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Tennis, il 2017 dell’Italia: pochi guizzi dagli uomini, donne mai così male da 20 anni

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Un 2017 da dimenticare per il tennis italiano. Non si tratta solo di risultati: il movimento è in crisi da tempo e in questo anno solare i pochi risultati dei soliti e il calo di altri hanno contribuito ad evidenziare i problemi.

Inevitabile iniziare da Fabio Fognini. L’anno era iniziato in modo più che positivo, con il cambio di allenatore e di preparazione per provare a raggiungere traguardi importanti. A Miami, infatti, l’azzurro è stato in grado di tornare in una semifinale di un 1000, battuto solo da Rafael Nadal. La stagione sulla terra è stata condizionata dalla nascita del piccolo Federico, ma al Foro Italico è arrivata comunque una vittoria di prestigio contro Murray. Poi c’è stata la parentesi con il titolo a Gstaad, ma da lì in poi è stata una discesa verso il baratro, culminata con le gravi offese rivolte alla giudice arbitro dopo la sconfitta al primo turno dello US Open contro Stefano Travaglia. Una figuraccia che gli è costata una sospensione (con condizionale) e che ha offuscato un 2017 che poteva comunque chiudersi positivamente. La finale a San Pietroburgo, infatti, è stata un episodio isolato, prima dell’infortunio che ha posto fine in maniera anticipata alla stagione di Fabio.

Le alternative a Fognini mancano, almeno a quel livello. Paolo Lorenzi continua a difendersi benissimo e togliersi le sue soddisfazioni. Certamente non brilla per talento, ma per umiltà, atteggiamento e costanza sì. A 36 anni riesce a mantenersi nella top 50 dei migliori al Mondo: di più non gli si può chiedere. Sono Lorenzi e Fognini a mantenere l’Italia viva in Davis, da sei anni consecutivi nel Gruppo Mondiale. Andreas Seppi ha imboccato il viale del tramonto della sua carriera: il miglior risultato della sua stagione sono le semifinali ad Antalya ed i quarti a Mosca. Per il resto solo eliminazioni precoci e mancati ingressi nei tabelloni dei tornei principali. Un 2017 più che complicato, apertosi con la sconfitta da Wawrinka agli ottavi dell’Australian Open e chiusosi ai quarti del Challenger di Brescia, perdendo dal numero 283 del mondo. Thomas Fabbiano e Marco Cecchinato sono stati bravi ad affacciarsi in top 100 ma non sembrano poter andare oltre, mentre tra i giovani qualcosa sembra muoversi: Gianluigi Quinzi potrebbe aver trovato nuova linfa con l’esperienza delle NextGen ATP Finals, torneo al quale Matteo Berrettini poteva e doveva qualificarsi, vista la netta crescita dell’estate. Il top è ancora lontano, per cui ci sarà da attendere e pazientare.

Il discorso non cambia tra le donne, anzi, peggiora. La classifica ci dice che la migliore azzurra è Camila Giorgi, numero 79 del ranking mondiale. Il suo 2017 era cominciato con la semifinale a Shenzhen, creando premesse per la definitiva esplosione, poi puntualmente disattese, tra problemi fisici e polemiche con la Federazione. Per il resto la solita incostanza: la vittoria a Praga con Karolina Pliskova e con Madison Keys a Wimbledon sono troppo poco per giustificare l’ennesima annata di rimpianti. La migliore di questo 2017 è stata Francesca Schiavone. Doveva essere l’ultimo anno della sua carriera, dove non si è fatta mancare nulla, persino un titolo, ma la milanese ha deciso che il ritiro può attendere e proseguirà. Davvero encomiabile per la capacità di mantenersi ad alti livelli anche nella fase finale della carriera. Senza nulla togliere alla Leonessa, però, se la migliore di quest’anno è stata lei, a 37 anni, allora il sospetto che il movimento italiano sia in crisi viene eccome.

Situazioni differenti per Roberta Vinci e Sara Errani. Sulla tarantina nulla da dire: ha imboccato il viale del tramonto, ha provato a ribellarsi ma alla fine ha prevalso la mancanza di motivazioni che l’hanno portata ad accettare la realtà dei fatti. Robertina nel 2018 dirà basta al Foro Italico e proverà a chiudere degnamente una carriera importante e ricca di soddisfazioni. Discorso complesso per Errani. Il 2017 è stato una lenta discesa verso il basso, a dire il vero già cominciata lo scorso anno, con il colpo di grazia rappresentato dalla squalifica di 2 mesi per doping. Una vicenda poco chiara: Sarita professa la sua innocenza e ha saputo trovare da questa sospensione la motivazione per tornare in maniera positiva (semifinale a Tianjin), ripartendo dai tornei ITF. I bei tempi, però, sono andati…

Le giovani in campo femminile si chiamano Jasmine Paolini e Martina Trevisan, che stanno provando ad affacciarsi sul circuito maggiore, con tutte le difficoltà del caso. Il rendimento in Fed Cup rispecchia quindi le difficoltà del movimento, con le azzurre che hanno dovuto giocarsi la salvezza dalla serie C contro Taipei. E pensare che nel 2006 l’Italia vinceva il primo dei suoi 4 titoli in otto anni.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: profilo Facebook Fabio Fognini

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