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Alibi e mira sballata: una giornata da dimenticare. Ora l’Italia si aggrappa ai suoi fari

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La terza giornata delle Olimpiadi di PyeongChang 2018 va in archivio, finora, come la peggiore in assoluto per l’Italia. Se l’appuntamento con lo sci alpino, ancora una volta, è stato rimandato, il pattinaggio artistico non ha compiuto il miracolo nel team event, chiudendo in quarta posizione; peggio ancora è andata nel biathlon, dove la mira al poligono ha tradito gli azzurri.

In particolare non ci è piaciuto l’atteggiamento di Dorothea Wierer, sinora la grande delusione di questi Giochi per i nostri colori: “Il podio per chi partiva con il mio pettorale era molto difficile da raggiungere. Non sono partita riscaldata e al primo poligono non sentivo già più le dita, non capisco nemmeno io perché ho patito così tanto il freddo. Anche il vento era difficile perchè arrivava tutto a destra, invece gli errori sono arrivati tutti a sinistra. Cercheremo di capire qualcosa in più con gli allenatori. Ho avuto quasi i crampi dal freddo, qualcuno lo patisce meno e qualcun altro maggiormente, ma le condizioni sono uguali per tutte e posso dire che sono durissime“. Perdere ci sta, ci mancherebbe, ma la cultura dell’alibi andrebbe accantonata e non serve di certo a rendere meno amara la pillola. A quasi 28 anni, l’altoatesina sta vivendo l’Olimpiade della maturità senza riuscire a gestire le tante pressioni che gravano sulle sue spalle. Restano due opportunità, individuale e mass start, per conquistare quella medaglia individuale che ancora manca in bacheca.
Non è andata meglio nell’inseguimento maschile: Dominik Windisch, splendido terzo nella sprint, non si è ripetuto, mentre Lukas Hofer si è confermato troppo falloso al poligono per poter sognare davvero in grande. Un peccato perché, con la squadra norvegese naufragata, anche oggi c’erano gli ingredienti per sfruttare una situazione favorevole.

A questo punto l’Olimpiade dell’Italia è già arrivata ad un bivio. Per rispettare i trionfalistici proclami della vigilia da parte del presidente del Coni Giovanni Malagò (10 o più medaglie e 3 ori) servirà cambiare decisamente passo, a partire da domani. Caleremo gli assi pesanti, dal cui rendimento dipenderà buona parte dell’esito finale della spedizione.

Federico Pellegrino è l’unico azzurro presentatosi a PyeongChang 2018 da campione del mondo in carica. La sprint, a differenza dello scorso anno a Lahti, non sarà in tecnica libera, bensì classica. Anche nel passo alternato, tuttavia, il fondista valdostano ha compiuto passi da gigante negli ultimi anni e potrà provare a sfruttare una pista durissima, con due salite interminabili in cui provare a fare la differenza. Certo, il norvegese Johannes Hoesflot Klaebo partirà una spanna sopra tutti, anche se nello skiathlon ha mostrato di essere ‘umano’. Il podio non sarà semplice, eppure Pellegrino ha tutto per provarci fino in fondo.

Sarà anche la giornata della portabandiera Arianna Fontana e di Martina Valcepina nei 500 metri di short track, la gara prediletta per entrambe. In una distanza così breve, la posizione di partenza assume una rilevanza quasi determinante. Per questo occorrerà spingere sin dai quarti di finale per ottenere i tempi migliori che danno diritto alla posizioni interne più vantaggiose allo start. La concorrenza sarà più qualificata che mai: in particolare hanno impressionato nelle batterie la britannica Elise Christie, la coreana Minjeong Choi e la cinese Kexin Fan.

Meno speranze nella combinata di sci alpino, dove comunque Peter Fill, Dominik Paris e Christof Innerhofer dovranno provare a fare la differenza in discesa, per poi inventarsi qualcosa in slalom. A patto che si riesca finalmente a gareggiare…

Come avrete intuito, gli azzurri saranno chiamati ad imprese tutt’altro che agevoli. Tuttavia l’Italia dovrà giocoforza affidarsi ai suoi fari per dare una svolta a questa Olimpiade.

federico.militello@oasport.it

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