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Atletica, Alex Schwazer: “Hanno manipolato le provette, è una porcata. Ho iniziato a doparmi nel 2011, ora voglio giustizia”

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Sono passati dieci anni esatti dalla vittoria di Alex Schwazer alle Olimpiadi di Pechino 2008. Il marciatore conquistò la medaglia d’oro nella 50 km ma sembra davvero passata una vita da quel momento di gioia visto che nel frattempo sono arrivate due positività ai controlli antidoping (e sulla seconda ci sono moltissimi dubbi) e altrettante squalifiche.

Il 33enne ha rilasciato un’intervista al quotidiano Alto Adige in cui si è raccontato a tutto tondo, soffermandosi anche sulla presunta manipolazione delle provette che hanno condotto alla seconda squalifica: “Io la chiama porcata e questa è stata fatta a Stoccarda presso il deposito del service dove le provette sono rimaste per una notte tra il 1° e il 2 gennaio 2016. Dopo che la mia urina è stata certificata negativa dai tecnici di Colonia con all’interno presenza di alcol, improvvisamente dopo tre mesi quella stessa urina è diventata positiva. Su queste provette si sono accaniti. La mia è una vicenda tremenda che deve fare riflettere tutti, perché un’urina partita negativa è improvvisamente diventata positiva. Si tratta di un dispetto nei confronti miei e di Sandro Donati, lo hanno fatto per screditare“.

Alex Schwazer però non demorde e guarda con fiducia al riesame che il Ris sta operando e da cui sono emerse già delle importanti novità: “Posso solo dire che sarà una lunga battaglia. Quando arriverà la perizia non si canterà vittoria, sarà un punto di partenza, non di arrivo. Mi sta dando molta forza il comportamento della giustizia italiana che non si fa intimorire da nessuna istituzione. Se si continua così, con continue verifiche, si arriverà alla verità. Io avevo un precedente per doping e nessuno avrebbe immaginato che avrei chiesto l’esame del Dna“.

Il marciatore non ritornerà comunque in gara in caso di cancellazione della squalifica: “Non ho alcun interesse di tornare. Sotto l’aspetto della giustizia ordinaria ci sarà tanto da lottare. Serviranno tante energie mentali a me, ai miei avvocati e a Sandro Donati. La giustizia sportiva è diversa da quella ordinaria. Vedremo come andrà e se si arriverà alla revoca della squalifica. Ricordo che l’esame del Dna non è contemplato dalla legislatura sportiva“.

L’altoatesino parla anche del suo rapporto con doping: “Ho iniziato a doparmi nella primavera del 2011 quando ho ordinato i primi gel al testosterone. Sono entrato in un tunnel. Non ce la facevo più a sopportare che i russi si dopavano. Io a Pechino avevo l’ematocrito a 37 mentre Borchin ha vinto la 20 km a 57 col benestare di Fischietto (medico Fisal e Iaaf, ndr)“.

E cosa prevede l’attuale vita di Alex: “Alleno gli amatori e mi trovo bene. Dedico più tempo possibile alla famiglia che mi dà tanta forza. Adesso le priorità sono altre“.

 





Foto: FIDAL/Colombo

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