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Golf, Tiger Woods: gli esami confermano l’abuso di farmaci all’origine del suo arresto

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Si scrive “DUI – Driving Under Influence”, si legge “guida in stato di ebbrezza”. Niente di più sbagliato. Quando è stata diffusa la notizia dell’arresto di Tiger Woods, lo scorso 29 maggio, fermato al volante della sua auto in evidente stato confusionale, tutti abbiamo pensato che c’entrasse l’alcol. Il campione americano si era subito difeso dando la colpa ai farmaci che stava assumendo per via dei forti dolori alla schiena in seguito all’operazione di aprile. Woods era stato infatti trovato al volante della sua auto, ferma e in moto sul ciglio della strada nei pressi di Palm Beach, addormentato, non riuscendo a camminare né addirittura a ricordare dove si trovasse.

Si è trattato di una reazione inaspettata a dei farmaci che mi sono stati prescritti. Non mi ero reso conto che il mix di farmaci mi avesse fatto così male“, aveva dichiarato l’ex numero 1 del mondo in sua difesa. Gli esami tossicologici, però, gli hanno dato ragione. Nel suo sangue, infatti, sono state trovate tracce di Vicodin, Dilaudid, Xanax, Ambien e THC, un mix di antidolorifici, ansiolitici e sedativi. Il THC, tra l’altro, è lo stesso principio attivo che si trova nella cannabis, ma il suo uso a fini medici è consentito in Florida. Woods aveva subito ammesso le sue responsabilità, intraprendendo un percorso di sostegno per limitare l’abuso di tali farmaci, concluso lo scorso mese di luglio. Nonostante ciò, secondo la stampa americana, potrebbe comunque essere accusato di guida pericolosa ed accettare di prendere parte ad un programma di recupero di un anno e 50 ore di servizi sociali.

 




 

alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: Wikimedia Commons

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