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US Open 2018, Roger Federer per ritrovarsi dopo una stagione su erba al di sotto delle aspettative

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Per Roger Federer, la prossima edizione degli US Open sarà la diciottesima nella quale sarà in gara nel tabellone principale (ce n’è una diciannovesima in cui perse al secondo turno delle qualificazioni dal connazionale Ivo Heuberger: era il 1999).

Sui campi dello USTA Billie Jean King National Tennis Center lo svizzero ha vinto il torneo per cinque volte consecutive, dal 2004 al 2008, battendo cinque avversari diversi (Hewitt, Agassi, Roddick, Djokovic, Murray) ed è arrivato in finale altre due volte, nel 2009 (battuto da Del Potro) e nel 2015 (superato da Djokovic). Nel 2017 è stato eliminato ai quarti di finale proprio da Del Potro, anche se già nel corso del torneo non aveva mandato segnali esattamente positivi.

All’ultimo Slam stagionale l’attuale numero 2 del mondo arriva, così come l’anno scorso, con alcuni dubbi. Se l’anno scorso il problema era l’infortunio alla schiena occorso a Montreal nella finale contro Alexander Zverev, quest’anno il problema è relativo a ciò che è cambiato rispetto alla versione 2017 di Federer.

In particolare, quest’anno la campagna su erba dello svizzero è cominciata bene (a Stoccarda) e finita male, con l’uscita ai quarti a Wimbledon a causa della rimonta subita da Kevin Anderson; a Cincinnati, invece, senza infortuni di mezzo, ha semplicemente giocato al di sotto dei suoi standard contro un Novak Djokovic che, se non è tornato quello pre-Roland Garros 2016, ha sicuramente fatto capire di voler dire ancora la sua su palcoscenici importanti. A posteriori, tuttavia, Federer non ha voluto parlare troppo della propria pessima partita, scegliendo invece di elogiare il suo avversario: dopotutto, a tennis si gioca uno contro l’altro, e quell’uno ha saputo creare problemi irrisolvibili all’altro.

Alla luce di ciò che si è visto nell’estate americana, con i succitati avvenimenti di Cincinnati e il successo di Nadal a Toronto (torneo che Federer ha disertato), non sembra irrealistico pensare che l’uomo di Basilea possa partire leggermente defilato nella corsa al successo finale. La storia insegna, però, che alcuni dei tornei più celebrati della seconda parte della carriera di Federer, pur se spesso non vinti, sono stati anche quelli in cui non aveva necessariamente la pressione di dover fare risultato: esempi chiari sono il Roland Garros 2011 (finale), Wimbledon 2014 (finale) e gli Australian Open 2017 (vittoria). A Parigi i considerati erano Nadal e Djokovic, e lo svizzero fermò la striscia di 41 successi di fila del serbo; sull’erba perse in finale, ma non prima d’aver regalato una partita forse più significativa di tante sue vittorie; a Melbourne, ed è storia recente, nessuno dava a Federer un soldo, nemmeno bucato, e s’issò verso un’annata che ne ha ulteriormente sviluppato la leggenda.

Molto del torneo dello svizzero, se non tutto, potrebbe decidersi già da questo giovedì, quando si conoscerà la composizione del tabellone. Dato per certo il fatto che lui e Nadal si potranno eventualmente incontrare soltanto in finale (e, a tal proposito, quello americano resta l’unico Slam che non li ha mai visti opposti), ci potrebbero essere diverse insidie cammin facendo: senza contare le numerose mine vaganti più o meno esperte prive di testa di serie, il pericolo più importante si chiama quarto di finale con Djokovic, che in virtù di testa di serie numero 6 potrebbe essere il grattacapo numero uno della parte di tabellone di uno tra lo svizzero, Nadal, Zverev e Del Potro. Proprio l’argentino potrebbe essere teorico avversario in semifinale, e difficilmente il basilese se lo augurerà, viste le due sconfitte newyorkesi del 2009 e del 2017. Prima di loro, però, ci sono possibili prospettive Kyrgios e Raonic che potrebbero non essere del tutto gradite al meno giovane dei primi 100 del ranking mondiale.

C’è in ballo anche una questione di classifica: Federer, ad oggi, è a quota 7080 punti. Perdendo al primo o al secondo turno, potrebbe essere superato da Del Potro nel caso in cui l’argentino dovesse vincere il torneo; lo stesso discorso vale per Zverev. Guardando verso l’alto, invece, esiste una possibilità per la quale lo svizzero, a fine torneo, potrebbe riconquistare la vetta del ranking ATP. Per sfruttarla, deve vincere il torneo e sperare che Nadal non superi i quarti di finale. In tutti gli altri scenari, resta salda la seconda posizione mondiale.





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Foto: action sports / Shutterstock

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