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F1, Mondiale 2018: il segreto di Lewis Hamilton. Mai un errore (a differenza di Vettel…) e una Mercedes indistruttibile

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Lewis Hamilton è il nuovo leader del Mondiale 2018. Scontato soltanto un mese fa, dopo la strepitosa qualifica di Melbourne (e il dominio degli ultimi anni); impensabile prima e durante la gara di ieri a Baku. Poi, però, il destino, così beffardo in Australia, ha dato una bella mano al campione del mondo in carica. La Safety Car lo ha riavvicinato ai primi e alla ripartenza Sebastian Vettel è finito lungo in curva 1. Tempo un giro e la gomma posteriore di Valtteri Bottas ha lasciato a piedi il finlandese. Risultato: vittoria, la prima della stagione, e leadership della classifica.

Sono stato molto fortunato, ma mi prendo questa vittoria perché non ho mai mollato. Abbiamo ancora un bel po’ di lavoro da fare“. Un’analisi lucida quella di Hamilton. La Mercedes, infatti, sembra ancora avere un gap da recuperare rispetto alla Ferrari, evidenziato una volta di più in Azerbaijan sia in qualifica che in gara, ma ieri un piccolo aiuto lo ha avuto dalla sorte, sebbene parzialmente, dal momento che la foratura di Bottas ha impedito una doppietta praticamente già fatta.

La fortuna, però, bisogna anche sapersela guadagnare. Era stato così per la Ferrari a Melbourne, brava ad entrare ai box nel momento giusto per uscire davanti ad Hamilton. È stato così per il britannico. Il segreto del campione del mondo in carica è proprio quello di riuscire sempre a limitare i danni, a portare a casa il risultato minimo quando le cose non girano alla perfezione. Non sono state così frequenti dall’inizio dell’era turbo, eppure le piccole difficoltà che Lewis ha avuto sul cammino sono state puntualmente superate.

Come lo scorso anno, quando in Austria seppe accontentarsi del quarto posto dopo la penalità in partenza, oppure a Montecarlo, quando rimediò in gara al pasticcio in qualifica (eliminato in Q2). I Mondiali si vincono anche (e soprattutto) con la costanza, con la capacità di trarre il massimo quando la macchina non è al top e di fare bottino pieno quando invece si può recitare la parte dello squalo (ruolo a cui Lewis è stato decisamente abituato nelle ultime stagioni, grazie anche alla forza della Mercedes). Non è un caso, infatti, che l’ultimo ritiro di Hamilton risale al 2016, in Malesia, quando però fu il motore della sua Mercedes ad abbandonarlo, riducendo al minimo le sue chance di titolo, non un suo errore di guida.

Una lezione che Vettel dovrebbe aver imparato ieri, a sue spese. Seb aveva il sacrosanto diritto di provare a superare Bottas alla ripartenza della gara, ma non a quel prezzo. Non rovinando una gara che stava dominando e che già di per sé era stata rovinata dall’ingresso della Safety Car, stavolta fatale. Un eccesso di foga, soltanto alla quarta gara, che costa la testa del Mondiale e che rischia di mandare in fumo quel vantaggio, non solo in pista ma anche psicologico, che la Ferrari aveva fin qui costruito.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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