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Ridurre gli stranieri nei campionati degli sport di squadra. La sfida epocale di Malagò per far rinascere l’Italia

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L’Italia è in grandissima sofferenza negli sport di squadra, da sempre nostro punto di forza e che invece nelle ultime stagioni ci stanno riservando delle importanti delusioni. Il 2017 è stato davvero l’annus horribilis: la Nazionale di calcio ha fallito la qualificazione ai Mondiali (era successo solo nel 1958 in quello che è lo sport nazionale), nel volley e nel basket non ci spingevamo oltre i quarti di finale degli Europei perdendo malamente le partite da dentro o fuori (Belgio, Olanda e Serbia si sono rivelate imbattibili), brutte prestazioni anche nella pallanuoto ai Mondiali e di certo non sono bastati il secondo posto nel softball nella rassegna continentale casalinga e la qualificazione dell’hockey prato ai Mondiali (prima volta storica) per leccarci le ferite. Notizia di ieri invece il cappotto nel calcio a 5, per la prima volta eliminato nella fase a gironi degli Europei.

Siamo indiscutibilmente all’anno in zero e molti danno la colpa di questa situazione all’elevato numero di stranieri presenti nei nostri campionati. A detta dei più sono loro a togliere lo spazio agli italiani che così non riescono a giocare, a fare esperienza e a mettersi in mostra. Spesso è così: non si curano più i vivai, si acquistano atleti non italiani già maturi e spesso nemmeno di alto livello, riuscendo così a risparmiare sotto il profilo economico. Giovanni Malagò, Presidente del Coni, ha seriamente preso in considerazione il tracollo dei nostri sport di squadra e sta meditando a una riduzione degli stranieri presenti nei nostri campionati: il numero 1 dello sport italiano sta pensando a mettere mano ai vari regolamenti come ha dichiarato pochi giorni fa prima della partenza per le Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018. Al suo ritorno in Patria, speriamo con un lauto bottino di medaglie, si riparlerà anche di questa tematica.

Ma qual è la situazione attuale dei nostri campionati? Nel calcio non c’è nessun vincolo: una squadra non è obbligata a schierare degli atleti italiani e infatti succede spesso che intere formazioni siano composte dagli stranieri e che in alcune partite gli italiani in campo siano in netta minoranza. Proprio lo sport più praticato nel nostro Paese deve correre ai ripari: l’eliminazione contro la Svezia è un serio campanello d’allarme. E’ vero che gli italiani crescono di più se si allenano e giocano con grandi campioni ma poi devono anche trovare spazio durante i 90′ e con una certa continuità per poi riuscire a fare la differenza in Nazionale. L’unica norma esistente è quella riguardante i vivai: dei 25 giocatori in rosa, quattro devono essere cresciuti nel proprio vivaio (senza limiti di nazionalità) e quattro dovranno essere cresciuti in vivai di squadre italiane.

Per quanto riguarda il basket (maschile) è stata approvata pochi giorni fa la nuova regola del 5+5 (o 6+6 con luxury tax) che prevede squadre con cinque italiani e cinque stranieri: un equilibrio perfetto che potrebbe dare dei benefici. Diverso il discorso del volley dove tre giocatori del sestetto in campo devono essere sempre italiani, o meglio giocatori con passaporto italiano (non è detto dunque che siano eleggibili per la nostra Nazionale): una regola che garantisce una permanenza continua dei nostri uomini in qualsiasi rotazione. La Federazione vorrebbe alzare a 4 il numero di giocatrici italiane in campo (si sta parlando solo del femminile) ma i club hanno già annunciato battaglia minacciando di non partecipare alle Coppe Europee. La pallanuoto obbliga invece a schierare 4 italiani in vasca e devono essere convocabili per la Nazionale. Si dovrà agire soprattutto sul calcio, il basket non subirà rivoluzioni, nel volley è tutto da vedere, la pallanuoto non necessita di stravolgimenti.

 





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