BMW PGA Championship, torneo di maggior spessore dell’European Tour. Pochi giorni dopo sfiora la tripletta casalinga nell’Open d’Italia, suscitando però gli elogi di addetti ai lavori ed appassionati italiani. Arriva dunque la tanto attesa continuità, elemento fondamentale mancato per diverse stagioni ai rappresentanti azzurri, che pur dotati di talento, spesso e volentieri peccavano in costanza. I tempi sono maturi, e Molinari a luglio diventa il primo italiano dal lontano 1947 ad aggiudicarsi un trofeo del PGA Tour. Il torinese si aggiudica il Quicken Loans National battendo un redivivo Tiger Woods, e pone le basi alla prima di due imprese leggendarie, la vittoria di un Major.

“Ad essere onesti è duro chiudere un giro senza commettere bogey. Qui a Carnoustie non ho mai offerto il mio miglior golf, anzi solitamente ho sensazioni terribili, per questo non sono tanto ottimista in vista del weekend”, dichiarava Mollinari a poche ore dall’esordio nel British Open 2018. A rileggere oggi queste parole sembra quasi uno scherzo, eppure Francesco non bluffava, il feeling con il percorso par 71 del Carnoustie Golf Links è cresciuto giorno per giorno, come le proporzioni dell’impresa. Un crescendo di gioco, di sicurezza nel putt, di traiettorie e concentrazione, hanno portato Molinari nell’Olimpo di questo sport.

Lavoro, sacrificio e dedizione hanno finalmente pagato. Francesco con il passare delle settimane è migliorato in ogni singolo aspetto del gioco. Swing, short game e costanza si sono mixate producendo un giocatore perfetto, capace di contrastare i fenomeni americani in ogni ambito. Merito personale e dei collaboratori come il putting coach Phill Kenyon e Dave Aldred (performance guru).

La sbornia post British Open, con la popolarità balzata alle stelle in un amen, non ha scalfito le ambizioni e la professionalità del piemontese, che in cuor suo aveva già fissato un obiettivo primario poche ore dopo la vittoria in Scozia. Obiettivo composto da due parole che al solo pronunciarle fanno sibilare le pagine dei libri di storia sportiva: Ryder Cup. Chicco si è preso il lusso di diventare il primo golfista a siglare un clamoroso 5 su 5 nei match dell’atavica disfida tra Europa e Stati Uniti, diventando assoluto protagonista dell’edizione 2018 ed idolo dei tifosi europei. Il coro da stadio ideato dai buontemponi britannici è già un must tra gli sportivi, ed oltre a far sorridere, spiega che Francesco Molinari meriterebbe maggior visione in una nazione che nonostante le varie debalce resta sempre a forti tinte pallonare.





Foto: Shutterstock

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