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Speed skating, Olimpiadi Invernali PyeongChang 2018: la mass start della delusione e le lacrime ‘onorevoli’ di Francesca Lollobrigida

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Ci si aspettava tanto da quest’ultima giornata di gare al Gangneung Oval per le due mass start dello speed skating alle Olimpiadi. Francesca Lollobrigida era tra le osservate speciali: prima nella graduatoria di Coppa del Mondo e campionessa d’Europa in carica. La vittoria facile in semifinale aveva destato ottime impressioni ed alle 13.30 eravamo tutti pronti per gustarci l’atto conclusivo con la laziale e Francesca Bettrone protagoniste.

Qualcosa però non è andato per il verso giusto: il quarto posto nell’ultimo sprint, a un tiro di schioppo dal bronzo dell’olandese Irene Schouten, ed il settimo nella graduatoria finale alimentano a dismisura la delusione. I teorici del “pallottoliere” avevano cerchiato questa gara come quella della medaglia ma non è arrivata. Perché? Colpa di una gestione di gara discutibile? Colpa di una Bettrone arrivata senza energie (16esima alla fine)? O colpa di una strategia discutibile delle avversarie, poco attive nei confronti della fuga dell’estone Saskia Alusalu (quarta al termine)?

Gli interrogativi sono tanti ma a poco servono perché l’esito di questa mass start non cambia: oro alla giapponese Nana Takagi a precedere la grande favorita della vigilia, la coreana Kim Bo-Reum ed appunto la Schouten. Colpiscono allora le lacrime di Francesca che su questa gara tanto ha investito: andare in Olanda ad allenarsi, mettersi in discussione e ribaltare il suo mondo non è bastato. Lo sport, come la vita, è crudele ed il podio ha solo tre posti anche se per alcuni conta solo il gradino più alto. Un pianto di amarezza ma non di resa, animato dal riscatto. Non le solite parole di circostanza: “L’importante era essere qui”, come in passato si è potuto ascoltare da alcuni atleti.

La Lollobrigida fa autocritica e punta alla medaglia olimpica nel prossimo appuntamento tra 4 anni perché uno sportivo è questo: guardare a quel che ancora deve arrivare con determinazione e forza. La skater di Frascati non si sarà portata a casa la medaglia ma si merita il rispetto di tutti per l’impegno profuso.

Lo stesso discorso riguarda Andrea Giovannini, anch’egli finalista in questa specialità e fuori dal podio (12°). Per lui, forse, le attese erano inferiori per una condizione atletica non eccezionale che in gara si è confermata. Tuttavia, parlando di un classe ’93, la lezione olimpica, dura ed inesorabile, deve essere da stimolo per guardare al futuro. L’anagrafe è dalla sua, al pari di tutto il gruppo azzurro. Puntare il dito, ora, è facile ma ingeneroso. Molto più utile sostenere questi ragazzi e rimarcare le condizioni neanche lontanamente paragonabili a quelle di altri Paesi ed altre realtà. Le Olimpiadi sono la sublimazione dell’attività sportiva, le cui basi dipendono dal talento e dall’organizzazione. Alibi? Fate voi, ma a questi livelli niente si improvvisa.





 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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Foto: pagina facebook Francesca Lollobrigida

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