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Nuoto: il talento di Nicolò Martinenghi non si discute. C’è il mostro Adam Peaty ma il progetto Tokyo 2020 procede sulla strada giusta

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Le due finali mondiali sfiorate nei 50 e 100 rana a Budapest hanno lasciato un po’ d’amaro in bocca a Nicolò Martinenghi. Il primatista italiano delle due vasche in 59″23 (a Netanya nel corso degli Eurojunior) non ha infatti centrato i due obiettivi che si era prefisso alla vigilia venendo anche scavalcato da Fabio Scozzoli nel computo dei recordman nazionali dei 50 rana grazie al 26″91 dell’emiliano nella finale magiara.

Risultati non esaltanti per il 17enne lombardo ma neanche così negativi come sembrerebbe. Di fatto, parliamo di un esordiente, esibitosi in un contesto molto difficile come quello della rana ed in fermento in questo momento. Al di là del fenomenale Adam Peaty, eccezionale anche in Ungheria e primo uomo al mondo ad abbattere il muro dei 26″ in un 50m (25″95), sono davvero diversi gli atleti in grado di nuotare al limite dei 59″. Una barriera d’eccellenza raggiunta anche dal varesino ma non sufficiente per entrare in una finale stellare.

Indubbiamente il ragazzo non era al 100%. Alcuni malanni fisici che lo hanno attanagliato all’inizio del campionato del mondo non hanno permesso all’allievo di Marco Pedoja di esaltarsi nella piscina ungherese e continuare nella sua ascesa. 2017 che, comunque, non cambia di una virgola essendo di fatto un’annata che lo ha fatto conoscere a livello internazionale e gli ha permesso di ritagliarsi uno spazio piuttosto importante ne corso degli Eurojunior in Israele dove le medaglie d’oro portate a casa sono state ben quattro.

Una stagione lunghissima che avrà nel Mondiale junior di Indianapolis (23-28 agosto) l’ultimo atto per il buon Nicolò, motivato come sempre a dare il 100% e chiudere nel migliore dei modi il suo percorso.

giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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Foto: Diego Gasperoni

1 Commento

1 Commento

  1. Gabriele Dente

    3 Agosto 2017 at 22:54

    Certamente veniamo da un mondiale dominato da Peaty, ma tre anni sono tanti, da qui a Tokyo può succedere di tutto. Chi avrebbe mai detto, nel 2009, che Federica Pellegrini sarebbe rimasta fuori dal podio di Londra? E questo discorso può valere anche per Quadarella rispetto a Ledecky e, purtroppo, per Detti e Paltrinieri rispetto ai tanti avversari che stanno emergendo nelle loro gare. Sono d’accordo con Giandomenico, l’importante per ora è solo crescere.

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